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Quesito
Gentile padre Angelo,
le chiedo – se può e se vuole – di rispondere a questa mia domanda sull’esistenza dell’Inferno:
Premessa: da cattolico credo nella esistenza reale dell’Inferno e della sua eternità. Credo – secondo ciò che la Parola di Dio afferma – che l’inferno è stato «preparato per il diavolo e i suoi angeli» (Matteo 25,41) e che là vi finiscano le anime di quelli che muoiono nel peccato mortale e, siccome il Signore parla di fuoco eterno, ne consegue che da quel luogo (se così possiamo chiamarlo) di tormento non si possa più tornare indietro.
La mia domanda è: Dio è l’unico che può trarre qualcosa dal nulla. Egli è il Sommo Bene.
Ora, come si concilia la creazione dell’Inferno con l’infinita bontà di Dio, il quale «vuole che tutti gli uomini siano salvi»?
È vero che l’esistenza dell’Inferno è anche la prova della piena libertà che Dio ha dato agli uomini (infatti non è un castigo di Dio quanto invece la piena libertà dell’uomo a separarsi completamente da Dio), ma, come si concilia la creazione di un luogo di eterno tormento con la bontà infinita di Dio?
La ringrazio in anticipo per la sua risposta.
Giuseppe
Risposta del sacerdote
Caro Giuseppe,
1. in una risposta del 30 luglio 2016 scrivevo: “L’espressione l’inferno è stato preparato va intesa nel medesimo modo in cui si dice che uno si è preparato a soffrire determinati mali con il proprio comportamento.
Un proverbio popolare dice che “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.
2. San Tommaso quando commenta il passo evangelico riguardante il giudizio universale fa propria una sentenza di Origene: “Bisogna poi considerare che ai santi fu detto «Benedetti del Padre mio», ma ora ai dannati non viene detto: andate maledetti del Padre mio: infatti l’amministratore delle benedizioni è il Padre, ma della maledizione è attore chiunque nei riguardi di se stesso, se opera cose degne di maledizione” (Cfr. Commento a Matteo, 25,41).
3. Aggiunge San Tommaso: “Essi stessi (i dannati) hanno acquisito la morte (spirituale) per se stessi con le proprie mani, secondo quanto è detto in Is 31,7 ‘In quel giorno ognuno rigetterà i suoi idoli d’argento e i suoi idoli d’oro, lavoro delle vostre mani peccatrici’” (Commento in Matteo, 25,41).
4. Va nell’inferno chi in questa vita non ha voluto imparare ad amare Dio e ad amare il prossimo.
Qualcuno ha detto che “l’inferno è la sofferenza di non poter più amare”.
Questa sofferenza radicale è stata scelta dal dannato stesso durante la sua vita terrena. È una scelta che condiziona inesorabilmente la sua vita futura.
Non si comincia ad amare il giorno dopo la morte.
La morte cristallizza per sempre la condizione che ognuno si è costruito con le proprie mani.
Di qui quella rabbia di tutti contro tutti e contro Dio che caratterizza l’inferno.
L’inferno pertanto non è stato creato da Dio, ma è stato preparato da Lucifero e dagli angeli ribelli nell’istante stesso del loro rifiuto di Dio.
Tutto il contenuto dell’inferno sgorga di qui.
5. Un filosofo cristiano Maurice Blondel ha scritto opportunamente: “Dire che la città dolente e i suoi supplizi sono opera della somma Sapienza e del primo Amore significa attribuire a Dio una responsabilità che grava esclusivamente sugl’impenitenti: si tratta di una conseguenza, non di una volontà diretta e di una espressa creazione dell’amore divino.
La pena del dannato è l’effetto, non lo scopo della Giustizia, della Sapienza e dell’Amore misconosciuto” (M. Blondel, La philosophie et l’esprit chrétien, t. II, p. 356).
6. Per descrivere poi la realtà dell’inferno mette a confronto il dipinto di Michelangelo nella Cappella Sistina con quelli del Beato Angelico.
Mentre nel primo compare lo sdegno del Creatore che caccia nell’inferno i peccatori, nei dipinti del beato pittore domenicano, avvezzo alla contemplazione delle realtà celesti e pertanto della verità più profonda delle cose, viene evidenziato il dolore di Cristo per coloro che hanno rifiutato il suo amore. Questi non accusano Cristo, ma solo se stessi.
7. Ecco le parole di Blondel: “Vogliamo ricordare qui il pio sentire di artisti e di pittori, anteriori al Rinascimento i quali, in tempi di fede delicata e comprensiva, lungi dal raffigurarci un Dio corrucciato, un Cristo che colpisce gli impenitenti con un gesto di collera e di sdegno, amano rappresentarci il Salvatore, dal viso addolorato, che scopre ai colpevoli le sue piaghe e il suo cuore ferito, mentre coloro che lo rifuggono per sempre s’accusano essi stessi, riconoscendo il loro errore e la loro ostinata follia, imperdonabili ormai ai loro stessi occhi che si aprono per vedere la loro responsabilità e il loro furore implacabile contro se stessi.
Essi non accusano, non ingiuriano Dio, non possono pensare a un tale sfogo contro il dolore divino del Giudice che ha tanto sofferto egli stesso per la loro ingiustizia nei riguardi delle sue premure affettuose.
Si paragoni ad esempio il Giudizio di Michelangelo con le pitture così profondamente commoventi del Beato Angelico: invece di presentarsi un magnifico atleta che respinge e schiaccia i peccatori che si coprono il volto impauriti a questa collera, fuggono e si curvano sotto il braccio vendicatore, il pio monaco di Fiesole ci offre, nella rappresentazione della stessa scena, ben altra ispirazione.
Quale discrezione e quale intima profondità! Cristo, seduto, addolorato in volto, ma con la serenità di chi compatisce, alza una mano, in cui appare la ferita del chiodo ancor sanguinante, e con l’altra apre la tunica e scopre il suo cuore ferito; dinanzi a questa figura i peccatori impenitenti si voltano e si battono il petto per attribuire a se stessi le loro colpe e indicare il rimorso inestinguibile che li rode e li brucerà senza fine” (M. Blondel, La philosophie et l’esprit chrétien, t. II, pp. 356-358).
8. Ecco dunque la risposta alla tua domanda che ha un vizio, un errore, nella sua stessa formulazione: “come si concilia la creazione dell’Inferno con l’infinita bontà di Dio”.
Se l’inferno fosse un’invenzione o una creazione di Dio avresti ragione tu.
Ma così non è.
L’inferno è stato preparato dalle creature che con la loro ribellione si sono private di Dio, sorgente di ogni bene e si sono cristallizzate nel loro male.
Con l’augurio che questo non accada per te ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo