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Quesito

Caro P. Angelo,
volevo innanzitutto ringraziarla per il bene che fa attraverso il servizio “un sacerdote risponde“. Più volte ho fatto riferimento alle sue risposte e le ho trovate di grande aiuto.
Volevo chiederle di spiegarmi bene cos’è la sessualità.
Infatti, quando si parla di sessualità l’attenzione è – nella maggior parte dei casi – concentrata sull’intimità coniugale. Leggendo, però, alcune delle sue risposte ho potuto comprendere che si tratta di qualcosa di molto più ampio. Se non ho capito male, si tratta dell’espressività di tutta la persona nella sua concretezza di essere maschio o essere femmina. Mi sembra che si potrebbe dire che la sessualità è la conseguenza di essere persone sessuate, il che si riflette su tutti gli ambiti della vita: la sensibilità, il modo di conoscere, di reagire davanti agli eventi quotidiani, di gestire e affrontare i problemi, di relazionarsi con gli altri e con Dio… e che in tal modo è una ricchezza e anche un dono per gli altri, che vengono arricchiti dall’ “originalità” di ognuno. In questo senso, poi, la genitalità è un aspetto che rientra esclusivamente nella relazione coniugale, nella quale la sessualità si esprime anche attraverso di essa, ma rimane solo un aspetto, una parte, non il tutto. La sessualità, pertanto, riguarda anche chi non è sposato e chi si consacra a Dio. Pertanto, la sessualità è una grande ricchezza non da mortificare, ma da educare, sottraendola a quelle che possono essere varie derive.
Ecco, vorrei qualche spiegazione e qualche chiarimento in più in questo tema importante e delicato e oggi spessissimo trattato male o parzialmente, del quale non ho ancora una chiara comprensione.
La ringrazio per la sua disponibilità e le assicuro un ricordo nella preghiera.
Leonardo


Risposta del sacerdote

Caro Leonardo, 
1. in questa mail hai praticamente riassunto quello che diverse volte ho scritto sulla sessualità, che non è da confondere con la genitalità, anche se quest’ultima è una espressione particolare della sessualità.
Il pensiero laico, tolta qualche rara eccezione, dà per scontata la nozione di sessualità. Ma spesso la confonde con la genitalità.

2. Il Magistero della Chiesa in un grande documento, la Familiaris consortio, che è una specie di summa sulla famiglia, offre una definizione di sessualità.
Se tu chiedessi in giro che cos’è la sessualità forse ti troveresti di fronte a occhi che rimangono attoniti, a bocche che rimangono chiuse, insieme a sorrisi che manifestano stupore. Come a dire: è una cosa che tutti sappiamo che cosa sia, ma non troviamo le parole esatte per descriverla.
Che si sappia che cosa sia in parte è vero, ma forse non del tutto.

3. Il Magistero della chiesa offre invece una definizione sulla sessualità, ed è così bella e così profonda da suscitare una santa gelosia anche presso gli spiriti più laici.
Eccola: “La sessualità è una ricchezza di tutta la persona – corpo, sentimento, anima – e manifesta il suo intimo significato nel portare la persona al dono di sé nell’amore” (FC 37; cfr. anche Orientamenti educativi sull’amore umano 16).

4. Questa definizione merita di essere commentata parola per parola.
Innanzitutto si comincia col dire che è una ricchezza. Si tratta dunque di una grande tesoro, come si vedrà. E, di riflesso, si è ben lontani dal considerarla come qualcosa di brutto, di negativo, di ignobile.
Che taluni o molti ne facciano cattivo uso è un fatto. Ciò non toglie che la sessualità sia in se stessa una ricchezza, una cosa meravigliosa.

5. Inoltre si afferma subito che è ricchezza di tutta la persona. E poiché la persona umana è costituita di corpo e di anima spirituale, ciò significa che coinvolge il proprio io, il pensiero, l’affetto, la sensibilità, il comportamento e che non può essere ridotta a semplice genitalità.
In una parola, la sessualità coinvolge tutta la persona.
Mentre negli animali praticamente è ridotta genitalità, nella persona umana la sessualità connota qualcosa di molto più grande.

6. Queste prime parole, pur molto preziose, non danno ancora la definizione vera e propria. Sono come una grande ouverture.
Il nocciolo della definizione sta qui: “e manifesta il suo intimo significato nel portare la persona al dono di sé nell’amore”. 
In altre parole, la sessualità è l’inclinazione della persona a farsi dono nell’amore.

7. Il Concilio Vaticano II, in una delle sue più cospicue affermazioni, ha detto che “l’uomo è l’unica creatura del mondo visibile voluta da Dio per se stessa” e che “non può ritrovare pienamente se stesso se non attraverso un dono sincero di sé” (Gaudium et spes 24).
In questo testo il Concilio esprime due grandi pronunciamenti.
Il primo riguarda la somma dignità della persona, perché è voluta da Dio per se stessa e cioè con valore di fine, mentre tutte le altre sono volute in funzione di qualcosa d’altro, come mezzo, strumento.
Il secondo pronunciamento è conseguenza della dignità della persona: proprio perché non è uno strumento e non è strumentalizzabile, essa si apre a Dio e agli altri in un atteggiamento di dialogo, di comunione e di amore.
La sessualità allora è l’inclinazione che Dio ha introdotto nelle persone per spingerle ad aprirsi e a farsi dono.

8. Se la persona realizza se stessa solo nel farsi dono, si comprende tutta l’importanza della sessualità e anche perché Gesù abbia detto che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35).
Si comprende anche perché all’alba della creazione Dio abbia detto: “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gn 2,18). 
Creato ad immagine di quel Dio che è essenzialmente comunione di persone, l’uomo raggiunge la propria perfezione solo nella comunione, nel dono.

9. Giovanni Paolo II in “Redemptor hominis”, l’enciclica programmatoria del suo pontificato, ha detto che “l’uomo non può vivere senza amore
Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa direttamente” (RH l0).
Ha detto anche che “l’amore è la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano” (FC 11).

10. Nelle sue “Catechesi sull’amore umano”, esplicitando ulteriormente questo pensiero, ha detto che l’uomo si realizza “soltanto esistendo ‘con qualcuno’ e, ancor più profondamente, ‘per qualcuno’, come è dimostrato nel libro della Genesi” (9.l.1980).
Di qui la sua intrinseca tendenza a donarsi.

11. Che si tratti di una vocazione alla comunione e non semplicemente di un istinto all’accoppiamento è dimostrato dal senso di attesa di ogni persona che non si accontenta del primo che passa per la strada per innamorarsene.
Attende una persona alla quale si desidera dare amore e dalla quale si desidera ricevere amore.
C’è come una selezione fatta all’interno del nostro animo, frutto di diagnosi e di riflessione. Si tratta infatti di donare il proprio io, la totalità di se stessi.

12. Negli animali non c’è selezione perché sono guidati dall’istinto. Si accontentano del primo che incontrano e semplicemente per soddisfare un impulso.
Per la persona non è così: essa desidera donare amore e lo dona a chi è capace di riceverlo.
E mostra di esserne capace perché lo vuole contraccambiare in totalità ed esclusività.

13. Per questo suo radicarsi nella persona, il Concilio Vaticano II ha detto che la sessualità con la connessa facoltà di generare “è meravigliosamente superiore a quanto avviene negli stadi inferiori della vita” (Gaudium et spes 51).
Questo perché la sessualità nell’uomo “non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l’intimo nucleo della persona umana come tale” (FC 11).

Credo che basti questo per una presentazione generale della sessualità umana.
Ti ringrazio della preghiera che mi hai promesso. La contraccambio volentieri accompagnata da una benedizione.
Padre Angelo