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Caro Padre Angelo,
Mi chiamo Roberto e volevo un chiarimento sul rapporto tra divina provvidenza e propria indipendenza.
Ci sono molte persone e alcuni santi che fidandosi di Dio padre hanno lasciato tutto per creare grandi cose. Non entro nello specifico.
Volevo peró chiedere se e come oggi l’uomo medio può fare tali cose e se non le fa vuol dire che non si fida della provvidenza di Dio? Mi spiego meglio.
Ho 50 anni, un lavoro con uno stipendio medio, una famiglia con due figli di 12 e 15 anni che studiano, una moglie con lavoro part time e un mutuo decennale. Io cerco di vivere nel signore ma ho una vita ordinaria. I soldi ci servono per vivere, pagare le spese e quello che rimane cerco di accantonarlo per una possibile pensione integrativa x il domani, x essere indipendente e non pesare quando sarò più vecchio sulle spalle dei miei figli e se sarà necessario poterli aiutare economicamente un giorno a farsi una casa, una famiglia o avviare una attività. Alla luce di questo non rimane molto x aiutare gli altri. Cosa che vorrei fare in maggior misura.
La domanda è se cercare di essere prudente o di “accantonare” vuol dire non fidarsi della divina provvidenza?
Cercare di creare qualcosa per i poveri rinunciando a tutto e dicendomi che nel fare il bene i soldi arriveranno, ma poi temere che possa andare incontro ad un fallimento, vuol dire non fidarsi di Dio? Per una persona diventata santa che ha fatto grandi cose chissà quanti, di cui non si parla, hanno magari perso tutto (ovviamente non in spirito) senza riuscire a portare avanti un progetto importante e hanno dovuto rinunciare.
Dove è il giusto compromesso?
Grazie.
Caro Roberto,
1. San Tommaso dice che il Signore ci ha dato l’intelligenza perché provvediamo a noi stessi e ai nostri cari.
La prima carità va fatta per quelli di casa nostra.
Mi pare che il rapporto che hai con i beni sia giusto.
2. La Sacra Scrittura dice: “Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele” (1 Tm 5,8).
Di qui san Tommaso conclude: “Dunque si deve avere una carità maggiore verso i congiunti” (Somma teologica, II-II, 26, 7, sed contra ).
3. Ognuno è chiamato alla santità secondo le esigenze del proprio stato.
Tu non puoi vivere come un frate cappuccino, perché sei sposato e hai famiglia.
È giusto che tu pensi di potere provvedere ai tuoi figli, di lasciar loro dei beni utili per la famiglia che si costituiranno e anche per i loro figli.
Quante volte capita di poter intraprendere determinati studi o di potersi perfezionare ulteriormente fruendo dei beni lasciati in eredità dai nonni.
Anche questo è voler bene e segno di affetto.
4. Tuttavia insieme a questo ti raccomando di fare molte elemosine e di largheggiare.
L’elemosina infatti attira su di te e sui tuoi cari molte benedizioni del Signore.
5. Desidero mostrartene alcuni benefici.
Il primo: l’elemosina giova all’espiazione dei nostri peccati.
Dio dice attraverso la Sacra Scrittura: “Come l’acqua spegne il fuoco, così l’elemosina espia i peccati” (Sir 3,29).
Mi piace ricordare a questi proposito quanto faceva Giobbe con i suoi figli:
“I suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme. Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti per ognuno di loro. Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno maledetto Dio nel loro cuore». Così era solito fare Giobbe ogni volta” (Gb 1,4-5).
La prima elemosina che puoi fare per loro è la celebrazione della Santa Messa per loro, per il loro futuro e la loro santificazione.
6. Inoltre con le elemosine ti fai dei meriti davanti al Signore:
Senti di nuovo che cosa dice Dio sul valore dell’elemosina: “Chi fa la carità al povero, fa un prestito al Signore” (Pr 19,17) e “per chi da al povero non c’è indigenza” (Pr 28,27).
Pertanto, pur provvedendo per la tua casa come ti ho detto sopra, nello stesso tempo assicura per te e per la tua famiglia la benevolenza e la benedizione del Signore il quale restituisce quello che si dà per lui sempre molto largamente.
5. Nel Nuovo Testamento si legge questo episodio riguardante Cornelio:
“Vi era a Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica.
Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio.
Un giorno, verso le tre del pomeriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!».
Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c’è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio ed egli si è ricordato di te.
Ora manda degli uomini a Giaffa e fa’ venire un certo Simone, detto Pietro” (At 10,1-5).
6. Pietro andrà in casa di Cornelio ed ecco il prosieguo del racconto:
“Cornelio stava ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi che aveva invitato.
Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio.
Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!».
Poi, continuando a conversare con lui, entrò, trovò riunite molte persone e disse loro: «Voi sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo.
Per questo, quando mi avete mandato a chiamare, sono venuto senza esitare. Vi chiedo dunque per quale ragione mi avete mandato a chiamare».
Cornelio allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest’ora, stavo facendo la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste e mi disse: «Cornelio, la tua preghiera è stata esaudita e Dio si è ricordato delle tue elemosine” (At 10,24-31).
Auguro anche a te l’esperienza di Cornelio perché anche tu, nella maniera in cui Dio dispone, ti si preseti un Angelo che ti dica “la tua preghiera è stata esaudita e Dio si è ricordato delle tue elemosine”.
La auguro anche ai tuoi figli che da te ne prenderanno l’esempio.
Per questo ti benedico e ti ricordo al Signore.
Padre Angelo