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Quesito
Salve Padre,
ho letto la sua risposta ad una email in cui si chiedeva il perché un dannato all’inferno non potrebbe più pentirsi. Ho compreso la questione della atemporalitá dei regni divini, ma come può una scelta limitata al tempo avere conseguenze senza tempo ed eterne? Come può questo fatto non essere contraddittorio con l’amore infinito ed eterno di Dio, che non ci abbandona mai, e che invece dopo la morte ci abbandona ad una disperazione eterna?
La ringrazio in anticipo.
Buonasera padre Angelo.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. Non c’è proprio da stupirsi che le nostre azioni, compiute nel tempo abbiano effetti eterni.
Quando, per qualsiasi motivo, una persona viene uccisa, rimane irrimediabilmente uccisa.
L’azione dell’omicidio è stata breve, ma il suo effetto è eterno.
Anche quando si causa un incidente, si può rimanere irrimediabilmente feriti o handicappati.
Si è trattato di un attimo, ma l’effetto è irrimediabile.
2. Così avviene anche per il nostro futuro eterno, che, qualora si andasse in paradiso, verrà premiato eternamente.
Questo pensiero non è da poco perché lo insegna Nostro Signore a proposito di coloro che hanno fatto fruttificare i talenti ricevuti. A costoro dirà: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25,21).
Per il poco compiuto in grazia di Dio, si riceve una ricompensa eterna.
C’è davvero da stupirsi.
3. Di questo stupore ne parla ugualmente Nostro Signore quando nel giudizio universale dirà a coloro che saranno nel numero dei salvati: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo” (Mt 25,34).
E ne indicherà la ragione: “Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35-36).
Alla domanda: quando mai ti abbiamo dato da mangiare, ti abbiamo dato da bere…?
Il Signore risponderà: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
4. Per coloro che vanno all’inferno domandi giustamente come questo si possa conciliare con l’amore infinito ed eterno di Dio che non ci abbandona mai.
Dio non abbandona mai, è vero.
Ma può essere abbandonato. Anzi, può essere ostinatamente e irrimediabilmente abbandonato.
L’inferno, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, è una auto esclusione dalla comunione con Dio.
Dio fa di tutto per salvare fino all’ultimo anche il più grande peccatore. Ma non può costringere una persona ad amarlo se questa non vuole amarlo e se è ostinata a non amarlo.
Questa, sì, sarebbe una contraddizione.
5. Vale la pena riportare ancora una volta ciò che si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola « inferno » (CCC 1033).
E: “Gesù parla ripetutamente della «Geenna», del «fuoco inestinguibile», che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi” (CCC 1034). Che è quanto dire: si rifiuta sino alla fine di stare con il Signore.
6. “Dio non predestina nessuno ad andare all’inferno; questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine.
Nella liturgia eucaristica e nelle preghiere quotidiane dei fedeli, la Chiesa implora la misericordia di Dio, il quale non vuole «che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi» (2 Pt 3,9): Accetta con benevolenza, o Signore, l’offerta che ti presentiamo noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia: disponi nella tua pace i nostri giorni, salvaci dalla dannazione eterna, e accoglici nel gregge degli eletti” (CCC 1037).
7. “Le affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti l’inferno sono un appello alla responsabilità con la quale l’uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno.
Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla conversione: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla Vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! » (Mt 7,13-14)” (CCC 1036).
Con l’augurio di passare sempre per la porta stretta perché solo questa è quella che conduce alla salvezza, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo