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Quesito
Buon pomeriggio padre Angelo,
una signora all’interno di una zona pastorale confinante a quella in cui ora mi trovo, in merito a una scelta pastorale dei preti di quella zona (possibilità di inserire i propri defunti in una liturgia della Parola domenicale anziché nella messa, visto il cambiamento del numero di noi preti), mi scrive così:
“Non mi sembra giusto equiparare la Messa alla liturgia per i defunti…nella Messa c’è il sacrificio di Gesù sulla croce, la liturgia non ha questo sacrificio, di conseguenza quel defunto a cui viene applicata la liturgia non avrà il beneficio di una Messa che potrebbe anche farlo uscire dal Purgatorio”.
Chiedendomi un parere, mi sento poco preparato a una risposta completa. Mi può aiutare?
La ringrazio
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. senza dubbio è lodevole ricordare i defunti nella liturgia della parola sostitutiva della messa domenicale.
È un’esigenza dei fedeli vivere un particolare comunione con i propri cari defunti nelle ricorrenze della trigesima o dell’anniversario.
Anche gli altri fedeli presenti sono contenti di associarsi alla preghiera per le persone che sono state loro compagne di viaggio per un tratto del pellegrinaggio terreno.
2. Nello stesso tempo è giusto mettersi in comunione con la Chiesa che si trova in stato di purificazione (purgatorio) e anche con la Chiesa celeste.
Come recitiamo nel credo, la Chiesa è una.
Quando si dice una, non s’intende solo quella visibile sulla terra, ma anche quella che ha bisogno del nostro aiuto, come quella che si trova in purgatorio, e anche quella del cielo, dalla quale imploriamo aiuto.
3. Pertanto è un’iniziativa lodevole quella dei sacerdoti della zona confinante la tua quella di menzionare i nomi di particolari defunti nella liturgia della parola sostitutiva della messa.
Come si legge nella sacra scrittura: “è santo e pio il pensiero di pregare per i defunti perché siano sciolti dai loro peccati” (2 Mac 12,43.45).
4. Tuttavia come nell’episodio menzionato dalla Scrittura la gente non si accontentò di pregare per i defunti, ma fece una colletta perché a Gerusalemme fosse offerto per loro un sacrificio espiatorio dei peccati, così per noi, se è già cosa buona pregare per i defunti, non c’è azione più grande e più efficace per la loro purificazione che la celebrazione della Santa Messa.
5. Ha ragione, pertanto, la signora che si è rivolta a te: nella Messa viene reso presente il sacrificio di Cristo compiuto sul calvario e viene offerto a vantaggio di tutti i presenti, ma in modo particolare secondo l’intenzione dell’offerente accettata dal sacerdote.
Il Concilio Vaticano II nella Lumen gentium dice: “Ogni volta che il sacrificio della croce …viene celebrato sull’altare, si rinnova l’opera della nostra redenzione” (LG 3).
6. Il Concilio di Trento afferma che “nessun’altra azione compiuta dai fedeli cristiani è così santa e così divina quanto questo tremendo mistero in cui ogni giorno quell’ostia vivificante, per la quale siamo stati riconciliati con Dio Padre, viene dai sacerdoti immolata a Dio sull’altare” (sess. 22, Decreto su ciò che bisogna osservare ed evitare nella celebrazione della messa).
7. Il Santo Curato d’Ars in termini molto semplici diceva che “tutte le opere buone riunite non equivalgono al santo sacrificio della Messa, poiché esse sono opera degli uomini, mentre la Messa è l’opera di Dio.
Anche il martirio è niente, in confronto, perché il martirio è il sacrificio che l’uomo fa a Dio della propria vita; la Messa invece, è il sacrificio che Dio fa all’uomo del Suo Corpo e del Suo Sangue” (A. Monnin, Spirito del Curato d’Ars, p. 80).
8. Del medesimo avviso è Sant’Alfonso dei Liguori: “Dio stesso non può fare che vi sia nel mondo un’azione più grande della celebrazione di una Messa.
Tutti i sacrifici antichi, con cui fu tanto onorato Iddio, furono solo un’ombra e una figura del Sacrificio dell’altare. Tutti gli onori che da sempre gli hanno dato e gli daranno gli angeli con i loro ossequi, e tutti gli onori che gli uomini gli hanno dato e gli daranno con le loro opere, con le loro penitenze e i loro martiri, non hanno potuto e non potranno giungere a dar tanta gloria al Signore, quanta gliene dà una sola Messa.
Perché mentre tutti gli onori delle creature sono onori finiti, l’onore che riceve Iddio nel Sacrificio dell’altare, venendogli offerta una vittima d’infinito valore, è un onore infinito” (Sacerdote, ascoltami, p. 162).
9. Infine c’è anche la questione dell’offerta fatta da chi fa celebrare la Messa.
È un’offerta più consistente e viene fatta con l’intendimento di unirsi più intimamente al sacrificio redentore di Cristo con un sacrificio personale.
Per questo se i fedeli danno tale offerta perché venga celebrata la Messa, non è sufficiente farne memoria nella preghiera dei fedeli nella Liturgia della Parola, ma è necessario celebrare la Messa.
È questione di giustizia e onera gravemente la coscienza del sacerdote.
Ti ringrazio per il quesito, ti auguro ogni bene per il tuo prezioso ministero e ti ricordo volentieri nella preghiera.
Padre Angelo