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Quesito

Caro Padre Angelo,
La seguente domanda è relativa alle conseguenze dell’annullamento.
Ponendo che l’addebitabilità gravi su uno solo dei due coniugi, la nullita’ del matrimonio giova ad entrambi? Possono risposarsi tutti e due in Chiesa? O sul coniuge in mala fede ricadono delle sanzioni di natura religiosa?
Se una coppia si separa civilmente, può anche a distanza di anni, sussistendone i presupposti, iniziare una causa ecclesiastica per l’annullamento? ( anche ad esempio, nel caso in cui non abbia saputo prima di poterlo fare?)
La ringrazio in anticipo per la risposta, la saluto con affetto.
Maria


Risposta del sacerdote

Cara Maria,
ribadisco ancora che la Chiesa, propriamente parlando, non annulla i matrimoni, ma emette sentenze di nullità. Il che è ben diverso.
La dichiarazione di nullità giova ad entrambi i (presunti) coniugi, anche se il matrimonio non è mai stato realizzato per la mala fede di uno dei due.
Nel matrimonio infatti non basta che ci sia il consenso di tutti e due, ma ci vuole il mutuo consenso. Ciò significa che se uno dà il proprio consenso in buona fede a un altro che non lo ricambia nello stesso significato, il matrimonio non si è realizza. Vi è un vizio nel consenso.
Tu mi chiedi se sul coniuge in mala fede ricadano delle sanzioni di natura religiosa.
Di per sé non ce ne sono. Ma nella prospettiva di un nuovo matrimonio la Chiesa può chiedere particolari garanzie (ad esempio un giuramento fatto davanti ad un giudice ecclesiastico) per evitare di profanare di nuovo il Sacramento ripetendo finzioni.

Tu mi poni un’ultima domanda: se una coppia, che si è separata civilmente, possa anche a distanza di anni iniziare una causa ecclesiastica per la dichiarazione di nullità?
La risposta è affermativa, anche nel caso da te ipotizzato, e cioè che uno non abbia saputo prima di poterlo fare.
Ti ringrazio ancora per la domanda.
Ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo