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Quesito

Grazie mille, padre, per la risposta alla precedente mail. 
Quello che so è che vorrei essere immerso di Spirito Santo SEMPRE e avere se possibile una stretta comunione con Dio come l’aveva santa Faustina, con i perpetui incontri con Nostro Signore. 


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. poiché la Sacra Scrittura dice che “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22) non c’è niente di più bello che essere sempre immersi nello Spirito Santo.

2. I frutti, quando sono maturi, sono dolci al palato.
Per questo vengono desiderati.
Certo è bello essere sempre nell’amore, nella gioia, nella pace, nella grandezza d’animo, nella misericordia, nella bontà, nella fedeltà per la quale Dio e gli altri possono contare su di noi, nella mitezza che si oppone all’ira, nel dominio di sé per cui si è signori di se stessi, delle proprie pulsioni e vittoriosi nelle tentazioni.
Tuttavia, come osserva San Tommaso, i frutti si trovano nello stadio finale della natura.

3. Prima di giungere a godere di questi frutti è necessario passare per altre stagioni: per quella invernale che ci spoglia di tante cose e soprattutto di un amore disordinato di noi stessi.
Poi tra l’inverno e la primavera è necessario essere potati perché le energie non vengano disperse e si possa portare più frutto.
Successivamente è necessario passare attraverso la gemmazione e la fioritura, cui segue un lungo periodo di maturazione.
Solo alla fine si possono raccogliere i frutti.

4. Tutto questo per dire che per giungere ad un’immersione perfetta in Dio (ed è la stessa cosa che essere immersi nello spirito Santo), è necessario passare attraverso varie purificazioni ben rappresentate dall’inverno e poi anche per la stagione della potatura e della maturazione.
San Paolo ricorda la necessità di questo combattimento quando dice: “Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato” (1 Cor 9,24-27).
Analogamente San Pietro esorta a vivere da stranieri e pellegrini per quanto riguarda il peccato e chiede di astenersi “dai desideri della carne che fanno guerra all’anima” (1 Pt 2,11).

5. In una parola, per vivere secondo Dio e coltivare il nostro cuore come terreno ben disposto secondo le esigenze dell’uomo nuovo creato nella giustizia e santità vera (Ef 4,24) è necessario che prima sia “distrutto il corpo del peccato” e che non si viva “più schiavi del peccato” (Rm 6,6).
È necessario “deporre l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici” (Ef 4,23).

6. Pertanto la premessa di tutto l’avanzamento nel cammino spirituale consiste nello svuotare e nel purificare i nostri cuori per lasciarli invadere dallo Spirito Santo.
Egli non si comunica quando trova la porta del cuore chiusa nell’orgoglio dell’amor proprio, nell’impurità o nell’affetto disordinato per i beni di questo mondo.
Per questo Gesù ha detto che la prima cosa da fare per seguirlo consiste nel rinnegare se stessi e nel prendere la propria croce (Mt 16,24).

7. Cosa è necessario fare concretamente?
La prima cosa consiste nell’eliminare il peccato grave che fa perdere l’unione con Dio mediante la grazia.
Il peccato è il contrario dell’avvicinamento a Dio.
Nello stato di peccato ci si comporta come Adamo dopo il peccato originale: ci si nasconde da Dio e non si vuole farsi trovare da lui.
Oltre al peccato grave è necessario dare a combattimento anche al peccato veniale.
Il peccato veniale fa perdere molte grazie e dispone a colpe più gravi, dal momento che “chi disprezza il poco cadrà presto” (Sir 19,1).

8. Tenendo presente che dopo il peccato originale siamo inclinati al male per cui San Paolo dice: “Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto» (Rm 7,15) e che queste inclinazioni sono rafforzate dai peccati personali è necessario dare combattimento ai germi dei vizi capitali che abitano in noi.
I vizi capitali sono i seguenti: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia.

9. Come vedi la purificazione da compiere e il combattimento spirituale è molto grande.
Non si risulta vittoriosi in un istante.
Per fortuna nostra il Signore ci viene incontro e si incarica di purificarci come ha fatto con San Pietro nell’ultima cena.
Ci purifica attraverso i sacramenti e in particolare attraverso quel sacramento della guarigione cristiana che si chiama penitenza o confessione.
Non ci può essere nessun avanzamento nella vita spirituale se permane in noi il peccato grave.

10. Pertanto ti esorto alla confessione regolare e frequente, fatta possibilmente sempre con il medesimo confessore.
Per uno che voglia avanzare nella vita spirituale come sei tu, si consiglia la confessione almeno ogni 15 giorni. Meglio ogni settimana.
Successivamente è necessaria quella straordinaria effusione di Spirito Santo che si riceve ogni volta che si partecipa all’Eucaristia, nell’ascolto della parola di Dio, nella partecipazione al sacrificio di Cristo e in modo particolare nella Santa Comunione.
Per questo, se vuoi avanzare nella vita spirituale, ti consiglio l’Eucaristia quotidiana.
Nei sacramenti avviene sempre l’effusione dello Spirito Santo.

11. Non va dimenticato infine che il Signore ci purifica anche attraverso le contrarietà che incontriamo ogni momento.
Secondo gli autori spirituali queste contrarietà sono come medicine con le quali Dio cura le piaghe della nostra anima e come lezioni con cui illumina la nostra intelligenza.
Le parole di san Paolo che chiedono di “portare sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2 Cor 4,10) esigono la penitenza e l’ascesi per purificare le colpe e sradicare le attive inclinazioni: “Come avete messo le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità a pro dell’iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione” (Rm 6,19).

12. Tutto questo aiuta a comprendere che la santità vera non consiste in quell’euforia spirituale che viene suscitata da certe manifestazioni gioiose e dalla comunicazione di carismi.
L’euforia spirituale può dare l’impressione di essere pieni di Spirito Santo, mentre in realtà i peccati e le cattive inclinazioni sono soltanto coperti solo momentaneamente.
E nel contatto concreto e quotidiano con il prossimo che si manifesta la presenza dello Spirito Santo.
Se si è impazienti, sgarbati, maldicenti, attaccati ai beni di ordine materiale, sensuali o peggio ancora immersi nella lussuria, ecc… vuol dire che si è ben lontani da poter dire che si è guidati dallo Spirito Santo.
L’euforia spirituale, pur essendo un dono prezioso da parte di Dio, non è ancora sintomo di santità vera, di immersione nello Spirito Santo.

Ti ringrazio di avermi fatto questa domanda. 
Mentre ti auguro tutto il bene descritto in questa risposta, ti assicuro la mia preghiera perché questi beni possano ben presto diventare tuoi e ti benedico.
Padre Angelo