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Quesito
Gentile Padre Angelo,
da un po’ di tempo leggo le sue risposte sull’eternità. Mi dica se questa sintesi che faccio va bene.
Ho capito che quando moriamo andiamo nell’evo, uno stato dove non è previsto un prima o un dopo ma possono esser annessi. Questo avviene perché prima del giudizio finale è ammessa una crescita per i salvati e un peggioramento per i dannati.
Per cui possiamo dire che nessun uomo sia nell’eternità, ma tutti devono aspettare il giudizio finale sia che vadano in paradiso sia all’inferno.
Fino al giudizio finale solo Dio è nell’eternità vera e propria dove tutto avviene in simultanea.
Essendo Dio atto puro, tutto è presente nella sua mente ma non tutto viene creato realmente
Quando Dio ha creato l’universo non è passato dalla potenza all’atto perché l’universo già era in Lui, nel suo pensiero. Sono le cose che cambiano non lui
Qualcuno è tratto in inganno dal fatto che far parte dell’eternità vuol dire esser sempre esistiti realmente. Ma noi non siamo sempre esistiti realmente, esistiamo da un certo momento in poi realmente io per esempio dal 1978.
A un certo punto della nostra esistenza entriamo nell’eternità e da li in poi non c’è più successione.
Con il nostro ingresso nell’eternità, non è cambiata lei. Siamo noi che da quel momento non cambieremo più.
Non cambiando più avremo il grado di felicità che abbiamo meritato se siamo in paradiso, e il grado di infelicità che abbiamo meritato se siamo all’inferno. Non essendoci altri istanti oltre al presente, premio o pena non cambiano mai
È corretto tutto questo?
La ringrazio e la saluto cordialmente
Marco
Risposta del sacerdote
Caro Marco,
1. solo oggi sono giunto alla tua mail dell’anno scorso.
La tua sintesi è perfetta nella sua lucidità ed esattezza.
2. Tuttavia sotto il profilo pastorale e del linguaggio comune per non entrare nelle sottigliezze diciamo che con la morte si entra nell’eternità.
Ma, a rigore di termini, entriamo nell’evo che dura fino alla fine del mondo, nel quale ci può essere ancora una certa crescita nella purificazione, nella gloria (accidentale) e nella pena.
3. Con la fine del mondo e con il giudizio universale tutti sono costituiti nell’eternità.
Tuttavia la nostra eternità non sarà identica a quella di Dio perché Dio solo è l’Eterno, che è sempre stato, che è e che sarà.
La nostra eternità invece avrà un inizio.
La nostra sarà un’eternità partecipata perché diventeremo partecipi dell’eternità di Dio.
4. Giustamente affermi che nel momento della creazione Dio non passa dalla potenza all’atto. Diversamente gli mancherebbe ancora qualcosa e pertanto non sarebbe Dio. È il vero motore immobile di cui parlava l’antico Aristotele.
Al momento della creazione sono le cose che mutano: oltre ad esistere nella mente di Dio, cominciano ad esistere anche fuori della mente di Dio, ma sempre totalmente dipendenti da Dio.
5. Ugualmente è vero che entrando nell’eternità cessa la possibilità di crescere nella gloria o nella pena.
Proprio per questo è ancor più impossibile una reversibilità della situazione: si starà in paradiso senza fine oppure analogamente si starà nell’inferno senza alcuna possibilità che finisca.
Augurandoti tutto il bene possibile per la vita presente e per quella futura, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo