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Quesito

Padre Angelo,
ho 2 quesiti da proporle:
1. Curiosando su Wikipedia, ho letto che la scomunica latae sententiae viene applicata quando un presbitero assolve il fedele dai peccati contro il sesto comandamento, la cui remissione è riservata alla Sede Apostolica. Poi, però, ho letto che la scomunica non può essere applicata in caso di minore età del fedele. Quindi, il presbitero viene scomunicato? E per espiare questi peccati cosa bisogna fare?
2. Frequento un istituto tecnico che si abbassa al livello degli istituti professionali, in quanto la mia classe è costituita da molte persone che fumano (anche droga), bestemmiano, non rispettano né i docenti né i compagni e non si interessano di religione. Hanno anche rotto il crocifisso della classe. Che fare: cercare di ricordare che hanno fatto tutti la confermazione con la quale hanno preso vivamente parte alla fede.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. il peccato cui accenni è uno dei cinque che fanno incorrere in una scomunica direttamente riservata alla santa Sede.
Li ripresento per comodità dei nostri visitatori:
1. La profanazione della SS. Eucaristia: “Chi getta via le specie consacrate oppure le sottrae o le ritiene a scopo sacrilego, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica” (Can. 1367).
2. La violenza fisica contro la persona del Romano Pontefice: “Chi usa violenza fisica contro il Romano Pontefice, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica” (Can. 1370, § 1).
3. L’assoluzione del complice nel peccato contro il sesto comandamento. In altri termini: chi compie atti impuri con un sacerdote, non può essere da lui assolto. Se questi lo facesse, l’assoluzione è invalida (eccetto che in pericolo di morte, can. 977) e inoltre incorre in una scomunica riservata alla Santa Sede (Can. 1378, § 1).
4. Il conferimento della consacrazione episcopale da parte di un Vescovo, privo del mandato pontificio: “Il Vescovo che conferisca la consacrazione episcopale senza il mandato pontificio, e, similmente, chi riceve la consacrazione dalle sue mani, incorrono nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica” (Can. 1382).
5. La violazione diretta del sigillo sacramentale da parte del confessore: “Il confessore che viola direttamente il sigillo sacramentale, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica “ (Can. 1388, § 1).

2. Il peccato cui tu fai riferimento è il terzo: l’assoluzione del complice nel compimento di atti impuri.
La scomunica tocca solo il sacerdote, non il penitente.
L’assoluzione data al penitente è invalida. Sicché questi, commesso un peccato impuro con un sacerdote, non  può andarsi a confessare da lui se non compiendo un sacrilegio e l’assoluzione sarebbe invalida.
Né il sacerdote può prestarsi ad assolverlo perché in questo caso gli è tolta la possibilità di confessarlo.
Un’eventuale assoluzione, oltre ad essere invalida e sacrilega, lo fa incorrere ipso facto, e cioè all’istante, in una scomunica riservata al Papa.
Per farsela togliere deve ricorrere alla Santa Sede e cioè alla Penitenzieria Apostolica.
Sarà poi la Penitenzieria Apostolica a dirgli quello che di fatto deve fare, l’itinerario da compiere in espiazione di quanto ha fatto.
Il penitente, sia maggiorenne che minorenne, non incorre nella scomunica, ma compie un peccato particolarmente grave perché si tratta anche di un sacrilegio, avendo commesso un peccato carnale con un consacrato.

3. Circa la seconda questione devi essere prudente nel cogliere l’occasione giusta per fare loro osservazione.
Talvolta pubblicamente non dirai nulla, ma poi in privato puoi ricordare loro che sono battezzati e che i musulmani non fanno nei confronti di Maometto, che pure è da loro riconosciuto come profeta ma anche solo un uomo, quello che noi ci permettiamo di fare contro il nostro Dio e redentore Gesù Cristo.

4. Puoi anche ricordare loro quanto si legge nell’Antico Testamento a proposito del secondo comandamento: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché Dio non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20,7).

5. Allora se non rimane impunito chi pronuncia invano il nome del Signore, cosa si dovrà dire di chi lo bestemmia?
Puoi dire loro che questo l’ha detto Dio e che loro non hanno certo bisogno di essere puniti.
Ho visto che i ragazzi, quando si tocca questo tasto, perdono la spavalderia e diventano seri, perché cominciano a temere.
E questo timore del Signore, sebbene molto servile, in loro può essere l’inizio della sapienza.

Intanto non  dimenticare di pregare per loro e di offrire la Santa Comunione per loro. Ne hanno bisogno.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo