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Quesito
Caro Padre Angelo,
ho letto qualche anno fa un libro chiamato (…) e da quel momento il mio atteggiamento verso la Chiesa è cambiato.
Fino a quel momento credevo nella Chiesa, ero gioioso e fiducioso, ero impegnato nell’oratorio, ho fatto il catechista e persino qualche mese l’insegnante di religione. La fede mi dava tantissimo, mi sentivo illuminato, pieno di vita e di sentimenti bellissimi, sono stato anche a Medjugorie 2 volte.
Nutrivo sempre cmq dei sospetti nei riguardi di alcuni insegnamenti della Chiesa, soprattutto di morale sessuale, tuttavia pur non comprendendo obbedivo. Leggere il libro di (…) mi ha fatto però definitivamente tagliare in maniera brusca con la Chiesa e ho fatto l’amore con una ragazza che conoscevo da poco.
Mi sono allontanato dall’oratorio, da tutti, ovviamente il tutto è stato particolarmente doloroso e non privo di problemi. Purtroppo io non sono capace a mediare e secondo me dire che un ragazzo che ha rapporti pre-matrimoniali con una ragazza resta in condizione di peccato e si deve confessare lo trovo aberrante e lo considero a tutti gli effetti terrorismo psicologico. Non riesco a restare nella chiesa sapendo di fare qualcosa che è male per lei, piuttosto me ne vado. Forse sbaglio però se voglio fare l’amore con una ragazza come posso farlo con gioia e serenità restando nella Chiesa sapendo che per Lei è peccato? Non intendo confessare un fatto del genere, perché non lo considero peccato e non credo sia giusto confessare aspetti della mia sessualità ad una persona anche se in quel momento è Cristo. Credo che non ci sia nulla di male a fare l’amore con una ragazza anche per occasionalità se c’è il desiderio di entrambe le parti non vedo dov’è il male, è un’esperienza di conoscenza. (…).
Il problema è padre che da quando me ne sono andato dalla Chiesa sento di aver perso molto dal punto di vista spirituale, anche perché ritengo che la religione contenga messaggi bellissimi e che se vissuta a pieno e con consapevolezza psicologica possa rinnovare veramente il cuore dell’uomo, dall’altro però so che su almeno 3-4 questioni non sono in linea con la Chiesa e sto male perché da un lato amo il Vangelo e Gesù, mi mancano la messa, i sacramenti e l’oratorio dall’altro però non accetto di conformarmi a certi precetti e a condividere certe idee.
Vorrei vivere la chiesa e il vangelo integrando i miei studi di psicologia e l’esperienza di psicoterapia, con una morale personale, e una visione metaforica del vangelo e solo interiore, un po’ zen, mistico seguendo quello che dicono gli autori di cui le ho parlato, stando però nella Chiesa senza sentirmi un traditore o un sovversivo o un peccatore perché ho idee personali.
Se rientro e vivo i sacramenti con queste idee mi sento fuori posto se me ne vado mi mancano… Come posso risolvere la questione e trovare la pace??? Mi consiglia di restare o andarmene?
Potrebbe leggere in futuro il libro di (…) e dirmi che ne pensa??
Grazie.
Certo di una sua risposta le auguro una buona serata.
P.
Risposta del sacerdote
Carissimo P.,
1. hai messo al fuoco tanti di quei problemi che dovrei stare qui un mese solo per rispondere a te.
Ma il nocciolo di tutta la questione è uno solo: lo sai che cosa significa vivere in grazia ed essere chiamati alla santità?
2. La vocazione che Cristo propone all’uomo non è semplicemente una vita vissuta secondo criteri psicologici che fanno vivere in maniera solare, limpida gioiosa.
Chi vive il Vangelo ha anche tutto questo.
Ma questo è solo l’effetto di un’altra realtà.
3. Ecco a te sfugge quest’altra realtà.
In questo momento, dopo il tuo vagabondare alla ricerca di luce, sei come quelle persone di cui parla il Signore: “Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono” (Mt 13,10-13).
4. In questo momento tu non hai bisogno di una risposta dottrinale, che rischieresti di non comprendere, ma di un’esperienza.
E più precisamente di quell’esperienza di cui parla lo Spirito Santo quando attraverso il salmista dice: “si saziano dell’abbondanza della tua casa, tu li disseti al torrente delle tue delizie” (Sal 36,9).
Quando ti sarai saziato dell’abbondanza della sua casa e ti sarai dissetato al torrente delle sue delizie allora capirai da solo perché determinate azioni sono peccato e cioè non colpiscono il bersaglio (peccato significa proprio questo: non colpire il bersaglio) e ti portano fuori strada, lontano dalla comunione di vita con Cristo.
5. A meno che tu non abbia l’umiltà di fidarti di Dio, di quello che Egli ti dice attraverso il suo insegnamento.
Aver fede, dice san Tommaso, significa guardare con gli occhi di un altro. Nel nostro caso significa guardare con gli occhi di Dio.
6. Per quanto concerne la sessualità, l’aver fede ti aiuta a viverla con gli occhi di Dio e secondo gli occhi di Dio.
Sono gli occhi indubbiamente più veri perché la sessualità viene da Dio e come tutte le altre realtà create è chiamata a parlare di Dio, a portare a Dio, a unire a Dio. E cioè ad essere più santo.
7. Mi scrivi: “Se rientro e vivo i sacramenti con queste idee mi sento fuori posto se me ne vado mi mancano…”
È vero quello che scrivi.
Se li ricevi con le idee che attualmente hai in testa, li svuoti del loro significato.
La parola sacramento significa “segno sacro”.
Per ricevere i sacramenti devi essere persuaso della realtà sacra che vuoi cogliere attraverso il segno.
Se non la conosci, è come se tu profanassi i sacramenti, come se li svuotassi della loro pienezza.
8. “Sacramento” viene anche detto “mistero” e il significato è lo stesso.
Mistero significa “realtà nascosta”.
Ora se uno non conosce che cosa è nascosto sotto il rito esteriore, non penetra nel mistero né se ne impossessa.
9. In te però c’è una cosa che va sottolineata: ti porti dietro il ricordo di quello che vivevi in passato.
Scrivi: “La fede mi dava tantissimo,mi sentivo illuminato,pieno di vita e di sentimenti bellissimi”.
Forse a quei tempi non comprendevi la realtà nascosta, il mistero, ma gli incontri con Signore ti comunicavano la grazia e tu mediante la grazia sentivi quel senso di pienezza interiore che adesso ti manca, quel qualcosa di bello e di pulito che le altre realtà che hai voluto assaggiare non ti hanno dato e non ti possono dare.
10. Domandi: “Come posso risolvere la questione e trovare la pace???
Mi consiglia di restare o andarmene?”.
Il dilemma, come lo poni, è sbagliato.
Perché “restare” senza coglierne il significato è uno svuotamento di quello che Gesù Cristo ti vuole comunicare.
L’andartene non risolve nessun problema. Anzi lo aggrava soltanto. Ti sentiresti sempre più lontano e sempre più insoddisfatto.
Forse qualcuno sarebbe dell’idea di dire: “Padre, lo lasci andare…, che vada fino in fondo, fino alla disperazione. Allora rinsavirà”.
11. Io invece sono di un’altra idea, quella suggerita da Dio stesso che ha spinto Geremia a dire: “Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore mio Dio” (Ger 31,18).
Altre traduzioni, più aderenti al latino che usa il verbo “convertor”, scrivono: “Convertimi e io mi convertirò”.
Ecco tu hai bisogno di questo: di implorare umilmente Dio e dirgli incessantemente “Convertimi e io mi convertirò”.
Diglielo mettendoti in ginocchio, in atteggiamento di umiltà, di richiesta di misericordia e di perdono.
Sono certo che se lo farai, quel Signore che “suscita il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13), saprà condurre a termine l’opera iniziata in te.
Volentieri anch’io mi unirò alla tua preghiera, cominciando da questa sera, ricordandoti nella Messa che celebro in questa giornata del mercoledì delle ceneri.
Ti benedico.
A presto.
Padre Angelo