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Quesito

Caro padre Angelo,
solo recentemente ho scoperto che, ricevuta l’Eucarestia, le Sacre Specie si dissolvono dopo circa 15 minuti e che quindi, sia per questo sia per una questione di rispetto e di riverenza verso Gesù, sarebbe bene (finita la Messa) rimanere in Chiesa ancora per qualche minuto per continuare a ringraziarLo di questo grande dono che ci ha fatto. Ricordo che a Catechismo mi avevano accennato del Ringraziamento dopo la Messa, ma ricordo solo un accenno piuttosto vago e comunque mai messo in pratica da nessuno.
Ora, dopo aver saputo una cosa del genere, vorrei fare qualche minuto in più di raccoglimento dopo la Messa, ma nella mia parrocchia (in cui sono nata e cresciuta) è praticamente impossibile: finita la Messa (anzi, già a partire dal canto finale) la gente comincia a uscire in fretta e furia (creando un certo movimento attorno e quindi un po’ di confusione), ma la cosa peggiore (ed è proprio questo il problema) è che le persone che rimangono in Chiesa cominciano a chiacchierare in tono sostenuto (e non dico "alto" solo perché siamo in pochi!), per non parlare del fatto che, se mi vede qualcuno che mi conosce, comincia a salutarmi e a farmi domande come se ci trovassimo in un posto qualunque, e per non parlare del fatto che mia madre (con cui vado sempre in Chiesa e da cui devo necessariamente dipendere per tornare a casa, essendo non vedente) vuole anche lei uscire non appena finito il canto. Ora, con mia madre posso anche parlare (facendole capire l’importanza di rimanere in raccoglimento qualche minuto in più), ma se le altre persone cominciano a fare confusione e continuano a salutarci, volendo anche chiacchierare…?
Non sapendo cos’altro fare, ho cercato di "risolvere" la cosa sfruttando al massimo tutti i minuti dopo aver ricevuto l’Eucarestia per ringraziare il Signore del grandissimo, enorme dono che mi ha fatto, e mentre esco dalla Chiesa (rispondendo a monosillabi, ma senza essere maleducata, se mi viene chiesto) continuo a pregare ringraziandoLo finché non arrivo a casa.
Lei mi saprebbe dare qualche altro consiglio su come risolvere questo problema? Confesso che per me è alquanto imbarazzante dover fare così, perché mi sembra di essere irrispettosa e irriverente nei confronti di Gesù, ma d’altra parte non so cos’altro fare dato che questa è una mentalità che è presente da anni (non a caso, io ho scoperto queste cose grazie a una catechesi trovata online).
La ringrazio molto della risposta e della pazienza che ha avuto nel leggere questa lunga email.
La ricordo nella preghiera e la saluto.
Maria Chiara


Risposta del sacerdote

Cara Maria Chiara,
1. il ringraziamento dopo la Comunione va fatto non solo perché le Sacre Specie che custodiscono la presenza del Signore rimangono in noi per circa 10-15 minuti, ma anche per stare in compagnia col Signore e programmare per quanto possibile la nostra giornata e la nostra vita insieme con lui.

2. Perché tu non venga impedita dal fare il ringraziamento di indico due soluzioni.
La prima, finita la Messa, ti inginocchi subito, poggiando i gomiti sulla panca e raccogliendo la tua faccia tra le mani.
In questo modo la gente capisce che stai pregando, istintivamente abbassa la voce o se ne va.
Questa sarebbe la soluzione migliore.
La seconda, saluti con garbo tutti quanti e insieme con tua mamma ti defili. Per strada continui il tuo ringraziamento rimanendo in silenzio e lo prolunghi anche quando arrivi a casa.

3. Sulla preziosità del ringraziamento e sul come farlo ti trascrivo una bella pagina del Beato Giacinto Cormier, Maestro generale dei domenicani, che San Pio X chiamava il Generale Santo.

III PUNTO – Disposizioni che si devono avere dopo la Comunione.

Essendo il tempo che segue la comunione il più prezioso della nostra vita, poiché Gesù realmente presente in noi si compiace di favorirci con generosità senza pari le sue grazie ed i suoi doni, sarebbe mancargli di rispetto e rendersi colpevole della più nera ingratitudine fare poco o nulla di ringraziamento, occupando lo spirito, il cuore, i sensi, in cose estranee.
È quello il momento più propizio per abbandonarci ad atti di riconoscenza, di adorazione, d’offerta, di domanda. Che cosa potrà negarci Gesù che è venuto allora in noi? Ma questo non basta, poiché dobbiamo di più passare tutto il giorno nel quale ci accostiamo alla santa comunione nel maggior raccoglimento possibile sia interiore che esterno, non occupandoci che in esercizi di lode , di pietà, di carità, d’obbedienza, e facendo concorrere a questo scopo tutti i nostri esercizi, la lettura, la preghiera, ed il lavoro. È così che la Vergine santa, avendo concepito il Salvatore, s’affrettò anzitutto a testimoniargli la sua riconoscenza per questa grazia con una prontezza meravigliosa a seguire l’ispirazione di Dio traversando le montagne della Giudea per esercitare la carità verso Elisabetta e cantando con impareggiabile ardore il Magnificat.
Il più eccellente frutto che si debba ritrarre dalla comunione è certamente quello di condurre una vita conforme a quella di Gesù Cristo e di non vivere che per Lui; ed è utile, per acquistare questa grazia, di rivestirci delle disposizioni dei santi che hanno imitato più da vicino nostro Signore, e che hanno più grandemente onorato l’Eucaristia, cercando così di supplire con esse a quanto ci manca.
Come ringraziamento della comunione potremo offrire a Gesù il proposito di imitare una delle sue virtù e di emendarci di uno dei nostri difetti, sopratutto di quello nel quale più facilmente cadiamo e che più gli spiace, o che scandalizza di più il prossimo. Questa promessa poi deve essere da noi mantenuta, e facendo ogni giorno qualche atto speciale per mantenerla fedelmente riusciremo a vivere della vita di Gesù ed a trasformarci in Lui. Questa fedeltà alla nostra promessa ci farà vivere di più in una continua azione di grazie per la comunione che abbiamo fatta e in una
continua preparazione a quella che deve seguire, e potremo allora dire con l’Apostolo: Non vivo più io, ma Cristo vive in me (Gal 2,20).
Benché la devozione verso la santa Eucaristia e la fame spirituale del nostro pane della vita sia utile per la comunione frequente, non dobbiamo tuttavia allontanarcene allorquando non sentiamo più questa devozione sensibile e queste dolcezze che Dio forse ci fece gustare altre volte. Questo mutamento può avvenire per i nostri difetti, o per mancanza di preparazione e di raccoglimento prima della santa comunione. Ma altre volte è Dio che senza alcuna colpa nostra ci priva di questa consolazione spirituale per umiliarci e provarci. Succede anche a volte che proviamo minor fervore sensibile allora appunto che maggiormente forse lo desideriamo, cioè nelle grandi solennità della Chiesa, ma questo è perchè in tal occasione facciano troppi sforzi per ottenerlo, e questi sforzi finiscono per inaridirci il cuore e privarlo della sua libertà, oppure perchè in giorno festivo, applicandoci maggiormente al divino ufficio, non riceviamo che più tardi gli effetti della visita di Dio, o ancora perchè l’effusione della grazia invece di riflettersi sulla nostra sensibilità si nasconde con molto maggior frutto in fondo all’anima nostra.
Trovandoci in questa aridità, qualunque ne sia la causa, non dobbiamo però lasciarci abbattere né spaventare, ma è necessario umiliarci con molta semplicità davanti a Gesù. Una sincera umiltà ha la potenza di supplire ai nostri difetti, ci rende cari a Dio e attira su di noi le sue migliori grazie”.

CONCLUSIONE.

O Vergine Maria, modello dell’anima che sa approfittare della santa comunione, fate che le mie comunioni mi rendano come il detto dell’Apostolo: «Sacrifico vivente, santo, gradito a Dio» (Rm 12,1).
Io diverrò un sacrificio con lo spirito di sacrificio.
un sacrificio vivente, perché l’Eucaristia animerà e vivificherà tutto in me;
un sacrificio santo, perché mi distaccherà dal creato e mi accorderà di trovarvi in ogni cosa un impulso al servizio divino;
un sacrificio gradito a Dio, poiché egli troverà in me, in virtù della trasformazione eucaristica, i tratti e le inclinazioni del suo Figlio Divino.
Per il merito delle vostre comunioni, o Maria, attendo con confidenza questa grazia, e già ve ne ringrazio (Giacinto Maria Cormier, Meditazioni, pp. 386-389).

Ti auguro di riportare grande frutto dalla partecipazione alla Mensa del Signore.
E per questo ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo