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Quesito
La ringrazio, padre, per la risposta dell’altra volta sul giudizio particolare.
Una domanda che mi son sempre fatto, anche perché vedo sempre tantissime sue risposte sul sito che m’interessano molto: ma Dio parla tutte le lingue del mondo?
In che modo dopo la morte parlerà ad una persona che faceva parte di una tribù? Con il suo stesso linguaggio? In che modo potranno capire Dio le persone che fanno parte delle tribù, indigeni ecc..
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. finché siamo nella vita presente comunichiamo tra di noi attraverso i sensi e pertanto comunichiamo attraverso la parola.
Ma di là non c’è bisogno di comunicare con i sensi.
2. Di là la luce di Dio entrerà direttamente dentro la nostra intelligenza e ci metterà in grado di conoscere in profondità ogni realtà.
Come la luce del sole entrando dentro le nostre orbite ci mette in grado di vedere tutto ciò che è fuori di noi e ce ne fa comprendere direttamente il significato, così avviene di là.
Porto un esempio: se tu sei in America e apri gli occhi alla luce e vedi una città, capisci subito come è fatta, le sue strade, le sue case, le sue chiese, le automobili, le persone, gli alberi, gli animali…
Per vedere e comprendere tutte queste cose non è necessario che tu conosca l’inglese. È sufficiente che l’immagine arrivi alla tua mente e capisci subito di che cosa si tratta.
Così in paradiso.
3. La comunicazione che di là avremo con Dio e anche con gli altri Santi avverrà tutta attraverso la comunione.
Come il Padre comunica tutto se stesso al Figlio nell’istante dell’eternità, senza effusione di concetti e di parole, così avverrà anche per noi.
4. La Sacra Scrittura, in modo particolare nell’Apocalisse, descrive il paradiso in modo figurato.
Per esprimere la felicità dei santi e la perfetta conoscenza di Dio e di ogni cosa niente detto che gli abitanti del cielo cantano davanti a Dio dicendo: “Santo, Santo, Santo il Signore Dio degli eserciti”, “veri e giusti sono i tuoi giudizi”. Si parla anche di strumenti musicali: di arpe, di trombe…
5. Tuttavia San Paolo che aveva avuto un’esperienza eccezionale di paradiso, dice che non è possibile ripetere con parole d’uomo quello che aveva visto e udito. Parlando di se stesso in termini impersonali scrive: “Fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare” (2 Cor 12,4).
“Udì” per modo di dire perché poco prima aveva detto che era stato rapito in paradiso probabilmente senza il corpo.
Si tratta dunque di una percezione spirituale, anzi soprannaturale, delle cose di Dio.
Qualcuno, come San Tommaso, dice che San Paolo in questo momento vide la divina essenza e, cioè, ebbe la visione beatifica.
Dio si comunica nel silenzio.
6. Del resto anche nella vita presente Dio si comunica alle anime nel segreto e in silenzio.
Sì, talvolta si comunica attraverso la parola. Ma altre volte si comunica direttamente al cuore e si avverte la sua presenza che purifica, trasforma e santifica.
A sua volta l’uomo realizza la più bella comunione con Dio nel silenzio, con la propria vita, nel dono di sé.
Non c’è bisogno di parole perché Dio comprenda ciò che vogliamo dirgli e donarli.
7. Infine va ricordato che di là saremo nell’eternità.
E dove c’è l’eternità non c’è successione di tempo, né successione di parole o di sillabe.
Nell’eternità ci si conosce e ci si capisce donandosi.
Dio si donerà a noi e noi ci doneremo a Dio. E questa comunione sarà piena di luce e di amore.
Augurandoti già per la vita presente quella comunione con Dio per cui Dio si dona a te e tu ti doni a Lui, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo