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Quesito
Caro Padre Angelo,
volevo chiedere: la 2a lettura di domani (prima di quaresima, anno b) ha questo passo:
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1 Pt 3,20): “Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè…ecc”
chi sono queste anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere? sono defunti poiché si parla al passato. Cioè non capisco si dice che abbiamo una sola vita e in questa dobbiamo rispondere alla Grazia per salvarci…
e qui sembra che anche i defunti possono essere salvati (cioè se fossero le anime al purgatorio va bene) tutti Dio salverà? Come si sente dire poiché è tanto buono che se l’inferno esiste è vuoto?
Nella mia ignoranza in materia teologica non accetto simili posizioni che a volte si sentono specie in omelie però vorrei che mi aiutasse ad avere le idee chiare per una fede più forte.
Ringrazio e assicuro la mia piccola preghiera e conto sulla sua.
GIUSEPPE
Risposta del sacerdote
Caro Giuseppe,
il testo che mi hai indicato ha ricevuto due interpretazioni.
1. La prima: Gesù Cristo con la sua anima è disceso negli inferi (Limbo) per annunciare la liberazione.
Tra quelli cui fu annunciata la liberazione, S. Pietro ricorda in modo speciale gli increduli del tempo di Noè, e cioè quelli che si erano rifiutati di credere quando Noè cominciò a costruire l’arca.
Essi non credettero alle esortazioni del patriarca, che a nome di Dio minacciava il diluvio e lo sterminio dei peccatori.
Ma quando poi videro sollevarsi le acque e si sentirono vicini a morire, molti di essi si rivolsero a Dio. Domandarono e ottennero il perdono.
È vero che la Scrittura non dice nulla su questo punto, ma San Pietro in 4,6 (“Infatti anche ai morti è stata annunciata la buona novella, affinché siano condannati, come tutti gli uomini, nel corpo, ma vivano secondo Dio nello Spirito”), lascia intendere che parecchi fecero penitenza e furono degni di avere parte alla redenzione operata da Gesù Cristo.
2. La seconda: secondo alcuni commentatori (S. Agostino, San Beda e altri) qui non si parlerebbe in alcun modo della discesa di Gesù al Limbo, discesa che per altro è provata da altri testi di Scrittura.
Qui San Pietro direbbe che Gesù Cristo per quello stesso Spirito per cui risuscitò da morte, predicò ancora prima della sua incarnazione a quegli uomini increduli che vivevano al tempo in cui Noè si fabbricava l’arca.
3. Questa è anche la tesi di San Tommaso, il quale citando Sant’Agostino dice: “Tuttavia S. Agostino (Epist. 164, cc. 5,6) presenta un’esegesi migliore, riferendo le parole suddette non alla discesa di Cristo agli inferi, bensì agli interventi della sua divinità fin dal principio del mondo.
E allora il senso è che egli «venne a predicare», con le ispirazioni interne e le ammonizioni esterne fatte dalla bocca dei giusti, «a coloro che erano in carcere», che cioè vivevano in un corpo mortale, il quale è come il carcere dell’anima, «con lo spirito» della sua divinità: «a coloro», dico, «che erano stati increduli un tempo», cioè alla predicazione di Noè, vale a dire «quando essi facevano assegnamento sulla pazienza di Dio», che differiva il castigo del diluvio. Infatti nel testo si aggiunge: «ai giorni di Noè, quando si costruiva l’arca»” (Somma teologica, III, 52, 2, ad 3).
4. Pertanto questo testo non ha niente a che fare con i dannati all’inferno.
Dio è buono, certamente, ma nonostante la bontà di Dio, all’inferno si trovano demoni e uomini. Non perché Dio li abbia mandati lì, ma perché essi stessi, con le loro opere, direttamente o indirettamente, se lo sono voluto e creato.
Ti ringrazio della preghiera e ti dico che puoi contare sulla mia.
Ti saluto cordialmente e ti benedico.
Padre Angelo