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Caro Padre Angelo,
Ti scrivo per sottoporti una questione di cui già da tempo ti volevo parlare.
Riguarda la Verginità.
Ho letto già sul sito diversi tuoi articoli sull’argomento che mi hanno aiutato a comprendere meglio l’argomento.
È da tempo infatti che mi interrogo sul fatto se, riguardo a me, si possa ancora parlare di Verginità.
Nel mio passato i peccati contro il sesto comandamento erano stati masturbazione e pornografia (confessati) come già ti avevo raccontato, però non ho mai avuto nessun rapporto di nessun tipo con una ragazza, solo qualche effusione (come ad esempio un abbraccio forte) ma mai nessun rapporto.
Di questo ne sono felice, e vorrei davvero amare Gesù con amore verginale, mi chiedo se questo sia ancora possibile per me… infatti mi innamorano gli scritti sulle anime vergini, come ad esempio Santa Lucia, San Giovanni Apostolo, Santa Gemma Galgani, Santa Rosalia.
Quanto amo la loro scelta, ha una bellezza unica.
Mi chiedo anche se quella aureola della Verginità, sia ancora possibile per un ragazzo/a come me, che purtroppo ha peccato contro il sesto comandamento, ma non mai avuto rapporti, e desidera Amare solo Gesù in eterno.
Spero con quello che scrivo di non essere superbo, ma ti chiedo perché sento in tutto questo una bellezza così grande che mi affascina e tanto la desidero.
Questi sono gli interrogativi che mi porto nel cuore, sento infatti una bellezza così grande nell’Amare Gesù, avendo solo Lui come Sposo che mi affascina così tanto che al solo scriverlo sento il desiderio forte forte che mi batte nel cuore e tanta felicità.
Mi sembra Padre Angelo che vivendo nel mondo devo stare attento e proteggere questi desideri che porto nel cuore…
Proteggere questo mio desiderio di Amare Gesù solo.
Infatti a volte mi sembra che il mondo tenti di trascinarmi con sé, come se cercasse di “spegnere” i desideri che porto nel cuore.
Devo cercare con la Grazia di Dio di essere sempre vigilante… Maria Santissima ci protegga e custodisca sempre e per sempre.
Grazie e a presto, un caro saluto


Carissimo,
1. ti riporto, traducendolo dal latino, quanto dice un grande teologo moralista domenicano, D. Prümmer, nel suo Manuale Theologiae moralis:
“La verginità viene intesa secondo tre accezioni:
Come integrità della carne, che si perde negli uomini attraverso la masturbazione (peccaminosam pollutionem) e nelle donne per la rottura dell’imene o per la cosiddetta polluzione femminile.
Questa verginità non viene violata con i peccati interni di lussuria e neanche con i peccati esterni che non sono giunti al loro esito (non consumati).
Questo tipo di verginità non è qualcosa di morale né di meritorio, ma solo qualche cosa di fisico.
Come stato di celibato. Perciò tutti coloro che non furono mai congiunti in matrimonio sono in uno stato di verginità.
Se questo stato viene scelto per amore di Dio o per un altro motivo soprannaturale, allora è più perfetto che lo stato matrimoniale, come ha definito il Concilio di Trento: “Se qualcuno dice che lo stato coniugale deve essere anteposto allo stato di verginità o di celibato, e che non è migliore e più felice cosa (“melius ac beatius”) rimanere nello stato di verginità o di celibato piuttosto che contrarre matrimonio, sia anatema” (sess. 24,10, DS 1810).
Se invece uno sceglie lo stato del celibato per un altro motivo puramente naturale, ad es. perché non vuole avere i pesi del matrimonio, allora è più imperfetto, poiché il matrimonio è un sacramento al quale sono connesse molte grazie.
Come virtù morale, che è la ferma volontà di astenersi in perpetuo da ogni dilettazione venerea in un soggetto che mai è stato corrotto.
Perciò la virtù della verginità differisce in questo soprattutto dalla virtù della castità: la verginità non può esserci se non in una persona che non è mai stata corrotta a motivo di una volontaria libidine; la castità invece può esserci in qualunque persona, anche se prima è stata corrotta.
Per la verginità considerata in questo modo l’integrità della carne è come elemento secondario; perciò la virtù della verginità non si perde a motivo di un’oppressione violenta o a motivo di un’operazione chirurgica, con la quale l’integrità della carne potrebbe venire meno.
Questa virtù della verginità viene persa irreparabilmente con un atto di lussuria consumata e cioè con un una polluzione gravemente peccaminosa.
Il motivo è che allora l’intergità della carne viene lesa volontariamente e illecitamente” (Manuale Theologiae moralis, 677).

