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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi chiamo F. e ho 33 anni. Sono sposato con G. da 7 anni e abbiamo 4 bambini. Le scrivo perché ho un problema matrimoniale. Mia moglie si è avvicinata ad un gruppo che celebra la messa in latino e da lì sono incominciati i problemi nel nostro matrimonio.
Mia moglie ha incominciato a frequentare le loro catechesi sulla morale matrimoniale tenuta da un prete molto rigido. Così siamo entranti in una crisi perché a mia moglie è stata insegnata a detta di questo prete la via morale giusta.
In pratica mia moglie non può fare l’amore con me se il giorno dopo deve andare a Messa perché se fa l’amore con me la sua mente non sarà libera di pensare a Gesù e perché il corpo non sarebbe puro.
Inoltre a detta di questo prete posso fare l’amore con mia moglie solo quando è nel periodo fertile perché il resto è piacere peccaminoso.
Dobbiamo evitare il piacere e dopo l’atto sessuale dobbiamo chiedere perdono a Gesù per il peccato del piacere. Io così non ce la faccio ad andare avanti. Non capisco se questa è la dottrina della Chiesa.
Mi aiuti.
Grazie.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. no, non è questa la dottrina della Chiesa.
Mi spiace per l’inganno in cui è caduta tua moglie dove un prete fa passare per dottrina della Chiesa il suo errato pensiero personale.
2. Passando in rassegna i vari punti della tua mail la Chiesa insegna che si può usare dei tempi infertili della donna.
L’enciclica Humanae vitae del Santo papa Paolo VI insegna: “Questi atti… non cessano di essere legittimi se, per cause indipendenti dalla volontà dei coniugi, sono previsti infecondi, perché rimangono ordinati ad esprimere e consolidare la loro unione.
Infatti, come l’esperienza attesta, non ad ogni incontro coniugale segue una nuova vita.
Dio ha sapientemente disposto leggi e ritmi naturali di fecondità che già di per sé distanziano il susseguirsi delle nascite” (HV 11).
3. Il piacere in quanto tale non è peccaminoso. È un dono di Dio che stimola anche attraverso il piacere a compiere atti importanti per la vita coniugale e per la vita del mondo.
San Tommaso insegna che il pregio della temperanza non sta nel reprimere i piaceri, ma nel signoreggiarli.
La virtù può coesistere anche con il piacere goduto nella massima intensità e che assorbe l’attenzione dell’animo. Ciò che importa è che l’uomo ne conservi la signoria e che custodisca la libertà interiore.
Dice testualmente: “La sovrabbondanza del piacere che è nell’atto venereo ordinato secondo ragione non esclude il giusto mezzo della virtù.
Inoltre alla virtù non interessa quanto sia il piacere dei sensi esterni, ma quanto l’inclinazione interiore sia affezionata a tale piacere (Somma teologica, II-II, 153,2, ad 2).
4. Sul fare la Santa Comunione dopo l’intimità coniugale senti che cosa dice San Tommaso: “Il rapporto coniugale, quando è senza peccato, ossia quando è compiuto per la generazione della prole o per rendere il debito, non impedisce la comunione eucaristica” (Somma teologica, III, 80, 7, ad 2).
Il Concilio Vaticano II dice che “gli atti con i quali gli sposi si uniscono in casta intimità e per mezzo dei quali si trasmette la vita umana, sono onesti e degni (honesti ac digni sunt), e compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi”.
San Tommaso dice che “se all’atto matrimoniale si è spinti da una virtù: o dalla giustizia per rendere il debito coniugale; o dalla religione per procreare dei figli da consacrare al culto di Dio, allora questo atto è meritorio” (Somma teologica, Supplemento, 41, 4).
Ora come potrebbe un atto meritorio escludere dalla Santa Comunione?
5. San Tommaso conosce in proposito il pensiero restrittivo di San Girolamo il quale diceva: “Se i pani della proposizione non potevano essere mangiati da coloro che avevano avuto contatto con la moglie, quanto meno è lecito a coloro che poco prima si sono stretti nell’amplesso coniugale violare o toccare il pane disceso dal cielo! Non è che noi condanniamo le nozze, ma non dobbiamo darci a opere carnali nel tempo in cui ci disponiamo a mangiare le carni dell’Agnello” (Epist. 28).
“Tuttavia – dice San Tommaso – questo è dettato da motivi di convenienza e non di necessità”.
E conclude facendo propria la sentenza di San Gregorio Magno, papa, il quale dice che su questo “i coniugi vanno lasciati al loro criterio personale” (Ib.).
6. Le interpretazioni errate e fatte passare come dottrina della Chiesa da parte di quel sacerdote devono essere un stimolo per voi ad appurare la dottrina della Chiesa.
Di fatto tu hai fatto così, quasi mosso dalla disperazione.
Questo passo lo deve fare anche tua moglie.
Spingila a fidarsi più del Magistero della Chiesa alla quale il Signore ha promesso il suo spirito di verità (Gv 15,26) che la sentenza di chiunque altro.
Auguro a te e alla tua bella famiglia ogni bene, vi ricordo al Signore e vi benedico uno ad uno.
Padre Angelo