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Quesito

Caro padre Angelo,
mi hanno detto che adatto troppo le cose su quello che imparo sui libri (era una provocazione rivoltami per dirmi che c’è un aspetto anche irrazionale della fede). Vorrei rispondere a chi dice una cosa del genere. Sono giudicato di dare alla fede una costruzione logica e di valutare le cose anche su quello che insegna la Chiesa e la Scrittura perché ho sperimentato che ciò che insegna è vero. Allora volevo chiederle che testi, che cosa posso portare a chi pensa che la fede non sia anche una conoscenza da dover approfondire. La Chiesa cosa insegna a proposito della formazione dei cristiani, della loro fedeltà e del loro approfondimento della verità, anche dal punto di vista razionale? A volte sembra che la propria esperienza di fede sia più importante di quello che insegna Dio con la sua Rivelazione…
Le assicuro le mie preghiere 
Con affetto


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. A questo proposito di quanto mi chiedi ti riporto il pensiero di Leone XIII espresso l’enciclica Aeterni Patris (4.8.1879).
Con questa enciclica il Papa intendeva sottolineare l’importanza della filosofia sia per l’approfondimento teologico sia per confutare le obiezioni che vengono mosse alla fede cristiana pur rimanendo sul piano cosiddetto razionale o filosofico.

2. Per Papa Leone l’argomentazione razionale o filosofica è fondamentale introduzione alla teologia: “Se usata rettamente, serve in certo qual modo a spianare ed a rafforzare la via alla vera fede, e ad apparecchiare convenientemente gli animi dei suoi discepoli a ricevere la rivelazione; onde, non senza ragione, fu detta dagli antichi, “istituzione preparatoria alla fede cristiana” (Clemente Alessandrino, Stromata, I, 16), “preludio ed aiuto del cristianesimo” (Origene, Ad Gregorium Thaumaturgum) , “pedagogo al Vangelo” (Clemente Alessandrino, Stromata, I, 5).

3. Rifacendosi alle affermazioni di Sant’Agostino per cui l’intelligenza cerca la fede per trovare una risposta superiore (intellectus quaerens fidem) e la fede cerca l’intelligenza per comprendere la ragionevolezza dei tuoi contenuti (fides quaerens intellectum), papa Leone ricorda che “Dio ha acceso nella mente umana il lume della ragione che è in grado di essere “principio, nutrimento, forza e difesa” (Sant’Agostino, De Trinitate, XIV, 1) della fede stessa.

4. L’indagine razionale aiuta a rendere più ragionevole e più luminosa la nostra fede. Non c’è niente di irragionevole in quanto Dio ci propone a credere. San Pietro ricorda che dobbiamo essere in grado di rendere ragione della speranza che è in noi” (1 Pt 3,15).
Dice Papa Leone: “Non sono poi da passare sotto silenzio, né da stimare di poco conto, la conoscenza più accurata e più ampia delle cose che si credono, e la comprensione un po’ più limpida, per quanto è possibile, degli stessi misteri della fede, che Agostino e gli altri Padri hanno lodata e si sono studiati di conseguire, e che lo stesso Concilio Vaticano ha giudicata fruttuosissima”.

5. Inoltre, “alla filosofia compete difendere con ogni diligenza le divine verità rivelate, e opporsi a coloro che ardiscono contrastarle.
Pertanto torna a gran vanto della filosofia essere considerata baluardo della fede e sicuro bastione della religione.” La dottrina del Salvatore, come attesta Clemente Alessandrino, è certamente perfetta in sé, e non è bisognosa di alcun aiuto essendo virtù e sapienza di Dio. La filosofia greca, unendosi ad essa, non rende più potente la verità, ma indebolisce le argomentazioni dei sofisti contro di lei e respinge le ingannevoli insidie tese contro la verità: pertanto fu detta siepe della vigna e trincea nel bisogno”.
Per la verità, come i nemici del nome cattolico, volendo combattere la religione, il più delle volte prendono dalla filosofia gli strumenti della loro guerra, così i difensori della sacra dottrina traggono dal seno della filosofia molte cose a difesa delle verità rivelate. Né è da ritenere piccolo trionfo per la fede cristiana che le armi nemiche, industriosamente trovate dall’umana ragione per nuocerle, siano dalla stessa ragione respinte con efficacia e agevolmente.
Tale forma di combattimento religioso, usata dallo stesso Apostolo delle genti, viene ricordata da San Girolamo nella lettera a Magno: “Paolo, duce dell’esercito cristiano ed oratore invitto, trattando la causa di Cristo rivolta con arte in argomento della fede anche una casuale epigrafe, giacché aveva imparato dal vero Davide a strappare dalle mani dei nemici la spada ed a troncare il capo del superbissimo Golia col suo stesso ferro”.
La stessa Chiesa non solamente consiglia che i maestri cattolici piglino dalla filosofia questo aiuto, ma lo ordina apertamente. Infatti il Concilio Lateranense V, dopo avere definito “essere del tutto falsa ogni asserzione contraria alla verità della fede illuminata, perché il vero non può contraddire al vero”, ingiunge ai dottori in filosofia di esercitarsi diligentemente nel confutare i fallaci argomenti, essendo certo, come attesta Agostino, che “se la ragione che si porta è contro l’autorità della divina Scrittura, per quanto sia acuta, essa inganna sotto apparenza di verità, perché è impossibile che sia vera”.

6. Giovanni Paolo II in Fides et ratio riprende i medesimi motivi.
Innanzitutto quello della fede che cerca l’intelletto (credo ut intelligam) per conoscere ulteriormente.
Un esempio a tutti: “l’uomo non riesce a comprendere come la morte possa essere fonte di vita e di amore” (FR 23).
La Rivelazione non si mette sul piano della filosofia portando argomenti scientifici. Ma mette dinanzi il mistero della morte e della risurrezione di Cristo perché “Dio ha scelto ciò che nel mondo è nulla per ridurre a nulla le cose che sono” (1 Cor 1, 28). Sicché “la Croce può dare alla ragione la risposta ultima che essa cerca.
Non la sapienza delle parole, ma la Parola della Sapienza è ciò che san Paolo pone come criterio di verità e, insieme, di salvezza” (FR 23).

7. Ugualmente cerchiamo di comprendere le verità che crediamo: “intelligo ut credam”.
“Questa verità, che Dio ci rivela in Gesù Cristo, non è in contrasto con le verità che si raggiungono filosofando. I due ordini di conoscenza conducono anzi alla verità nella sua pienezza. L’unità della verità è già un postulato fondamentale della ragione umana, espresso nel principio di non-contraddizione. La Rivelazione dà la certezza di questa unità, mostrando che il Dio creatore è anche il Dio della storia della salvezza. Lo stesso e identico Dio, che fonda e garantisce l’intelligibilità e la ragionevolezza dell’ordine naturale delle cose su cui gli scienziati si appoggiano fiduciosi, è il medesimo che si rivela Padre di nostro Signore Gesù Cristo” (FR 32). 

8. Non a tutti viene chiesto di essere teologi.
Ma è necessario che all’interno della chiesa vi siano persone preparate che sappiano mostrare la ragionevolezza della nostra fede e vanifichino gli argomenti opposti.
Per cui è un dono per la comunità che tu sappia integrare con un carisma particolare la fede dei semplici.

Augurandoti una fruttuosa festa dell’Immacolata, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo