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Quesito
Buongiorno Padre,
Io sono evangelico Pentecostale (trinitario), e vorrei sapere le posizioni della chiesa cattolica al riguardo.
Per quanto riguarda il canone biblico delle scritture la Chiesa come ha agito per definirne l’ispirazione Divina?
Grazie in anticipo
Dio la benedica
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. per canone si intende sia la regola della fede sia il catalogo dei libri ispirati.
Prima di dire quale sia il criterio per riconoscere l’ispirazione divina è necessario ricordare che cosa pensano i protestanti.
In genere essi tengono l’insegnamento di Calvino secondo il quale l’ispirazione non sarebbe un’azione divina compiuta sullo scrittore sacro, ma su chi legge il testo scritto.
L’ispirazione consisterebbe nell’effetto salutare che produce la lettura del libro nell’anima di chi lo legge oppure nell’interna illuminazione che lo Spirito Santo comunica al lettore sulla sacralità di quel testo.
Come si vede, si tratta di un criterio soggettivo che non è esente da illusione e arbitrarietà soggettiva.
Ragion per cui i protestanti stessi non sono concordi nel determinare quali siano i libri sacri, con la conclusione che lo Spirito Santo si contraddirebbe perché suggerirebbe opposti sentimenti nei diversi lettori.
2. Secondo la Chiesa Cattolica l’ispirazione consiste nell’azione soprannaturale di Dio in forza della quale Egli stimola e muove gli autori sacri a pensare rettamente e a scrivere fedelmente tutto quello e solo quello che Egli comanda.
Si ritengono ispirati i libri che hanno per autore principale Dio, mentre lo scrittore sacro è causa strumentale.
Pertanto è netta la differenza: per i protestanti l’ispirazione è in colui che legge, mentre per i cattolici è negli autori sacri che hanno scritto.
3. Inoltre, secondo la Chiesa cattolica il vero criterio per riconoscere i libri ispirati e distinguerli dagli altri è la Sacra Tradizione, che insieme alla Sacra Scrittura costituisce il deposito della Divina Rivelazione.
4. Va ricordato che quanto Dio ha comunicato agli uomini è stato prima predicato, trasmesso, vissuto e in seguito è stato anche scritto.
Sicché la Tradizione è antecedente alla Scrittura e, insieme con essa, è il deposito (cfr. 1 Tm 6,20) che ci è stato trasmesso (in latino: traditum).
5. A proposito della Tradizione, viene detta sacra non solo per i suoi contenuti ma anche per la sua origine: proviene infatti dalla Divina Rivelazione pubblica.
Rivelazione pubblica è quella destinata a tutti gli uomini ed è necessaria alla loro salvezza.
6. La Rivelazione fatta da Gesù e dallo Spirito Santo agli apostoli viene chiamata tradizione apostolica.
In quanto è trasmessa dagli apostoli alla chiesa, è attestata dai padri ed è proposta ai fedeli dagli scrittori ecclesiastici e dalla Chiesa mediante il suo magistero viene detta tradizione apostolico-ecclesiastica, e cioè cattolica.
7. Chiedi poi quale sia stato il criterio per definire i libri ispirati.
Ebbene, per l’Antico Testamento la Chiesa fin dall’inizio ha ereditato pacificamente quanto la fede degli ebrei riteneva in proposito.
Essi chiamavano i libri ispirati “le Scritture” ed erano costituiti da tre corpi: la Legge, che comprendeva i 5 libri del pentateuco), i Profeti e i Salmi, chiamati anche Scritti (sapienzali). Tali Scritti furono raccolti per ordine del re Ezechia.
Questa triplice espressione la troviamo in Luca 24,44.
8. Per la formulazione del canone dei libri ispirati del Nuovo Testamento dobbiamo riferirci per forza alla Tradizione.
Infatti in nessun libro del Nuovo Testamento ci viene presentato un catalogo dei libri ispirati dall’Antico Testamento.
Qui, la sola Scrittura invocata dei protestanti è insufficiente.
Questi libri sono stati accolti in forza della Tradizione, che nessuno osava toccare.
La comune accettazione è data dalla tradizione della fede degli apostoli.
È interessante notare che nel Nuovo Testamento sono citati tutti i libri della Legge, tutti i libri dei Profeti ad eccezione di Abdia e Naum, e quasi tutti quelli degli Scritti.
Non deve stupire che nei testi del Nuovo Testamento manchi la citazione di qualche libro dell’Antico, perché molti scritti del Nuovo Testamento sono di carattere occasionale.
9. Per il Nuovo Testamento sappiamo che nelle adunanze liturgiche erano letti i libri sia dell’uno che dell’altro Testamento, in particolare le memorie degli apostoli e gli scritti dei profeti, con prevalenza delle prime sui secondi.
Tertulliano, scrittore ecclesiastico che muore intorno al 220, mette in chiaro che i Testamenti sono due e che il Nuovo Testamento è composto di due parti essenziali, il Vangelo e l’Apostolo.
Per Vangelo si intendono i quattro Vangeli canonici.
Per Apostolo si intendono le 13 lettere di Paolo.
10. Ad un certo momento si sentì l’esigenza di fissare il canone, e cioè il catalogo dei libri ispirati, sia per avere un punto di riferimento comune in tutte le Chiese, sia anche perché alcuni eretici, in primis Marcione, presentavano testi con amputazioni e correzioni al fine di suffragare le loro eresie.
