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Quesito
Gentile Reverendo Padre Angelo Bellon
recentemente ho letto anche il canone numero 14 del Concilio di Trento sul Battesimo. Esso recita:
14. Se qualcuno afferma che questi bambini, una volta cresciuti, devono essere interrogati, se intendono confermare quello che i padrini, quando furono battezzati, promisero a loro nome, e che qualora rispondessero negativamente, devono essere lasciati padroni di sé stessi e non devono esser costretti alla vita cristiana con altra pena che con l’allontanamento dall’eucarestia e dagli altri sacramenti, fino a che non si ricredano: sia anatema.
Immagino che il canone voglia affermare che il bambino battezzato ha diritto a ricevere un’educazione cristiana ed i genitori e padrini hanno il dovere assoluto di provvedere a tale scopo. Tuttavia che vuol dire di preciso "costretti a"?
Anche perché uno non può essere costretto né alla Fede, né alla ricezione dei Sacramenti visto che la Fede è un atto libero dell’intelletto e della volontà e, per la ricezione dei Sacramenti, è assolutamente necessaria la libera volontà del singolo e la sua buona disposizione per ottenere buon frutto invece che una simulazione sacrilega. Una vita cristiana è fatta anche di preghiera assidua e frequenti Sacramenti. Ora, uno può anche "costringere" un ragazzo ad andare alla Messa tutte le domeniche, a non mangiare carne il venerdì, ma per i Sacramenti non è possibile costrizione, anche perché si manderebbe la persona a fare dei sacrilegi per mancanza di buone disposizioni. La preghiera fatta per costrizione e non con il cuore è una preghiera di nessun valore di fronte a Dio.
Per quanto riguarda un adulto non è possibile alcuna costrizione (tranne norme di legge naturale), si andrebbe a violare la libertà religiosa.
Volevo chiederle il motivo di questa condanna, in cosa esattamente consista questa condanna e che valore essa abbia dal punto di vista di Magistero.
Rinnovo i miei più vivi apprezzamenti per le risposte riportate nel sito che leggo ogni giorno con molto interesse.
La ringrazio in anticipo delle risposte.
Sarò felice di ricordarla nelle mie preghiere.
Marchesini
Risposta del sacerdote
Caro Marchesini,
il canone parla dei bambini che hanno ricevuto il battesimo quando erano privi dell’uso di ragione.
Quando questi ragazzi si aprono all’adolescenza e, anzi, una volta che siano diventati adolescenti (in latino: “cum adoleverint”, e cioè “una volta che siano diventati adolescenti”), non vanno lasciati in balìa a se stessi, poiché non hanno ancora raggiunto quella maturità per la quale godono di piena autonomia.
Ti faccio una domanda: un adolescente che non voglia andare più a scuola, può esservi costretto dai genitori e anche dalle leggi dello Stato?
Tu mi risponderai: sì.
Ugualmente anche nell’educazione della fede i ragazzi vanno seguiti, stimolati, premiati.
La mancanza di cibo non giova alla crescita biologica di un ragazzo.
Analogamente anche la denutrizione spirituale porta alla contrazione di tante malattie e in definitiva anche alla morte spirituale.
Il Concilio vuole dire questo.
Tu dici: ma nelle cose spirituali è diverso. Si costringono i ragazzi a compiere dei sacrilegi.
Ti rispondo: i genitori hanno il dovere di mandare a scuola i loro figli anche se non ne hanno voglia. La loro speranza è che l’appetito venga mangiando. Certo, uno può anche andare a scuola e non fare nulla. A questo punto i genitori hanno pure il dovere e anche il diritto di castigare il ragazzo.
Analogamente anche per la vita di fede. Quanti ragazzi, proprio perché non sono stati lasciati in balìa di se stessi, hanno avuto la possibilità di comprendere meglio la fede in cui sono stati educati e ne hanno dato in seguito una bella testimonianza!
Il Concilio vuole ricordare che i figli hanno pure il dovere di obbedire ai genitori.
Può darsi che qualcuno faccia i propri doveri religiosi solo materialmente, e compiendo pertanto dei sacrilegi. Sarà compito dei genitori allora aprire gli occhi: dialogare, intervenire, persuadere… Ma è sbagliato lasciare che un bambino che si apre all’adolescenza sia lasciato in balìa delle proprie voglie.
Se poi un giorno, il figlio rifiuterà quanto gli è stato insegnato e comandato, allora i genitori non avranno da incolpare se stessi.
Mi pare che questo sia il significato dell’insegnamento del Concilio tridentino.
Ti ringrazio delle preghiere che fai per me e le contraccambio.
Ti ringrazio anche della domanda e ti benedico.
Padre Angelo