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Quesito
Caro Padre Angelo,
Siamo una coppia di anziani di oltre 70 anni e volevo farle una domanda sul nostro comportamento sessuale.
Quando abbiamo un rapporto, succede che non si riesce a portare a termine il tutto perché, la partenza va bene ma poi qualcosa si inceppa e allora di continua in altro modo. E’ lecita questa cosa?
Io ho cercato di informarmi e ho trovato delle risposte da un sacerdote teologo: Don … che scrive sulla “Famiglia Cristiana” così:
“Altro è privare questi gesti del potenziale procreativo quando in essi è presente, altro è vivere questi stessi gesti quando la natura li ha disarmati di questo potenziale.
Si comunica con le parole, le attenzioni, la dolcezza, la tenerezza e si comunica anche con la genitalità vissuta come la natura permette nei diversi tempi della vita. Non è masturbazione, ma è vivere tra coniugi il gesto dell’unione con quella modalità e quella pienezza di cui la natura ancora lo arricchisc”.
E ancora: “L’amore ha bisogno anche della corporeità. Con l’età cessa l’efficacia fisica di certi gesti. Allora gli sposi che si amano possono venire incontro alle insufficienze della natura e aiutarla a produrre quella gioiosità che la natura da sola non è più in grado di produrre. Può sembrare un atto masturbatorio ma non lo è perché è realizzato nel contesto di una relazione completa di amore come aiuto a ciò che il gesto non può più produrre da solo”.
Anche mio marito ha chiesto al sacerdote della nostra parrocchia e ha ricevuto più o meno la stessa risposta.
Mi farebbe molto piacere un suo parere in merito.
La ringrazio e la saluto caramente
Laura
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. mi era stata segnalata questa risposta di don …, che è perlomeno ambigua.
2. Infatti se tali atti sono destituiti del loro potenziale procreativo vuol dire tutt’al più che si esprimono in qualche effusione ma non nell’esercizio vero e proprio della genitalità.
Se invece viene procurata la soddisfazione venerea mediante l’esercizio della genitalità allora non sono destituiti di ciò che don … chiama in maniera ancora ambigua potenziale procreativo.
Ciò significa – in termini più espliciti – che se si concludono con la masturbazione, tali atti rimangono masturbatori.
3. Lo scritto di don … invece dà l’impressione che siano atti masturbatori, ma… che non si possono chiamare masturbatori.
Con la conclusione che ad una certa età non lo sarebbero più, mentre quando si è più giovani lo sarebbero.
Ciò significa che a decidere la verità morale di tali atti in definitiva sarebbe il singolo, e non più il confronto di tali atti con la legge di Dio.
4. Don … scrive ancora: “Con l’età cessa l’efficacia fisica di certi gesti. Allora gli sposi che si amano possono venire incontro alle insufficienze della natura”.
Si può domandare: perché parlare di insufficienze della natura se la natura sta facendo il suo corso?
Non si può parlare di insufficienza della natura quando questa non esprime ancora la capacità procreativa a motivo dell’immaturità biologica.
Nel medesimo modo non si può parlare di insufficienza della natura quando questa ha concluso un certo tipo di attività.
5. Si può parlare di insufficienza della natura quando un organismo è malato o deficitario. Allora lo si aiuta a recuperare la funzionalità.
Ma qui non vi è alcuna malattia. Vi è soltanto il dato biologico che si impone da se stesso.
6. Il santo Papa Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae ha un passaggio che è valido per tutti: “Il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente una ascesi, affinché le manifestazioni affettive della vita coniugale siano secondo il retto ordine e in particolare per l’osservanza della continenza periodica. Ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi al nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano.
Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita familiare frutti di serenità e di pace e agevola la soluzione degli altri problemi; favorisce l’attenzione verso l’altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, e approfondisce il loro senso di responsabilità nel compimento dei loro doveri” (HV 21).
7. Soprattutto va sempre tenuto presente l’obiettivo superiore del matrimonio, che è quello della santificazione vicendevole. È con questo obiettivo che ci si deve confrontare.
Questo comporta la consapevolezza che i nostri corpi sono dimora dello Spirito Santo e che vanno trattati “con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e di libidine” (1 Ts 4,4-5) e che ogni azione di un cristiano dovrebbe fare ciò che dice San Paolo quando: “Vi esorto dunque per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1-2).
Questo deve essere lo spirito animatore e il fine di ogni cristiano e delle sue azioni.
Proprio in ordine a tale obiettivo che essa non si può acquisire senza quell’ascesi di cui ha parlato Paolo VI.
Vi auguro ogni bene, vi ricordo nella preghiera e vi benedico.
Padre Angelo