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Martino de Porres è già Frate Martino.
Vestito con lo scapolare nero, che risalta sulla tunica bianca, i religiosi lo vedano tutto il giorno in movimento.
Al mattino di buon’ora saliva alla torre campanaria per suonare l’ora della Messa.
Poi scivolava lungo il corrimano delle scale per aprire le porte dalla Chiesa.
Recita le sue orazioni durante le varie Messe e nei giorni in cui gli era permesso si comunicava con estremo fervore.
Dopo la colazione, che gli portava via ben poco tempo, si dedicava a far la barba ai confratelli, poi agli infermi, ai quali dedicava moltissime ore.
A metà giornata andava a pranzo e subito dopo passava alla portineria, dove si curava di infinite incombenze per soddisfare tutti coloro che accorrevano al convento.

A tutti dava una parola di consolazione, medicine, abiti, cibo, preghiere e denaro e nessuno poteva sapere come poteva arrivare a capo di tutto, perché la cosa era semplicemente miracolosa.
Però restava ancora molto da fare alla sera. Spesso andava ancora al suo lavoro comune, e scopare, a tagliare capelli, a seguire malati, ad esercitare l’apostolato che teneva nelle strade. Qui vi sono poveri, sperduti nelle case, che si vergognano di chiedere l’elemosina e che è urgente aiutare, ragazzini che bisogna preparare per la prima Comunione.
Alla notte ritorna al convento e va in Sacrestia, all’infermeria, alle cucine a vedere se vi è ancora qualcosa da fare. Dopo la cena tutti si ritirano nelle celle per riposare. Lo stesso non è per Martino che si impegna ancora nelle attività spirituali, che non aveva potuto svolgere prima per non attirare l’attenzione dei suoi confratelli.

Ecco la sintesi della vita di Frate Martino: lavoro e umiltà, giustizia e carità, completo impegno in una sincera pietà cristiana.
La Provvidenza gli fu prodiga, perchè gli diede la compagnia di molte anime della stessa tempra, così vediamo come le ore libere di certi giorni della settimana erano dedicate alla piacevole compagnia di Juan Macias che si santificò e che anch’egli salì agli onori degli altari.
L’arcivescovo Toribio Mogrovejo mori quando egli aveva circa 30 anni, già inserito nella lista dei Santi. Stava per compire i 40 anni quando un altro Santo, Francisco Solano, chiudeva gli occhi a lima, il prodigioso apostolo del nuovo mondo. La piccola Rosa chiudeva la sua breve esistenza nell’anno 1617.
Come si vede, la Provvidenza non poteva essere più prodiga nel dare esempi di santità, per questo si può affermare che ogni anima può salire dal grado più basso fino al gradino più elevato della gloria e che può redimere il mondo con gli strumenti più umili del lavoro, quelli del falegname, quelli dei lavori domestici, come avvenne un giorno nella Sacra Famiglia della casa di Nazareth.