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Quesito

Caro Padre Angelo,
mi chiamo Michele e sono un giovane di Verona.
Voglio gentilmente sottoporle tre quesiti per i quali trovo difficoltà a dare una risposta.

1) ho sentito parlare di una “nuova corrente teologica” che affermerebbe ( il condizionale è d’obbligo visto che la notizia mi è stata riferita) che nel giudizio post mortem Dio, nella sua immensa misericordia, darebbe un’altra possibilità di conversione a coloro che lo hanno rifiutato in vita e che solo questo ennesimo rifiuto determinerebbe la dannazione eterna. E’ vero? O meglio cosa ne pensa?

2) un cristiano che si trova in una situazione di peccato mortale, con la volontà di riconciliarsi e di cambiare vita, pentitosi ma allo stesso tempo oggettivamente impossibilitato a confessarsi è destinato alla dannazione in caso di morte?

3) ho sempre sentito parlare del Paradiso come non un luogo fisico, bensì come un modo di essere dell’anima dopo la morte.
Com’è conciliabile questo con la risurrezione del corpo alla fine dei tempi? se non è un luogo fisico, come potrà il paradiso ospitare il corpo?
La ringrazio di cuore e la saluto cordialmente.
Michele


Risposta del sacerdote

Caro Michele,
1. Non abbiamo nessun fonte teologica che autorizzi a pensare che nel giudizio Dio dia un’ultima possibilità di pentirsi.
Sappiamo invece che il Signore ci ha ammonito a stare pronti, perché Lui stesso verrà come un ladro, nel momento in cui non pensiamo.
Nella parabola delle vergini stolte non allude ad un’ultima possibilità di salvezza. Sebbene esse bussino, Lui risponde: Non vi conosco.
Il giudizio poi avviene in un istante.
Possiamo invece pensare che prima del giudizio Dio offra alla persona un’ultima possibilità di salvezza. Egli fa di tutto per salvarci. Non vuole che nessuno si perda.
E allora in quel lasso di tempo che va dalla morte apparente alla morte reale possiamo pensare che Dio offra alla persona, se ne è cosciente, un’ultima possibilità di salvezza.
Ed è per questo che la Chiesa, nonostante che alcuni vivano in maniera oggettivamente disordinata e contro Dio, non dichiara mai che quelle persone sono finite all’inferno. Dio salva anche all’ultimissima ora.

2. Mi chiedi poi se un cristiano che si trova in una situazione di peccato mortale, con la volontà di riconciliarsi e di cambiare vita, pentitosi ma allo stesso tempo oggettivamente impossibilitato a confessarsi, sia destinato alla dannazione in caso di morte.
No, non è destinato all’inferno. Perché se è veramente pentito, con la volontà di riconciliarsi e di cambiare vita, è già stato raggiunto dalla grazia di Dio.
La Chiesa dice che non potrebbe arrivare a quel punto se non fosse stato mosso dalla grazia. Il Concilio di Trento insegna che “talvolta capita che questa contrizione sia perfetta per la carità e riconcili l’uomo con Dio prima che si riceva effettivamente il sacramento” (DS 1677).
Tuttavia questa contrizione non sarebbe vera se non includesse, almeno implicitamente il proposito di confessarsi (DS 1677).
Il documento della CEI sull’evangelizzazione e il sacramento della penitenza: scrive: “La contrizione perfetta in virtù dell’amore che produce, dà la giustificazione, ottiene cioè il perdono dei peccati, prima ancora dell’assoluzione sacramentale. È necessario tuttavia, qualora si tratti di colpe gravi, che si abbia il proposito almeno implicito di sottoporle, appena sarà possibile, al confessore nel sacramento” (n. 57).
Vi è contrizione o pentimento perfetto se ci si dispiace non tanto per il pericolo di finire all’inferno, ma perché si è offeso il Signore.

3. Infine chiedi se il Paradiso sia un luogo fisico, dal momento che alla fine vi sarà la risurrezione dei corpi.
È vero che vi sarà la risurrezione, tuttavia il nostro corpo non sarà più come prima, ma sarà perfettamente conformato al corpo glorioso di Cristo, che è sottratto ai limiti dello spazio (luogo) e del tempo.
Vi saranno, secondo la promessa del Signore, cieli nuovi e terra nuova (2 Pt 3,13). La nostra condizione sarà diversa da quella attuale.
San Tommaso pensa che questo attuale universo venga trasformato nei cieli nuovi e nella terra nuova.
Anche il Concilio Vaticano II sembra orientato nella direzione di San Tommaso quando scrive: “Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità e non sappiamo in che modo sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo però dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini” (Gaudium et spes 39).

Ti ringrazio dei quesiti, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo