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Quesito

Caro padre,
la ringrazio innanzitutto del bel servizio che rende al popolo di Dio attraverso la sua rubrica.
Il problema che le presento potrà sembrare banale, eppure mi rende particolarmente triste e inquieto, tanto da sentir riecheggiare nella mente le parole di S. Agostino "…et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te". Il mio cuore è nelle tenebre ma anela a riposare nel Signore. Da un po’ di tempo mi sono riavvicinato alla fede, dopo anni di vita dissoluta e totalmente rivolta alle lusinghe del mondo. Inizialmente, il mio riavvicinamento all’Amore che non muore è stato intenso, pieno di preghiera e pace interiore, con tanti segni della Sua vicinanza. Più volte ho sognato Gesù, che mi invitava a seguirlo, mentre attorno a me si moltiplicavano prove anche materiali della Sua benevolenza nei miei confronti. Lentamente, ma inesorabilmente, la mia corsa verso il Cielo si è trasformata in una lenta, penosa e dura scalata. Senza la consolazione di vedere la cima, senza il conforto della preghiera che, al contrario, mi sembra un vuoto ripetersi di formule che mi disgusta piuttosto che rallegrarmi. Il mio zelo è conseguentemente diminuito, sono ricaduto nei vecchi peccati e soprattutto nel tunnel della pornografia e della masturbazione. Non provo nessuna gioia dalla confessione, alla quale mi avvicino spesso e con un pentimento che è solo momentaneo. Questa spirale mi ha inghiottito nella solitudine, e ho anche avuto il coraggio di accusare Dio di negarmi una compagna di vita non ascoltando le mie preghiere.
Mi sento chiamato a una vita cristiana, a formare una famiglia. Nonostante molti sacerdoti mi abbiano chiesto se avessi mai pensato a una diversa vocazione. E ora ho paura che questa solitudine sia una punizione per la mia scelta di non dedicarmi al sacerdozio. Inoltre, mi perseguita il terrore della morte e del buio oltre di essa, dal momento che la mia fede non è evidentemente ancora così salda. Ho paura che di là non ci sia nulla, e questo alimenta un vortice di pensieri e continuo terrore di morire.
La prego di perdonarmi per la lunghezza dello sfogo, chiedo la sua preghiera e benedizione e una risposta
La saluto in Cristo


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. sono contento che il Signore – vero buon Pastore – ti abbia ritrovato, benché tu fossi andato molto lontano da Lui e non meritassi più la sua amicizia.
Ma la sua misericordia, per fortuna nostra, è senza limiti e per quanto possiamo pensarla grande, essa è sempre immensamente al di là di ogni nostra immaginazione.

2. Il Signore ti ha gratificato anche di doni particolari.
Mi scrivi infatti: “Più volte ho sognato Gesù, che mi invitava a seguirlo, mentre attorno a me si moltiplicavano prove anche materiali della Sua benevolenza nei miei confronti”.
Sognare Gesù non è una cosa da poco e sono ben pochi, credilo, quelli che hanno ricevuto questa grazia.

3. Sono consapevole che il nostro avversario sa travestirsi anche da angelo di luce, come dice San Paolo (2 Cor 11,14).
Ma dal momento che probabilmente ne avrai parlato con i tuoi confessori e che questi ti avranno dato sufficienti garanzie sulla derivazione dei tuoi sogni, propendo anch’io per la loro celeste origine.
Inoltre hai potuto riscontrare quanto sia grande la fedeltà di Dio nella sua misericordia perché te ne ha dato degli attestati anche tangibili.

4. Di fronte però a tanta grazia non hai corrisposto come dovevi.
Non entro, almeno per ora, nel merito della vocazione.
Ti ricordo però quello che ha detto il Signore: “Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5).
Inoltre ha detto: “Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione” (Mt 26,41).
Tu non hai pregato, sei entrato in tentazione e sei sprofondato di nuovo nell’abisso.
S. Paolo (è parola di Dio) a sua volta dice “Pregate senza interruzione” (1 Ts 5,17).
Hai pensato di custodire l’unione col Signore senza vigilanza e senza il nutrimento della preghiera.

5. Vittima del tuo avversario, sperimenti la solitudine, la tristezza e il dubbio.
Non poteva capitare diversamente.
Avrai sentito la parabola di domenica scorsa nella quale il Signore parlava del Regno dei cieli e diceva che è simile ad una vigna nella quale chiama a lavorare.
Il Signore aveva piantato nel tuo cuore il Regno dei cieli, che è veramente una bella vigna.
Ma la vigna ha bisogno di cure continue, altrimenti si insevaltichisce.
Adesso hai bisogno non solo di confessarti, ma anche di farti aiutare dal tuo confessore attraverso un programma di vita spirituale che parte dalla confessione frequente e regolare, e che si alimenta con la lettura della parola di Dio e delle vite dei santi, con la preghiera intensa e quotidiana (principalmente con il santo Rosario ogni giorno, come ha chiesto al Madonna a Fatima), con la fuga delle tentazioni, con l’esercizio delle virtù, esercizio al quale devi attivarti (perché le virtù non spuntano da sole), e con l’impegno delle opere buone e di carità verso il prossimo.

6. Mi pare vano e fuorviante che tu ti chieda se il senso di prostrazione nel quale ti trovi sia una punizione divina per non aver corrisposto alla chiamata al sacerdozio.
Senza dubbio è un castigo che ti sei dato da solo perché non hai coltivato con cura la bella vigna (quanti frutti ti stava dando!) che con tanto amore Dio ha piantato dentro il tuo cuore.

Ti assicuro la mia preghiera, soprattutto nel S. Rosario, perché tu possa nuovamente rifiorire e sperimentare una nuova primavera nella tua vita spirituale, ricca di tante promesse e di buoni frutti.
Ti saluto cordialmente e ti benedico.
Padre Angelo