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Quesito
Carissimo e preziosissimo Padre Angelo,
approfitto della sua conoscenza per porle un quesito sul peccato.
Se è vero com’è è vero che l’intero creato “si appoggia” attimo per attimo a Dio, se è la creazione è sempre in atto, se perfino il mio scrivere o il mio pensare o i bit di questa email si appoggiano alla “struttura” divina; ebbene noi peccando in realtà che facciamo?
Mi sembra in qualche modo sia un profittarsi, un ferire la Struttura, nell’atto di esercizio della libertà, usando entrambe, sì nella cornice invalicabile della creazione, ma in modo ingiusto, arbitrario, sprezzante del senso di ogni cosa.
Mi viene così subitaneamente in mente la flagellazione di Nostro Signore, le profonda ingiustizia, e al contempo la necessità di una salvezza che poteva solo essere raggiunta nel sacrificio volontario di Dio, che riprende questa ingiustizia e queste ferite d’ogni tempo e d’ogni uomo e le “riassorbe”, le sconta come solo Dio può fare, ristabilendo la Giustizia.
Non so se è quanto sono andato fuori strada, e mi piacerebbe una sua parola a proposito.
La saluto e già, comunque, la ringrazio per il servizio che in questi anni avete fatto.
S.B.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. è vero quanto hai scritto.
Anche quando noi commettiamo peccato siamo sempre in intimo contatto con Dio.
Non potremmo passare dalla potenza all’atto se egli non ce lo concedesse.
Come possiamo configurare allora la nostra interazione con Dio nel compimento del peccato?
I teologi dicono che noi ci comportiamo come causa deficiens (causa che viene meno).
E che non solo viene meno arbitrariamente al progetto di Colui che dà la forza di agire, ma lo falsifica.
2. L’immagine della flagellazione di Nostro Signore è ben adatta a rappresentare sotto il profilo della storia della salvezza quanto noi compiamo con il peccato.
Con il peccato noi traduciamo il bene che istante per istante riceviamo dalle mani del nostro Creatore in un insulto del suo progetto di santificazione. È il terzo mistero doloroso: la coronazione di spine.
E nello stesso tempo lo deformiamo scarnificandolo (è il secondo mistero doloroso: la flagellazione di Gesù).
Con il peccato noi ripudiamo la Sapienza di Dio, crocifiggiamo di nuovo il figlio di Dio e lo esponiamo all’infamia (cfr. Eb 6,6).
3. Visto così, il peccato è una profonda ingiustizia.
Santa Caterina da Siena lo paragona ad un adulterio, con il quale l’anima – “libera e sposa di Cristo” – si consegna al demonio per essere fatta di lui “serva e schiava” (Lettera 262).
Caterina definisce “matto e stolto” chi non potendo essere legato al peccato né dal demonio né da qualsiasi altra creatura, “da se medesimo egli si lega” (lettera 149).
4. Dal momento che liberamente ci siamo fatti servi e schiavi del demonio, Dio avrebbe potuto lasciarci in balia del male.
Ma in Cristo ci ha strappati da questa servitù e ha eliminato nel sangue del Figlio suo la colpa nostra e la pena.
È quanto aveva predetto il profeta Isaia: “Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui” (Is 53,5).
Cristo ha eliminato quest’ingiustizia e quest’adulterio facendosi per noi “sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Cor 1,39).
5. Non dovremmo mai cessare di tenere sotto gli occhi il grande amore con il quale Dio ci ha amati: “Egli fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca” (Is 53,6-7).
Per questa Santa Caterina da Siena scrive ancora: “Nel sangue di Cristo si manifesta noi la giustizia e la misericordia di Dio. Se infatti a Dio non fosse tanto dispiaciuta la colpa e non fosse stata di grandissimo danno la nostra salute, non ci avrebbe dato il Verbo, suo Figlio Unigenito, facendo di lui come un’incudine, ponendo le nostre colpe sopra il suo corpo: ma volle che così si facesse giustizia della colpa commessa. E il Figlio non avrebbe dato per noi la vita, spargendo il suo sangue con tanto fuoco d’amore come prezzo della nostra salvezza” (Lettera 76).
Ha fatto giustizia della colpa espiandola ed eliminandola. E ci ha ridonato la libertà e la comunione di vita eterna con Dio.
Ti ringrazio per questa tua riflessione presentata vantaggio dei nostri visitatori.
Ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo