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Quesito
Gentile padre,
1. Le scrivo per ringraziarLa del servizio che svolge e per esporre alcune mie riflessioni sulle quali vorrei sentire il Suo parere.
Io credo che la nostra società sia molto composita e, se da un lato non mancano esempi edificanti di uomini e donne cui dobbiamo ispirarci, dall’altro è facile vedere quanto sia facile farsi “distrarre” da falsi dei e false felicità. Sono piemontese e nella mia regione non mancano esempi meravigliosi: Piergiorgio Frassati e don Giovanni Bosco, figura straordinaria io credo.
Tuttavia, forse noi non abbiamo tutta la fede necessaria per seguire totalmente il loro esempio e spesso cadiamo. Le cadute possono però rappresentare anche un’occasione di riscatto. Ci danno l’opportunità straordinaria di amare Dio padre di misericordia. Attraverso il suo perdono possiamo sperimentare il suo amore e la nostra umana fragilità. Troppe volte il peccato ha su di noi un effetto “subdolo”: spegne in noi la gioia di vivere per Cristo, spegne in noi la felicità di vivere in amore col prossimo, spegne la fiducia che abbiamo in noi stessi. E’ come finire in mare senza saper nuotare: solo alzando le braccia verso Gesù possiamo dire come Pietro “Signore, salvami!”. Il peccato invece oltre a spingerci giù fa sì che una vocina ci ripeta sempre “Non ce la puoi fare, desisti”.
Ecco, questo è l’effetto collaterale del male: oltre a privarci della Grazia, ci priva della voglia stessa di rialzarci. Ho scoperto sulla mia pelle che il cammino verso la santità non è fatto solo di successi, ma purtroppo, di belle cadute…
2. Colgo l’occasione per fare un’altra riflessione: se, come ho capito, la salvezza non è esclusiva dei soli cattolici ma possono giungervi anche fedeli di altre religioni (come ha sostenuto lei “anche chi vive fuori del cristianesimo, se segue la propria buona fede e agisce con retta coscienza, con l’aiuto della grazia può salvarsi”), ciò dovrebbe esser valido a maggior ragione per i cristiani delle altre confessioni.
Intendo dire: agli occhi di Dio, cosa distingue un luterano da un cattolico? Se la salvezza si ottiene obbedendo alla Legge e credendo in Dio, in cosa ci distinguiamo dai riformati, se non in merito a questioni “secondarie”?
Riconosco che il termine non è azzeccato, ma rende l’idea.
In questioni teologiche, dottrinali e in fatto di dogmi possiamo anche avere divergenze significative, ma per quanto riguarda poi l’obbedienza ai comandamenti, il ruolo della Sacra Scrittura e la fede in Dio siamo sulla stessa linea d’onda, o quasi!
Grazie per l’attenzione
M.
Risposta del sacerdote
Gentile M.
1. condivido in buona parte la tua affermazione sulle conseguenze del peccato: “spegne in noi la gioia di vivere per Cristo, spegne in noi la felicità di vivere in amore col prossimo, spegne la fiducia che abbiamo in noi stessi. E’ come finire in mare senza saper nuotare”.
Per fortuna Dio non ci abbandona, ma nel naufragio ci tende sempre una mano per portarci a salvezza.
Ho detto che condivido in buona parte. Perché grazie a Dio non sempre il peccato “spegne in noi la felicità di vivere in amore col prossimo”. L’amore del prossimo, oltre che un’esigenza della grazia, è un dettato della natura.
Vi sono tante persone che oggettivamente vivono nel peccato (come ad esempio quelle che tralasciano volutamente di santificare le feste o addirittura bestemmiano), ma hanno amore per il prossimo e dedizione per la famiglia.
2. Sulla seconda riflessione ho parecchie riserve.
È vero che in ultima analisi davanti a Dio conta lo stato di grazia. E che davanti a Dio un pagano può godere di un grado di grazia più grande di quello che godo io, che sono cristiano, sacerdote e religioso.
Ma indubbiamente i sacramenti non sono beni di ordine secondario. Pensa semplicemente al Battesimo, all’Eucaristia, alla Confessione. Sono i canali ordinari della grazia.
Nei sacramenti poi, insieme con la grazia santificante, viene data anche la grazia sacramentale, che da un forza divina particolare per vivere secondo le esigenze del sacramento ricevuto.
3. Non va dimenticato poi che gli errori, le lacune e le insufficienze che vi sono nelle altre religioni hanno il loro peso e lasciano molte persone nell’errore e anche nel peccato.
Per questo Gesù ha detto: “Andate ed evangelizzate tutte le creature, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20).
4. Dici infine: “In questioni teologiche, dottrinali e in fatto di dogmi possiamo anche avere divergenze significative, ma per quanto riguarda poi l’obbedienza ai comandamenti, il ruolo della Sacra Scrittura e la fede in Dio siamo sulla stessa linea d’onda, o quasi!”.
Anche qui ho le mie riserve, e anche grandi. Perché le verità che la Chiesa insegna non sono semplicemente questioni dottrinali, ma verità salvifiche, e pertanto da vivere.
Pensi che l’affermazione di Lutero “pecca fortemente, ma credi ancor più fortemente” possa essere senza conseguenze nella vita?
I peccati, oltre a farci perdere molte forze, come tu hai sottolineato, offuscano anche la nostra mente e possono farci diventare ciechi.
Non per questo, forse, molti luterano oggi non credono più nella divinità di Nostro Signore.
E penso che questo non sia secondario.
Senza dubbio non lo è per Gesù, il quale ha detto: “se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati” (Gv 8,24).
L’espressione “io sono” connota indubbiamente la sua natura divina e il suo essere Dio.
Ti prometto un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo