Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Caro Padre Angelo,
le scrivo nuovamente per chiedere alcune illuminazioni, anche perché a scuola è in corso una discussione molto accesa su questi argomenti: il sacerdozio femminile (perché si, perché no?) e l’obbligo del celibato per i sacerdoti (perché si, perché no?).
La ringrazio vivamente e buona Pasqua.
Bernardo
Risposta del sacerdote
Caro Bernardo,
1. le motivazioni teologiche che si portano a favore del celibato sono le seguenti:
– l’ordine sacro imprime nel fedele un sigillo (carattere) che trasforma ontologicamente il sacerdote, lo conforma a Cristo e instaura una particolare relazione con lui. Il sacerdote è a disposizione totale di Cristo, gli appartiene. “Ne costituì Dodici che stessero con lui” (Mc 3,14).
– tenendo presente il particolare posto che il sacerdozio occupa nella Chiesa, sembra del tutto coerente che colui che rappresenta Cristo Sacerdote che si offre al Padre per dare la vita per la Chiesa, ripeta anche la condizione celibataria di Cristo. Il sacerdote pertanto vive per la Chiesa, facendo di se stesso un’offerta viva a Dio per i propri fedeli.
– è conveniente che il sacerdote, che predica con autorità il Vangelo, sia anche il primo farne proprie le indicazioni esistenziali più radicali. Come potrebbe il sacerdote esortare gli altri a lasciare tutto per seguire Cristo povero, casto e obbediente se lui per primo non ne desse testimonianza?
– vi sono infine altre motivazioni derivate, come la maggiore disponibilità per i fratelli, la maggiore libertà d’azione e la dedizione totale a Dio tipica delle persone che vivono nella verginità. Dice San Paolo: “Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore” (1 Cor 7,32) e stare “uniti al Signore senza distrazioni” (1 Cor 7,35).
– Giovanni Paolo II ha ricordato che il sacerdote ha la sua paternità e anche la sua maternità: “Per quale ragione la Chiesa cattolica collega questo dono anche alla vocazione al sacerdozio insieme gerarchico e ministeriale? Lo fa perché il celibato per il Regno non è soltanto un segno escatologico, ma anche per il grande significato sociale che esso ha nella vita presente per il servizio del popolo di Dio. Il sacerdote attraverso il suo celibato diventa uomo per gli altri, in modo diverso da come uno che, legandosi in unità coniugale con la donna, diventa anch’egli, come sposo e padre, uomo per gli altri soprattutto nel raggio della propria famiglia: per la sua sposa, e insieme con essa per i figli, ai quali dà la vita. Il sacerdote, rinunciando a questa paternità ch’è propria degli sposi, cerca un’altra paternità e quasi addirittura un’altra maternità, ricordando le parole dell’apostolo circa i figli che egli genera nel dolore (Gal 4,19).
Sono essi figli del suo spirito, uomini affidati dal buon Pastore alla sua sollecitudine. Questi uomini sono molti, più numerosi di quanti ne possa abbracciare una semplice famiglia umana” (lettera ai sacerdoti per il giovedì santo 1979).
2. Sul conferimento del sacerdozio alle donne si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica:
«Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile». Il Signore Gesù ha scelto degli uomini per formare il collegio dei dodici Apostoli (Cf Mc 3,14-19, Lc 6,12-16), e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori (Cf 1 Tm 3,1-13; 2 Tm 1,6; Tt 1,5-9) che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l’ordinazione delle donne non è possibile (Cf Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 26-27; Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Inter insigniores: AAS 69 (1977), 98-116)” (CCC 1577).
Ti saluto, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo