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Quesito
Caro Padre Angelo,
ogni volta che mi rispondete sono felicissima perché non solo ho imparato tante cose nuove grazie a voi ma scaturisce sempre una piccola conversione in me.
Mi chiamo… e ho 27 anni.
Mi è capitato varie volte di trovarmi a parlare di Dio, di fede… A volte non capisco come gli altri intraprendono dei discorsi così delicati con me che non ho per niente una buona dialettica. Io leggo molti libri di ascetica di vari sacerdoti, alcuni Santi, prego il Rosario e da tanto tempo leggo le vostre risposte alle varie domande che vi vengono fatte…
Mio cognato ha 19 anni e non va più a Messa perché dice che la Chiesa è un ambiente sporco fatto di sacerdoti pedofili, che c’è la massoneria… Insomma dice che è credente ma a modo suo.
A pranzo, ho cercato invece di dirgli che il male lo sta portando a pensare a cose inutili e a distoglierlo dalle cose importanti come ad avere un rapporto, una relazione vera con Dio, ad approfondire cosa dice veramente la Chiesa senza farsi ingannare dai media, a voler bene al Signore rispettando i Suoi comandamenti, a coltivare la fede per mezzo della preghiera, ad accostarsi con fiducia ai sacramenti… Ma si ostina a condannare la Chiesa, a non voler andare a confessarsi perché ci sono i preti, a non partecipare alla Messa perché secondo lui non c’è bisogno del prete…
Pensa che la Chiesa ostacoli leggi importanti come quella dell’aborto, etc… insomma, non sa quello che dice.
Quello che vedo in lui è la ricerca della verità perché mi ha fatto anche altre domande a cui grazie a Dio ho saputo dare una risposta, non ho avuto opposizione ma ascolto. Ma per il resto è scontroso e si è fissato che la Chiesa “non è buona”, come si dice qui in Campania. Cosa posso fare per lui?
Grazie Padre Angelo, che la Madonna vi benedica.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. i discorsi di tuo cognato assomigliano a quelli di tutti coloro che hanno abbandonato Gesù Cristo.
Se conoscessero Gesù e quello che ci ha lasciato nei sacramenti, principalmente nell’Eucaristia non ragionerebbero così.
Se provi a chiedere a tuo cognato che cosa è la Messa vedrai che comincerà a girare nel vago senza mai darti la risposta esatta.
Non ti saprà dire quello che dice lo Spirito Santo ha detto per bocca di Paolo, e cioè che è il memoriale della morte del Signore: “Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga” (1 Cor 11,26).
In altre parole, celebrare l’eucaristia è rendere presente sull’altare il sacrificio di Cristo sulla croce.
Si rende presente quel sacrificio che ci ha meritato ogni grazia, sicché giustamente viene detto che la Messa è la sorgente di ogni benedizione.
Viene reso presente in modo particolare a beneficio di coloro che vi sono presenti.
2. Santa Teresa di Gesù bambino diceva: “Se la gente conoscesse il valore dell’Eucaristia, l’accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica”.
La stessa cosa disse anche San Pio da Pietrelcina: “Se gli uomini comprendessero il valore della Santa Messa, a ogni Messa ci vorrebbero i carabinieri per tenere in ordine le folle di gente nelle chiese”.
Ma come può essere reso presente il sacrificio di Cristo sull’altare a beneficio dei presenti se non c’è il prete che consacra?
La presenza del sacerdote è dunque insostituibile.
3. Ciò rattrista è l’ostinazione nei confronti della Chiesa e la diffidenza nei confronti dei sacerdoti.
Chissà se sono proprio come li dipinge tuo cognato i sacerdoti di Cristo, a partire da quelli della sua parrocchia!
Sarei contento se facesse un giro per i seminari per vedere se i suoi coetanei sono lì e hanno rinunciato a tutto per loschi motivi.
Il fatto è che il male, e cioè il peccato, ha offuscato se non addirittura accecato la sua mente.
Sono impressionanti le parole di Gesù: “Chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio” (Gv 3,18).
Perché è già condannato?
Ecco la risposta: “E il giudizio (motivo) è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie.
Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate.
Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3,18-21).
Forse anche tuo cognato sta amando più le tenebre (i peccati) che la luce, e cioè Gesù Cristo.
Ma abbandonarsi ai peccati, senza volontà di riscattarsi e disprezzando il sacramento (confessione) che Cristo ci ha meritato a caro prezzo, è la stessa cosa che consegnarsi implicitamente ai demoni, i quali fanno il resto nell’ottenebrare la mente e nell’indurire i cuori.
Le parole del Signore vorrebbero riempirci di santa apprensione per la sorte dei peccatori.
San Domenico ogni sera, nelle sue personali orazioni, piangeva pensando alla loro fine.
4. Tuo cognato poi si scaglia contro la Chiesa perché ostacola leggi importanti come quelle dell’aborto.
Secondo tuo cognato che cosa dovrebbe dire la Chiesa: che è lecito uccidere i bambini nel grembo della loro madre?
Dovrebbe giustificare chi gli dà questo potere tirannico e diabolico.
Perché uccidere un bambino per il solo motivo che è incapace di difendersi?
Perché l’aborto è questo, aldilà dei falsi giri di parole per cui lo si chiama interruzione volontaria della gravidanza.
Questa non è civiltà, ma viltà.
5. Che cosa si può fare per tuo cognato? I ragionamenti non bastano. Lo tocchi tu stessa con mano.
D’altra parte, la conversione degli uomini a Dio non è un’azione semplicemente umana, ma è un’opera soprannaturale, perché eleva alla comunione soprannaturale con Dio.
Gesù ha detto: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato” (Gv 6,44).
Che cosa si può fare allora per favorire l’azione del Padre?
Quando gli apostoli chiesero al Signore come mai non erano riusciti a cacciare un determinato demonio, si sentirono rispondere che certi demoni non si scacciano se non con la preghiera e con il digiuno (Mt 17,21).
6. La preghiera è insostituibile perché rende presente il Signore nei pressi della persona per cui preghiamo.
Il digiuno rinforza questa presenza.
Ora quante digiuni possiamo fare, e non tanto nei cibi perché ci sono indispensabili, ma nelle parole, negli occhi, nell’udito e nei vari sensi.
San Giovanni Crisostomo diceva che chi prega con il digiuno è come se avesse due ali, più leggere degli stessi venti.
7. Nell’indurimento del cuore di tuo cognato devi avvertire una chiamata da parte del Signore.
Devi parlare, sì, devi anche confutare come faceva San Paolo, ma devi essere persuasa che come le anime sono state guadagnate dalla croce di Cristo, così anche noi dobbiamo percorrere la medesima via.
Le nostre preghiere e le nostre volontarie mortificazioni permettono a Cristo di effondere con forza i meriti della sua passione redentrice e di comunicare alle persone per cui preghiamo la potenza della sua risurrezione.
È stata questa la forza che Santa Monica attraverso le preghiere e le lacrime è riuscita a trasmettere al figlio Agostino e portarlo a grande conversione.
Con l’augurio che anche tuo cognato non solo non vada perduto, ma diventi un nuovo Agostino trascinando tanti altri a Cristo, ti benedico e ti assicuro la mia cordiale preghiera.
Padre Angelo