2. D. Prümmer aggiunge: “Alla virtù della verginità in quanto è speciale virtù non è sufficiente la volontaria incorruzione della carne; altrimenti tutti i giovani che vivono castamente ma che al tempo opportuno intendono sposarsi avrebbero una speciale virtù della verginità distinta dalla virtù della castità; ciò che non sembra essere vero.
Perciò i teologi insegnano che per la virtù della verginità si richiede il fermo proposito di conservare la castità in perpetuo, e per di più in ossequio a Dio; infatti la verginità delle Vestali e delle altre donne, che per motivi profani custodiscono la verginità non è una virtù speciale.
San Tommaso a questo proposito sembra ulteriormente richiedere il voto di verginità perché scrive: “La verginità in quanto virtù implica il proposito, confermato con voto, di custodire la propria integrità: infatti S. Agostino ha scritto, che mediante la verginità “si vota, si consacra e si serba al Creatore dell’anima e del corpo l’integrità della carne”. Dunque la verginità in quanto virtù non si può perdere che col peccato” (Somma teologica, II-II, 152, 3, ad 4). (…)
Da quanto detto per l’essenza della verginità, in quanto è virtù speciale, si richiedono due cose:
primo, che il soggetto non sia mai stato corrotto per una volontaria polluzione o violazione dell’imene;
secondo il fermo e perpetuo proposito (voto) in ordine a Dio di non volere mai cercare il piacere venereo.
Se manca uno dei due, la verginità non è virtù speciale, ma viene ridotta a virtù della castità” (Ib.).

3. Circa l’aureola in Paradiso San Tommaso scrive:
“Dove c’è una forma eccellente di vittoria deve esserci una speciale corona.
Perciò, siccome con la verginità si ottiene una vittoria singolare sulla carne, contro la quale si ha una guerra continua, secondo le parole di S. Paolo: “Lo spirito ha desideri in opposizione alla carne…” (Gal 5,17), alla verginità è dovuta una speciale corona, denominata aureola.
E questa è dottrina comune per tutti.
Ma non tutti concordano nel dire a quale tipo di verginità essa sia dovuta.
Alcuni infatti affermano che essa è dovuta al fatto stesso d’esser vergini. Cosicché chi attualmente è vergine, avrà l’aureola, se è nel numero dei salvati.
Ma questo non sembra ragionevole. Perché così coloro che hanno il proposito di sposarsi, e muoiono prima del matrimonio, avrebbero l’aureola.
Perciò altri dicono che l’aureola è dovuta allo stato e non al fatto della verginità; cosicché meritano l’aureola solo quei vergini che si sono posti nello stato di verginità perpetua mediante il voto.
Ma anche questo non persuade, perché uno può osservare la verginità col proposito di chi vi si vota, senza farne il voto.
Si può quindi rispondere diversamente, e cioè che il merito è dovuto a ogni atto di virtù imperato dalla carità.
Ora, la verginità rientra nella virtù in quanto l’integrità perpetua di mente e di cuore è oggetto di una scelta, com’è evidente da quanto abbiamo detto. Perciò l’aureola propriamente è dovuta solo a quei vergini, che hanno fatto il proposito di conservare in perpetuo la verginità, sia che questo proposito l’abbiano o non l’abbiano confermato con un voto.
E questo vale in quanto l’aureola propriamente è considerata come un premio concesso per un merito, anche se tale proposito è stato interrotto per un certo tempo, restando però intatta l’integrità della carne; purché esso si riscontri al termine della vita, poiché la verginità della mente è riparabile, non così la verginità della carne” (Supplemento alla Somma teologica, 96,5).

4. Nel tuo caso secondo quanto dice San Tommaso la verginità non è stata perfetta.
San Tommaso però ha anche aggiunto che l’aureola può essere più perfetta in uno che in un  altro (Ib., 96,13): “Poiché causa del premio è in qualche modo il merito, i premi devono variare secondo la diversità dei meriti; infatti una cosa aumenta o diminuisce secondo l’aumento o la diminuzione della propria causa. Ora, il merito corrispondente all’aureola può essere maggiore o minore.
Quindi anche l’aureola può essere maggiore o minore”.

5. Poiché in Paradiso, come mi auguro, sarai posto almeno nel numero di coloro che hanno scelto lo stato di verginità e poiché dopo alcune adolescenziali corruzioni nella carne ti sei emendato con grande amore per il Signore vivendo con animo verginale superando egregiamente ogni combattimento, c’è da pensare che anche a te venga data questa splendida aureola e possa cantare quel cantico nuovo che solo l’Agnello e i vergini per lui possono cantare (cf. Ap 14,3-4).

Mentre ti auguro si proseguire sempre più sulla bella strada che hai intrapreso, ti assicuro il mio ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo