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festività mariana – solennità
L’Assunzione di Maria al cielo è un dogma di fede della Chiesa cattolica, secondo il quale Maria, madre di Gesù, al termine della sua vita terrena, andò in paradiso in anima e corpo.
Questo culto si è sviluppato a partire almeno dal V secolo d.C., diffondendosi e radicandosi nella devozione popolare. Il 1º novembre 1950, papa Pio XII, avvalendosi dell’infallibilità papale, proclamò il dogma con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus con la seguente formula: «La Vergine Maria, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Queste parole volutamente non chiariscono se l’Assunzione di Maria sia stata preceduta o meno da sonno profondo o da morte naturale (Dormitio Virginis, espressione che in effetti può riferirsi sia ad un sonno che alla morte naturale): pertanto la Dormizione di Maria non è oggetto di dogma, mentre la sua glorificazione in corpo ed anima è parte integrante della fede della Chiesa cattolica.
Ma come si è formata questa fede nell’assunzione di Maria? La Sacra Scrittura non offre dati storici sull’avvenimento e neppure è facile mostrare l’esistenza di una tradizione ininterrotta che risalga ai primissimi secoli della Chiesa11. La fede nell’Assunzione si è imposta nel sentire ecclesiale perché si è compreso che Maria doveva finire la sua esistenza in modo conforme alla sua dignità di Madre verginale del Figlio di Dio.
Tradizioni fantasiose e difficili da verificare (si pensi agli scritti apocrifi) e comunità dalle dubbie dottrine (forse gnostiche o giudeocristiane) hanno contribuito a tramandare, spesso in maniera pittoresca, un’intuizione chiara e fondamentale: non poteva essere consegnata alla corruzione della morte colei che era stata radice della vita divina. La morte non poteva scalfire la bellezza sublime del mistero di Maria.
Tuttavia, sebbene le basi scritturistiche non siano evidentissime come per altri dogmi, il riferimento alla Scrittura non è assente. Eccone la prova.
La Sacra Scrittura non offre direttamente dati sulla fine della vita di Maria. E chiaro però che presenta la vita e la missione di Maria strettamente unite a quelle di Gesù, e pone così le basi per una perfetta associazione di Maria al trionfo di Cristo. Da questa prospettiva, testi come Gn 3,15, Lc 1,28 e Ap 12,lss. sono in sintonia con l’assunzione di Maria in cielo, pur non contenendo direttamente questa dottrina:
– Gen 3,15: la vittoria promessa nel protovangelo alla stirpe della donna è una vittoria della donna stessa;
– Lc 1,28: la salvezza promessa alla Figlia di Sion si realizza pienamente in Maria;
– Ap 12ss.: La “donna vestita di sole” marilfesta il carattere celeste del popolo di Dio. All’interno di questa figura collettiva39 è esplicitamente contenuta la figura individuale della madre di Dio, perché da lei proviene il Messia salvatore e redentore. Questa donna non rappresenta propriamente il mistero dell’assunzione, ma nell’insieme del testo appare vittoriosa in virtù della vittoria di Cristo40.
Dal versante paolino, il testo di 1Cor 15,20-23, descrive la vittoria di Cristo nelle sue vane tappe fino al suo compimento ultimo. Paolo dice: «Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza». Paolo in questo passo parla di un ordine dove prima viene Cristo, poi i suoi e, all’ultimo, la fine di tutto. Qual è il posto di Maria in questo ordine? Il testo descrive la possibilità di ricevere la salvezza secondo diversi gradi o fasi. Prima è il Salvatore stesso, Cristo, la primizia (in base alla tradizione veterotestamentaria si potrebbe anche tradurre “le primizie”), poi i suoi, la Chiesa, poi ancora, il cosmo. In virtù della sua stretta associazione con Gesù nell’opera della redenzione, è possibile considerare anche Maria come parte di queste “primizie”, e che sia proprio lei a realizzare questo plurale del testo, che abitualmente non si considera nelle traduzioni. Maria, completamente unita a Gesù, partecipa alla salvezza secondo il modo totale di Cristo, e non secondo il modo ancora perfettibile di tutti gli altri santi. Un altro indizio della presenza di questo mistero nella Scrittura è il tema dell’arca dell’alleanza. É soprattutto Luca ad accostare la figura di Maria all’arca dell’alleanza aprendo cosi interessanti prospettive. Nel pensiero giudeo l’Arca e la Torah erano inseparabili. Come la Torah, in quanto parola di Dio, anche l’Arca era destinata a durare per sempre. I materiali nobili dell’Arca, e in particolare l’oro, esprimevano l’idea di incorruttibilità e perciò di permanenza. Inoltre, secondo la mentalità giudea, 1’Arca sarebbe dovuta apparire alla fine della storia della salvezza, affinché Dio potesse manifestare in essa la sua gloria. Scrive Serra: «Il secondo libro dei Maccabei (sec. II BCE) narra che il profeta Geremia, in seguito a un responso divino, prelevò l’arca dal Tempio di Gerusalemme, con la tenda e l’altare degli incensi, e li nascose in una caverna del Monte Nebo. Quando il Signore avrebbe concesso salvezza piena al suo popolo, allora avrebbe mostrato quegli oggetti e si sarebbe rivelata la sua gloria (2 Mac 2,4-8)». Su queste basi l’esegesi giudea forgiò l’idea che l’Arca sarebbe apparsa alla fine dei tempi, quando Gerusalemme sarebbe stata riedificata per sempre. Un’eco di tale tradizione sembra conservarsi nell’apocalisse di Giovanni, quando scrive: «Allora si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l’arca dell’alleanza» (Ap 11,19). Maria però è la vera Arca dell’alleanza, creata da Dio e ornata con le più alte e nobili grazie; legata inscindibilmente a Cristo, è il ricettacolo della Parola incarnata destinata a rimanere in eterno. Come non era possibile che la morte trattenesse il corpo di Cristo (cf. At 2,24), così non era possibile che trattenesse anche quello di Maria. Perciò è stata glorificata in anticipo, per continuare a servire il Figlio fino all’ultimo suo mistero. Infine, nella tradizione della Chiesa sono stati applicati all’Assunzione di Maria alcuni testi della Scrittura. Tra questi: Es 20,12 («Onora tuo padre e tua madre»), Is 60,3 nella versione della Volgata («Glorificherò il luogo dove poggiarono i miei piedi»), Sal 45,10 («Alla tua destra la regina in ori di Ofir …»), Sal 132,8 della Volgata («Alzati Signore nel tuo riposo, tu e l’arca della tua santificazione») e Ct 3,6 («sale dal deserto come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e di incenso»). Essi non danno un fondamento al mistero, ma richiamano temi e motivi che aiutano a coglierne la coerenza all’interno del disegno di Dio.
Ma soprattutto questo dogma, che è l’ultimo in ordine di tempo proclamato dalla Chiesa, va messo in riferimento all’altro della Immacolata Concezione: l’uno esprime un mistero iniziale, la santità originaria, l’altro un mistero terminale, la glorificazione.
L’uno e l’altro sono nell’area del Credo, poichè racchiudono, per le verità che sono loro proprie, il centro del mistero della salvezza: Dio, il “solo Santo”, si è fatto uomo per fare degli uomini dei santi! Tutta la vita di Maria, dal suo concepimento al suo ingresso nella vita eterna ne è testimonianza.
Veniamo adesso alle prospettive ecumeniche.
Per quello che riguarda gli ortodossi, la convinzione della Assunzione corporale di Maria al cielo viene condivisa dalla Chiesa ortodossa.
Infatti questo dogma di fede si è manifestato per la prima volta in Oriente. L’opposizione verte soprattutto verso la forma, cioè la modalità di proporre questo contenuto, cioè l’infallibilità papale, considerato dogma ormai superato. Comunque, si sa in genere le posizioni fra le due chiese sono abbastanza vicine e vi è qualche teologo che vede nel dogma della Assunzione, addirittura una iperbole poetica della liturgia orientale, che notoriamente è molto rispondente alla venerazione di Maria.
Da parte protestante le distanze sono ovviamente maggiori, ma non manca qualche teologo dell’arcipelago protestante (Stephen Benko 1968), che fa rilevare come l’Assunzione di Maria sottolinea la dignità del corpo umano e l’importanza della resurrezione da sperare alla fine dei tempi, un messaggio rilevantissimo nel nostro mondo secolarizzato.
Qualcuno di questi teologi di area protestante, Lackmann, Wickert e Chavannes hanno dichiarato anche il loro consenso sottolineando come sia importante aprire anche ai protestanti il tesoro immenso della dottrina e della devozione mariana.