11. Il catalogo più antico risale probabilmente al 180. È stato scoperto nel 1740 da uno studioso della biblioteca Ambrosiana di Milano, Ludovico Antonio Muratori. Per questo viene chiamato il canone muratoriano.
Dal tono usato dall’autore di questo catalogo: “noi accogliamo, noi non riceviamo… La Chiesa cattolica non può accogliere…” si arguisce che sia stato compilato a Roma e che chi l’ha composto abbia avuto una certa autorevolezza.
Ebbene, questo documento presenta una quadruplice serie di libri:
1- Libri che sono considerati sacri da tutti e si devono leggere in Chiesa pubblicamente. Sono i quattro Vangeli, gli Atti, 13 Lettere di Paolo (manca quella agli ebrei, l’Apocalisse, la lettera di Giuda 2, 2 lettere di Giovanni, e molto verosimilmente le due lettere di Pietro.
Infatti qualcuno attribuisce questo canone ad Ippolito, che muore verso il 250, il quale riconosceva sia la Lettera agli ebrei, le due di Pietro e quella di Giacomo.
Mancherebbe solo la terza lettera (un biglietto) di Giovanni.
A questa data, dunque, il canone del Nuovo Testamento è già completo.
2- Libri che non sono considerati sacri da tutti e che quindi non tutti leggono pubblicamente in Chiesa; di questa categoria fa parte l’Apocalisse di Pietro, ritenuta probabilmente ispirata da Clemente alessandrino.
3- Libri che si possono leggere privatamente, ma che non è lecito leggere pubblicamente in Chiesa: così il pastore di Erma e libro della Sapienza di Salomone, scritta da Filone (da non identificare con il libro della Sapienza dell’Antico Testamento).
4- Libri che dalla Chiesa non possono essere ricevuti perché apocrifi e scritti da eretici; di questa categoria fanno parte l’epistola di Paolo ai Laodicesi, quella agli alessandrini e tutti gli scritti menzionati nel documento.
12. A questo Canone del Muratori seguono altri cataloghi conosciuti fin dall’antichità come quello di Origene che muore nel 253, quello dello storico Eusebio di Cesarea, che muore nel 339, quello di San Girolamo, che muore nel 420 e quello di Agostino che muore nel 430.
Sant’Agostino fornisce il criterio in uso dappertutto: si ritengano ispirati tutti quei libri che sono ritenuti tali dalle Chiese che sono state sedi degli Apostoli.
Vincenzo di Lerins, che è del medesimo periodo, dice che i criteri della Tradizione sono i seguenti tre: ciò che dovunque, ciò che da tutti, ciò che da sempre è stato creduto (quod ubique, quod ab omnibus, quod a semper creditum est).
13. Abbiamo anche una lettera di Papa Innocenzo I, dell’anno 405, al vescovo di Tolosa che gli aveva chiesto il canone dei libri sacri.
In essa si trova il canone completo, come quello africano, con l’avvertimento che tutti gli apocrifi si debbono respingere e condannare.
Altri Concili della Chiesa determineranno il canone in forma dogmatica.
Ad esempio, il Concilio di Firenze nel 1441 dichiara: “La Santa Chiesa fermissimamente crede e professa che l’unico e medesimo Dio è autore dell’Antico e del Nuovo Testamento perché i sacri autori di ambedue i Testamenti hanno scritto sotto l’ispirazione del medesimo Spirito Santo; essa accetta e venera i loro libri, che sono indicati dei titoli che seguono”.
Il Concilio di Trento, nella quarta sessione (8 aprile 1546), dopo aver affermato di riconoscere e di venerare con uguali sentimenti di pietà e rispetto tutti i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento, essendone Dio l’unico autore, presenta la lista di tutti i libri sacri compresi i deuterocanonici.
Il decreto si chiude dichiarando che è fuori della Chiesa chiunque osasse non riconoscere come sacri e canonici tutti i libri elencati e ciascuno con tutte le sue parti, così come si usano leggere nella Chiesa cattolica e come si trovano nell’antica traduzione latina della Volgata.
14. Come vedi, la formazione del canone è inseparabile dalla Tradizione e dal magistero della Chiesa.
I protestanti si appellano alla “sola Scriptura”.
Eppure la Sacra Scrittura l’hanno ricevuta dalla Tradizione e dal Magistero che essi negano.
A parte il fatto che in nessun libro sacro è scritto che ci si deve attenere esclusivamente alla “sola Scriptura”.
15. In termini molto chiari il Concilio Vaticano secondo nella Costituzione dogmatica Dei Verbum, scrive: Poiché “la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva esser conservata con una successione ininterrotta fino alla fine dei tempi, gli apostoli, trasmettendo ciò che essi stessi avevano ricevuto, ammoniscono i fedeli ad attenersi alle tradizioni che avevano appreso sia a voce che per iscritto (cfr. 2 Ts 2,15), e di combattere per quella fede che era stata ad essi trasmessa una volta per sempre.
Ciò che fu trasmesso dagli apostoli, poi, comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa del popolo di Dio e all’incremento della fede; così la Chiesa nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede.
Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e 51), sia con la intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio.
Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega.
È questa Tradizione che fa conoscere alla Chiesa l’intero canone dei libri sacri e nella Chiesa fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre Scritture.
Così Dio, il quale ha parlato in passato non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell’Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza (cfr. Col 3,16)” (DV 8).
Ti ringrazio di avermi fatto questa domanda perché è giusto che tu conosca quello che insegna la Chiesa Cattolica.
Con l’augurio che tu possa progredire sempre di più nella conoscenza di quanto Gesù Cristo ci ha trasmesso, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo