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Quesito

Buona sera Padre.
Sono una sposa abbandonata rimasta fedele.
Ma ora mi sembra inutile questa scelta, dato che anche i divorziati risposati ricevono l’Eucarestia.


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. non è vero che i divorziati risposati possono fare la Santa Comunione.
Il motivo è che si trovano in una situazione di vita che è oggettivamente contraria alla volontà del Signore.
Gesù ha detto: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio” (Mc 10,11-12).
Secondo l’insegnamento del Signore i divorziati risposati (evidentemente solo con rito civile) vivono in uno stato di adulterio permanente.

2. Ora la Santa Comunione è l’alimento che il Signore ci ha dato per incrementare la nostra comunione di vita con lui.
Ma finché uno vive in uno stato di adulterio permanente non incrementa la comunione.
Se va a fare la Comunione, più che incrementare l’unione aumenta la finzione.
Purtroppo talvolta, insieme alla finzione, c’è anche l’ingiustizia e l’umiliazione inferta al coniuge e ai figli abbandonati.
Ma per essere in vera comunione col Signore è necessario riparare l’ingiustizia e l’umiliazione, altrimenti si incrementa la finzione.

3. È vero che non di rado capita che tante persone si sposino con una certa leggerezza e con una fede tiepida e dopo la rottura del matrimonio e la nuova unione recuperino la fede.
E succede anche che non possano separarsi a motivo dei figli i quali reclamano la presenza simultanea dei genitori anche se fra di loro non sono realmente marito e moglie.

4. In questi casi, se una persona è sinceramente pentita e non può tornare indietro, se ha il proposito di vivere in perfetta continenza escludendo gli atti che sono propri degli sposi, può essere assolta in confessione, con la logica conseguenza che le si apre la strada della possibilità della Comunione sacramentale.
Tuttavia per non dare l’impressione che hai ricevuto tu, e cioè che i divorziati risposati possono fare la Santa Comunione, sarà necessario farla privatamente oppure dove non si è conosciuti come conviventi o divorziati risposati.

5. Questa è la dottrina espressa da Giovanni Paolo II in Familiaris consortio 84.
Infatti la Chiesa, mentre è consapevole che deve prendersi cura anche dei divorziati risposati perché nessuno si perda davanti a Dio, “ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati.
Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia.
C’è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all’Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio.
La riconciliazione nel sacramento della penitenza – che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico – può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio.
Ciò comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi»” (FC 84).

6. In Amoris Laetitia Papa Francesco mentre ha ricordato che “sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione” ha detto che “va espressa con chiarezza la dottrina” (AM 79).

7. E la dottrina sul matrimonio cristiano è anche questa: che gli sposi dal momento del loro consenso intendono essere davanti a Dio e davanti a tutti segno visibile, tangibile e persuasivo dell’amore instancabile con cui Dio ama l’uomo e con cui Gesù Cristo ama la Chiesa.

8. È questo l’itinerario di santificazione al quale Dio vuole condurre gli sposi illuminandoli con la sua divina sapienza e corroborandoli con le risorse della grazia sacramentale.
Pertanto continua a camminare nel tuo itinerario di fedeltà a quanto hai promesso nel giorno del tuo matrimonio.
È questa la via di santificazione che il Signore ti fa percorrere perché tu sostenga i più fragili con la tua testimonianza all’interno della comunità, perché tu “metta da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarti la vita vera” (1 Tm 6,19) e possa ingrandire sempre di più nella maniera di amare di Dio.

9. Il Signore vuole accoglierti in paradiso con queste consolanti parole: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25,21).

10. Non dobbiamo dimenticare che siamo in questo mondo per preparare la vita futura, che è quella vera e che dura eternamente.
Infatti “passa la scena di questo mondo” (1 Cor 7,31) e “tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male” (2 Cor 5,10).
E allora “quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?” (Mt 16,26).

Con l’augurio che tu sia perseverante e che non rimpianga quella fedeltà che hai promesso e che finora hai generosamente vissuto, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo