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Quesito

Caro Padre Angelo,
innanzitutto ci tengo a ringraziarla tantissimo per il servizio che rende a tutti i cattolici; devo dire che da quando l’ho scoperta ho tirato un sospiro di sollievo per aver trovato finalmente qualcuno a cui poter esporre i miei dubbi che spesso, mi creda, mi creano tanti scrupoli e non mi fanno vivere serenamente la mia cristianità, dunque che Dio la benedica!
Sono un ragazzo di 18 anni, la mia famiglia mi ha dato un’educazione cattolica e ho sempre praticato. Il punto è, come l’ho fatto? Il mio problema è stata la masturbazione che praticato durante tutti gli anni della mia adolescenza dai 12 fino a qualche tempo fa (anche se non in maniera ossessiva), o meglio quello che io all’epoca non ero a conoscenza fosse una cosa sbagliata. Eh già, ma non per colpa dei miei genitori, forse a causa della società e un po’ a causa mia non ho mai pensato che la masturbazione fosse un atto sbagliato o disordinato, al contrario, da quanto avevo appreso, credevo fosse una cosa normalissima del percorso di crescita di un adolescente. Dunque, a causa di questa mia grave ignoranza ho continuato a prendere a Messa il Corpo di Cristo in maniera indegna, senza farmi il minimo scrupolo, non credendo fosse un peccato. Poi, all’età di 16 anni ho iniziato piano piano a sospettare, più che altro a causa di una mia cattiva sensazione sull’atto in sé, dopo averlo compiuto non mi sentivo a posto con me stesso. Successivamente, a 17 anni, essendomi venuto il dubbio, anche grazie ad alcune sue risposte ad altre persone, vengo a scoprire che la masturbazione è un peccato, successivamente scopro che è un peccato mortale, (…).
In seguito l’anno scorso, poco prima della pandemia sono riuscito a confessare per la prima volta in tutta la mia vita questo peccato che avevo sempre tenuto nascosto nelle altre confessioni (anche qui non sapevo che anche questo fosse sacrilegio! Che il Signore mi perdoni davvero!!). Ho confessato di averlo commesso in generale, senza specificare e che avevo l’intenzione di smettere con questa brutta abitudine. (…).
Ci tengo a precisarle ancora qualcosa del mio percorso di fede. Come le dicevo prima, mi è stata data un’educazione cattolica. Per la verità posso dire che fino ai 15 anni la mia è stata una “fede di abitudine”, andavo a messa tutte le domeniche e “rispettavo” Dio perché così mi avevano insegnato e così facevo. Tutto cambiò a 16 anni, da qui posso dire che sia iniziata la mia vera conversione, da quando ho iniziato a studiare filosofia, ma ancora non era una conversione con il cuore vera e autentica, ma piuttosto una conversione di ragione, studiando filosofia mi sono reso conto che la Verità risiedeva in Cristo e nella Chiesa Cattolica. Forse anche da questo proveniva la mia reticenza sull’interrogarmi su problemi etici, su cosa fosse peccato e cosa no, mi sono sempre interessato di più alla metafisica e, soprattutto nel primo periodo studiavo andando alla ricerca di Dio non come Padre, ma come un puro concetto e ogni risultato che io prendevo per vero non poteva essere altro che il frutto di un sillogismo. A 17 anni ho iniziato a fare il catechista e a servire all’altare, e in quest’ultimo periodo ho maturato e continuo ancora a maturare anche quella che il definisco la “conversione del cuore” e ad amare Dio come nostro Padre.
Tornando a quanto le dicevo, dopo l’ultima confessione che le ho raccontato non sono più caduto in quel peccato e ormai credo siano tre mesi o poco più che non compio la masturbazione, e sono felicissimo di questo risultato. I primi tempi, subito dopo aver smesso, è stato difficile combattere contro le prime tentazioni, ma dopo aver superato quelle, il desiderio di compiere quel gesto disordinato si è sempre più spento e, da un po’ di tempo a questa parte, non ne sento più il peso, mi sento anche molto più rilassato e più concentrato nelle attività che svolgo e, soprattutto, sento che la mia volontà è fermamente convinta di non volerlo compiere mai più. Certo, le tentazioni, anche se piccole, ci sono state, e proprio di questo volevo parlarle. (…).
Nelle ultime settimane ho sperimentato un forte desiderio di prendere in considerazione la possibilità di prendere i voti e diventare sacerdote. Ma ho tanti dubbi: primo fra tutti, ho paura che questo sia solo il frutto della grande soddisfazione di aver vinto finalmente il mio vizio e che quindi, allontanandomi per questa via dalla sessualità, io possa allontanare tutte le possibili tentazioni future di cui ho paura; inoltre, ho paura che sia solo un modo per approfondire la questione di Dio da un punto di vista teologico e filosofico. Certo c’è anche il sentimento e la voglia di fare del bene agli altri, ma per il momento mentirei se dicessi che non prevale l’aspetto prettamente conoscitivo, la voglia di apprendere la cultura degli ecclesiastici (per farle un esempio, c’è stato un periodo in cui volevo diventare un padre domenicano principalmente per potermi dedicare tutta la vita a leggere le opere di San Tommaso d’Aquino…) 
Le chiedo padre, come ultima cosa, di pregare fortemente per me, perché il Signore mi dia la capacità di discernere il bene dal male, la prego ne ho tanto bisogno. Anch’io pregherò per lei! 


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. ti rispondo subito in questa bella memoria di San Filippo Neri il quale diceva che tutto quello che aveva appreso nella sua infanzia sulla vita cristiana l’aveva imparato dai domenicani di San Marco in Firenze, dove era ancora vivissimo il segno lasciato da Girolamo Savonarola.
Ti ringrazio per la limpidezza del tuo scritto nel descrivere la situazione adolescenziale che hai attraversato, segnata dal disordine di cui hai parlato.
Desidero sottolineare alcune cose che mi sembrano preziose.

2. Innanzitutto da solo hai cominciato piano piano a sospettare della malizia dell’atto “più che altro a causa di una cattiva sensazione sull’atto in sé”.
Dopo averlo compiuto non ti sentivi a posto con te stesso.
Sebbene la mentalità comune intenda far passare quel disordine come una cosa normale, la tua coscienza non ti dava però la sensazione di aver fatto un’opera buona.
Mi piace ricordare quanto dice San Tommaso: “Il ruolo della coscienza (sinderesi) è di protestare contro il male e di inclinare al bene. E in ciò non può esserci deficienza” (De Veritate, 16, 2) e che “la coscienza nei suoi primi principi (la sinderesi) è intatta anche negli infedeli per ciò che riguarda la luce naturale” (II Sent., 39, 3, 1, ad 3).
Dice inoltre che essa rimane inalterata anche nei dannati, la cui mente resta naturalmente inclinata al bene e, proprio per questo, mormora contro la volontà bloccata nell’ostinazione al male (cfr. II Sent., 39, 3, 1, ad 4).

3. La seconda cosa che desidero evidenziare è la seguente: a quei tempi continuavi a frequentare i sacramenti secondo quanto ti è stato insegnato dall’educazione cristiana che hai ricevuto.
Permanendo quel disordine, pur con una buona dose di scusa sotto il profilo della colpevolezza soggettiva, adesso ti sei accorto che in quel periodo non c’è stato alcun progresso nella tua vita cristiana.
Solo all’età di 16 anni hai cominciato ad avvertire un richiamo alla conversione, pur ancora solo a livello intellettuale.
È vero che non sapevi che la Santa Comunione fatta nelle condizioni di cui hai parlato costituiva un sacrilegio.
Ma è altrettanto vero che non c’è stato progresso nella vita spirituale, ma piuttosto una situazione di ristagno morale.
Solo successivamente, da quando hai appreso che si trattava di peccato e hai iniziato a confessartene, hai cominciato a maturare anche la conversione del cuore.
Ciò che desidero sottolineare dunque è questo: finché si rimane nel peccato, anche inconsapevolmente, è difficile che vi sia vero progresso nella vita spirituale.

4. Terza cosa: quando hai iniziato a rimuovere quel problema, hai cominciato ad avvertire alcuni benefici nella tua vita spirituale.
Questi benefici li hai elencati e sono veri: non senti più la purezza come un peso e avverti di essere molto più rilassato e più concentrato nelle attività.
 Soprattutto la tua volontà è fermamente convinta di non voler compiere mai più quel peccato.
In una parola, ti senti liberato e hai cominciato a volare in alto nella tua comunione con Dio.

5. Proprio per questo non mi stupisco pertanto che in te sia nato anche il desiderio di diventare sacerdote e forse anche domenicano.
Senza dubbio la propensione per lo studio della verità sacra ha introdotto nella tua vita anche questo interrogativo.
Ma è anche vero che la sola attrazione per lo studio non è motivo sufficiente per diventare sacerdote.

6. Tuttavia dal momento che la verità sacra quando viene gustata fa sentire il desiderio di comunicarla perché non si riesce ad essere felici da soli, non c’è da stupirsi che da questo studio possa partire la scintilla che fa diventare apostoli.
San Tommaso d’Aquino ha sintetizzato il carisma dell’ordine domenicano nel “contemplari et contemplata alias tradire”, che tradotto in un linguaggio a noi più vicino può essere espresso così: il carisma domenicano consiste nel vivissimo gusto delle realtà più belle e più alte della nostra vita e nel desiderio pressante di comunicarle perché nessuno ne sia escluso e tutti si possano salvare.

Ti assicuro molto volentieri la mia preghiera perché il Signore ti illumini sempre più su come spendere al meglio il talento dell’esistenza e della viva intelligenza che ti ha dato.
Come sarebbe bello se tu un giorno possa presentarti davanti a Dio e dirgli: “Mi hai dato cinque talenti, eccone altri cinque”. Alcuni santi padri hanno parafrasato queste parole dicendo: ecco altre persone alle quali ho comunicato quando tu mi hai dato.
Ti auguro ogni bene e ti benedico,
Padre Angelo