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Quesito
Caro Padre Angelo,
Ci siamo già “incontrati” con un’altra e-mail ed ora ho alcune altre domande per Lei.
La ringrazio anticipatamente per sciogliere i miei tanti dubbi e le mie incertezze. E’ davvero un grande servizio quello che svolge!
Ecco la prima delle mie domande:
Quando, a chi e come si può chiedere l’indulgenza plenaria? Su quali basi bibliche si ricava questa possibilità?
So che ha già affrontato alcune delle questioni in altre discussioni, ma mi piacerebbe avere una risposta al riguardo.
Un saluto ed una preghiera
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. l’indulgenza plenaria non la si chiede a nessuno, ma consiste nell’accoglienza di un dono concesso dal Papa in virtù del potere delle chiavi ricevuto da Gesù Cristo.
2. Mi chiedi quale sia il fondamento biblico delle indulgenze.
Esso sta nel potere delle chiavi concesso da Cristo a Pietro: “A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19).
Questo potere non è solo sul peccato (da rimettere o meno) ma anche sulla pena.
3. Si può scorgere una certa forma biblica d’indulgenza nel comportamento di Paolo nei confronti dell’incestuoso di Corinto.
Nella prima lettera ai Corinti San Paolo commina la pena. Ecco il testo: “Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione! Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione: nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore” (1 Cor 5,1-5).
Nella seconda lettera ai Corinti scrive: “Per quel tale però è gia sufficiente il castigo che gli è venuto dai più, cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo forte. Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità; e anche per questo vi ho scritto, per vedere alla prova se siete effettivamente obbedienti in tutto. A chi voi perdonate, perdono anch’io; perché quello che io ho perdonato, se pure ebbi qualcosa da perdonare, l’ho fatto per voi, davanti a Cristo, per non cadere in balìa di satana, di cui non ignoriamo le macchinazioni” (2 Cor 2,6-11).
4. Nella Chiesa antica troviamo un’altra forma di indulgenza nelle lettere dei martiri.
Le lettere dei martiri (dette a quei tempi “libelli pacis”) erano lettere di raccomandazione che i martiri (condannati ai lavoro forzati…) accordavano ai “lapsi” (caduti nell’eresia) che ne facevano richiesta per essere ammessi nella Chiesa e poter partecipare nuovamente ai santi misteri prima del compimento di tutta la penitenza.
Scrive San Cipriano: “Noi crediamo che contino moltissimo dinanzi al nostro giudice i meriti dei martiri e le opere dei giusti” (I cristiani caduti, 17,16).
Il vescovo non era vincolato da queste lettere, ma accordava ordinariamente il favore richiesto.
Questi sono gli antecedenti alla pratica delle indulgenze introdotte a partire dal secolo XI: veniva concesso ai fedeli un condono della pena temporale a motivo del compimento di determinate opere buone.
5. Ma che cos’è precisamente l’indulgenza?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che “l’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi” (CCC 1471).
L’indulgenza poi è “parziale o plenaria” a seconda che liberi in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati.
“Ogni fedele può acquisire le indulgenze per se stesso o applicarle ai defunti” (CCC 1471).
Come vedi, l’indulgenza è la remissione della pena, non della colpa. Questa viene rimessa nel sacramento.
6. Per prendere l’indulgenza è necessario il compimento di un’opera buona.
Ai meriti intrinseci di quest’opera, la Chiesa vi aggiunge i meriti delle sovrabbondanti opere soddisfattorie di Cristo e dei santi.
L’indulgenza costituisce dunque un incentivo al compimento di opere buone, di opere di conversione che affrettano nei singoli il processo di redenzione e di santificazione.
L’intento della Chiesa è dunque santo e mira essenzialmente alla maggior gloria di Dio.
7. E le pene temporali da che cosa derivano?
Bisogna sapere che anche dopo l’assoluzione sacramentale rimangono nel fedele le cattive disposizioni che lo avevano portato precedentemente a peccare.
Giovanni Paolo II ricorda che “anche dopo l’assoluzione rimane nel cristiano una zona d’ombra, dovuta alle ferite del peccato, all’imperfezione dell’amore nel pentimento, all’indebolimento delle facoltà spirituali, in cui opera ancora un focolaio infettivo di peccato, che bisogna sempre combattere con la mortificazione e la penitenza” (Reconciliatio et paenitentia 31,III).
8. L’indulgenza plenaria si può prendere solo una volta al giorno.
È necessario compiere un’opera indulgenziata e adempiere a tre condizioni:
– confessione sacramentale,
– comunione eucaristica
– e preghiera secondo le intenzioni del sommo Pontefice.
Si richiede che sia escluso qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.
Le tre condizioni possono essere adempiute parecchi giorni prima o dopo aver compiuto l’opera prescritta.
Con una sola confessione sacramentale si possono acquisire più indulgenze plenarie.
9. Molte sono le opere alle quali viene annessa l’indulgenza plenaria:
Tra le principali meritano di essere menzionate:
– l’adorazione al SS. Sacramento per almeno mezz’ora;
– la pia lettura della Sacra Scrittura almeno per mezz’ora;
– il pio esercizio della Via crucis;
– la recita del Rosario mariano in Chiesa o in un pubblico oratorio, oppure in famiglia, in una comunità religiosa, in una pia associazione.
10. Mi piace ricordare che grandi santi ci tenevano molto alle opere indulgenziate.
Volevano compiere quello che è più meritorio davanti a Dio.
Tra questi Santa Teresa d’Avila e San Giuseppe Cafasso.
Sarei contento se anche tu fossi tra costoro.
Te lo auguro. Per questo ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo