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Quesito

Caro Padre Angelo,
ho letto con interesse le sue risposte riguardo il direttore spirituale. Io e mia moglie, prima di conoscerci e sposarci, abbiamo singolarmente  fatto esperienza del beneficio di avere un confessore fisso. Dopo il nostro matrimonio (8 anni fa), causa la sopraggiunta distanza non abbiamo più potuto fare riferimento al confessore fisso. Il sacramento del matrimonio vissuto con impegno e consapevolezza, anche il servizio nella comunità parrocchiale, ci fa crescere ogni giorno nel nostro essere sposi e famiglia in Cristo. Detto questo, sentiamo entrambi l’esigenza di una guida spirituale comune e allora la domanda sarebbe questa: è sufficiente ricercare un confessore comune e quindi avere un rapporto individuale oppure potrebbe essere utile programmare qualche colloquio (1-2 all’anno) extra confessione per un confronto assieme? La ringrazio di cuore e le assicuro la mia preghiera oggi in modo particolare essendo il 16 luglio BV Maria del Carmelo.

Nicola

 


 

Risposta del sacerdote

Caro Nicola,
1. se la confessione viene fatta in maniera regolare e frequente e sempre col medesimo sacerdote è già una forma di direzione spirituale.
Di per sé non sarebbe necessario fare degli incontri personali, fuori della celebrazione del sacramento.
Ma, soprattutto in questo campo, molto dipende dalle persone e anche dal sacerdote.

2. Alcune persone hanno tante cose da chiedere e preferiscono avere un colloquio fuori dalla confessione.
In questi casi può essere utile anche un incontro a parte, soprattutto con i neo convertiti.
In questo campo non vi è una regola identica per tutti: c’è che segue una strada e chi un’altra, a seconda delle proprie inclinazioni e delle proprie necessità.

3. Non è neanche necessario dire al confessore che lo si prende per direttore o padre spirituale.
Di fatto lo diventa andando a confessarsi sempre da lui.
La confessione regolare e frequente nella quale si accusano i propri peccati diventa l’occasione più opportuna per parlargli della propria vita di preghiera, di certe particolare esperienze spirituali, di alcuni problemi che nascono nelle relazioni col prossimo, di problematiche ecclesiali, ecc…
Allora il sacerdote diventa la guida, il consigliere, il “padre spirituale”.

4. Questa è stata l’esperienza di san Giovanni Bosco quand’era ragazzo. Ne ha fatto tesoro per tutta la sua vita diventando di fatto per moltissimi giovani il padre della loro anima. Non era necessario ce i ragazzi gli dicessero: “La prendo come mio direttore spirituale”.
Ecco come la racconta: “Da quando cominciai a recarmi da don Calosso, ebbi piena confidenza in lui. Gli raccontai ciò che facevo, ciò che dicevo, gli confidai persino i miei pensieri. Così egli poté darmi i consigli giusti.
Provai per la prima volta la sicurezza di avere una guida, un amico dell’anima. Per prima cosa mi proibì una penitenza che facevo, non adatta alla mia età. Mi incoraggiò invece ad andare con frequenza alla confessione e alla Comunione. Mi insegnò pure a fare ogni giorno una piccola meditazione, o meglio una lettura spirituale.
Tutto il mio tempo libero, nei giorni di festa, lo passavo con lui. Nei giorni feriali andavo a servirgli la santa Messa ogni volta che potevo. In quel tempo ho cominciato a provare la gioia di avere una vita spirituale. Fino allora avevo vissuto molto materialmente, quasi come una macchina che fa una cosa ma non sa perché” (Memorie, LDC Leumann Torino 1987, pp. 25-26).

5. Per coloro che non sono più ragazzi non sarà più possibile stare col sacerdote come quando si andava all’oratorio.
Ma quando il confessore diventa il padre della loro anima se c’è un problema che angustia, se c’è qualche decisione da prendere, se si vuole conoscere la volontà di Dio in determinate situazioni il primo punto di riferimento è lui.
E, come toccando per mano, si comprende come il Signore si serve proprio di loro per illuminare i propri passi, proprio come faceva con Santa Faustina Kowalska, la quale un giorno annotò nel suo diario: “Oggi, durante la benedizione, ho visto Gesù che mi ha detto queste parole: «Sii obbediente in tutto al tuo direttore spirituale. La sua parola è la Mia volontà. Confermati nel profondo dell’anima nella convinzione che sono Io che parlo attraverso la sua bocca e desidero che tu gli riveli lo stato della tua anima con la Stessa semplicità e sincerità, come fai davanti a Me.
Ti ripeto ancora una volta, figlia Mia: sappi che la sua parola è la Mia volontà per te»” (Diario,24.2.1937).

6. Il mio consiglio è quello di andare dal confessore che avete più vicino e che vi ispira fiducia.
Poi andrete di norma sempre da lui.
E così la confessione regolare e frequente diventerà senza che ve ne accorgiate autentica direzione  spirituale.

Ti ringrazio del particolare ricordo nella preghiera proprio nel giorno della festa della Madonna del Carmine.
Io te lo assicuro oggi, vigilia della solennità del Santo Padre Domenico, della cui famiglia fai parte sia attraverso la confraternita del SS. Rosario sia attraverso la Milizia Angelica di San Tommaso.
Ti benedico e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo