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Quesito

Caro Padre Angelo,
torno a scriverle per chiedere il suo consiglio riguardo ad una situazione che mi affligge da diversi anni. (…)
 Dopo la terza gravidanza ho preso la scellerata decisione di farmi sterilizzare facendomi chiudere le tube.
All’epoca ero di fatto completamente atea, non andavo a messa e non pregavo mai. Mi sembrava una decisione sensata, visto che le tre gravidanze che avevo avuto erano state gravidanze “a rischio”. Avevo infatti dovuto affrontare per tutte e tre un intervento di cerchiaggio alla 12a settimana perché il collo dell’utero risultava raccorciato e sussisteva il rischio di non riuscire a portare a termine le gravidanze. Le avevo vissute con molta apprensione: ogni piccola anomala perdita di sangue, ogni minimo dolore al ventre mi gettavano nel panico. (…).
La ginecologa, dal canto suo, proponeva nel mio caso la sterilizzazione (da effettuarsi in concomitanza con il taglio cesareo), vista la situazione pregressa. Non desideravo avere altri figli. (…).
Così mi feci sterilizzare. La scelta è stata mia e ne porto completamente la responsabilità. Nessuno mi ha forzato. Non ho raccontato le cose che ho scritto sopra per avere delle attenuanti ma solo per far capire come sono arrivata a quella decisione e con quali “criteri”.
Circa cinque anni dopo, la conversione. Dopo molte preghiere e sofferenze di mio marito. Lo avevo ormai quasi completamente escluso dalla mia vita, tutta presa a gestire in prima persona i bambini, sempre nervosa, sempre arrabbiata, sempre lamentosa. Sono arrivata al bordo dell’abisso. Dalla confessione di mio marito di essere fortemente tentato da una collega che aveva cominciato a corteggiarlo, dai rantoli di un matrimonio agonizzante, ad un passo dal baratro il Signore mi ha fatto l’immensa grazia di guarirmi dalla mia cecità e salvare il nostro matrimonio. È inconcepibile la Sua Bontà.
A poco a poco, ho capito la mostruosità di quello che avevo fatto. Avevo sfregiato irrimediabilmente il Suo mirabile disegno su di me, avevo deturpato la bellezza con la quale mi aveva pensato da sempre e creato per l’eternità. Io, un nulla, ho osato fare tutto questo. Quando ci penso, resto senza fiato per l’orrore, mi viene un tuffo al cuore, avverto una sorta di vertigine come nell’attimo prima di sprofondare all’Inferno. E come mi sento falsa quando dico “Sia fatta la Tua Volontà”! Io, che ho saputo fare solo la mia meschina volontà!
Ho confessato più volte questo peccato, mostrando in questo modo di non avere piena fiducia nella Sua incommensurabile Misericordia, aggiungendo peccato a peccato. La confessione non apportava pace e serenità alla mia anima. Mi sembrava di non aver mai confessato il mio peccato con adeguato pentimento e dolore per averlo commesso.
So che questa mia sofferenza va portata e offerta a Lui, senza cercarne sollievo più di tanto. Chiedo al Signore di punire solo me e nessun altro per quello che ho fatto.
Ho pensato più volte che vorrei vivere in castità il resto della mia vita. Ogni volta che ho un rapporto sessuale con mio marito, dato che esso è ormai irrimediabilmente svuotato del suo fine procreativo per mia colpa, mi sembra di peccare ulteriormente. D’altro canto penso a mio marito e mi sembrerebbe ingiusta nei suoi confronti la scelta di vivere il nostro matrimonio rinunciando completamente alla sessualità, aspetto che per lui riveste maggiore importanza che per me. Chiedo il suo consiglio riguardo a questa delicata questione.
Mi scusi se sono stata lunga. La ringrazio tanto per la sua pazienza. (…).
Un caro saluto, padre Angelo. La ricorderò nella preghiera. Dio la benedica sempre.

 


 

Risposta del sacerdote

Carissima,
1. solo oggi sono giunto alla tua mail e te ne domando scusa.
Ti ringrazio per aver descritto onestamente come ti senti davanti al Signore per la sterilizzazione compiuta.
Prima non ci facevi caso. Adesso che ti sei convertita ti pesa.

2. Adesso hai preso consapevolezza di aver “sfregiato irrimediabilmente il Suo mirabile disegno su di te”, di aver “deturpato la bellezza con la quale ti aveva pensato da sempre e creato per l’eternità”.
“Io, un nulla, ho osato fare tutto questo. Quando ci penso, resto senza fiato per l’orrore, mi viene un tuffo al cuore, avverto una sorta di vertigine come nell’attimo prima di sprofondare all’Inferno. E come mi sento falsa quando dico “Sia fatta la Tua Volontà”! Io, che ho saputo fare solo la mia meschina volontà!”.

3. Sono contento di rendere pubbliche queste tue riflessioni perché non si tratta semplicemente di emettere valutazioni morali pur giuste e doverose perché ci si fa arbitri del proprio corpo e del significato intrinseco della sessualità, ma di mettersi davanti a Dio, alla sua Sapienza creatrice, ai suoi disegni di salvezza e di santificazione.

4. Hai intitolato la tua mail con queste parole “Una scellerata decisione”.
Non ti giustifichi.
A quei tempi eri “completamente atea”, non andavi a messa e non pregavi mai.
Ti sembrava “una decisione sensata”.
Adesso invece, dal momento che in te è entrata la luce, la chiami “Una scellerata decisione” e onestamente insieme con Davide mosso dallo Spirito Santo dici: “Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Sal 51,5).

5. E insieme con lui, sempre sotto l’impulso dello Spirito Santo, dici: “Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. (…).
Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto: così sei giusto nella tua sentenza, sei retto nel tuo giudizio” (Sal 51,4.6).

6. Che differenza di giudizio tra quando eri atea e adesso!
Prima ti sentivi a posto, eri sicura di te stessa.
Adesso invece, dal momento che è entrata la luce, sei diventata più umile e riconosci di aver sbagliato.

7. Non era necessario ricorrere alla sterilizzazione.
Bastava far uso dei metodi naturali perché la sapienza di Dio ha meravigliosamente disposto che non ogni gesto di intimità coniugale abbia come effetto la nascita di un bambino.
Si trattava di intraprendere una strada che ti avrebbe mantenuto in un clima di vera comunione con Dio e di donazione perfetta e totale al tuo sposo.

7. Non tutto però è perduto.
Perché come la verginità morale si può ricuperare, così anche la tua anima può ricuperare lo splendore di cui Dio voleva che fosse dotata.
E mi pare di poter dire che questo splendore ormai ti ha avvolto e in maniera molto luminosa.

8. Rimane il problema dell’intimità coniugale.
Scrivi: è “ormai irrimediabilmente svuotato del suo fine procreativo per mia colpa, mi sembra di peccare ulteriormente”.
È vero.
Io ti suggerisco di fare quello che il Santo papa Paolo VI ha scritto agli sposi cristiani nell’enciclica Humanae vitae: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).
Ricorri con umile perseveranza presso la sorgente della  misericordia di Dio.

9. È così che si deve fare: camminare nell’umiltà.
E andare avanti incontro al buon Dio con i sentimenti di Santa Giuseppina Bakita (la madre moretta, venduta per cinque volte dai negrieri): “Me ne vado, adagio adagio, verso l’eternità…
Me ne vado con due valigie: una, contiene i miei peccati, l’altra, ben più pesante, i meriti infiniti di Gesù Cristo”.
Di questi meriti ce ne appropriamo in modo particolare nella Confessione e nella Santa Comunione.
È la strada più bella, più utile e più consolante.

Grazie ancora per la tua bella testimonianza di luce e di umiltà.
Grazie anche per la preghiera che mi hai promesso.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo