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J. Maritain, in Appunti e ricordi, in data 15 settembre 1910 scrive: “Finalmente, grazie a Rissa, comincio a leggere la Summa Theologica. Come fu per lei, così anche per me è una liberazione, un’inondazione di luce. L’intelletto trova la propria patria”.
È qui che trova il suo germe, sebbene non se ne parli ancora, il circolo di studi tomistici che Jacques Maritain, con Raissa sua moglie (erano stati battezzati tre anni prima) e altri pensatori istituiranno più avanti.
Il primo domenicano che ha guidato Jacques e Raissa è stato il Padre Umberto Clerissac.
A lui è subentrato il Padre Reginaldo Garrigou Lagrange, allora giovane e brillante professore al Collegio Angelico di Roma (l’attuale Angelicum o Pontificia Università San Tommaso).
La prima riunione avvenne in casa Maritain l’8 febbraio 1914. Si trattò di un esperimento isolato.
Nel settembre si tennero riunioni regolari di studi filosofici che raccolsero un numero ristretto di loro amici.
Solo due anni dopo, nel 1921, si prese la decisione di costituire un centro di raggruppamento per coloro che sentivano l’importanza capitale della vita spirituale in ordine agli studi filosofi e teologici.
Non avendo le risorse della vita religiose, come preciserà Jacques, vi suppliranno con il voto di orazione, e cioè di contemplazione.
Ecco lo Statuto di questi circoli tomistici tratto da Jacques Maritan, Appunti e ricordi, pp. 419-429.
Statuto dei Circoli di Studi Tomisti
O SAPIENTIA
O Sapientia, quae ex ore Altissimi prodiisti, attingens a fine usque ad finem fortiter,
suaviterque disponens omnia: veni ad docendum nos viam prudentiae.
O Sapienza, che uscisti dalla bocca dell’Altissimo (Sir 24,5), ti estendi da un estremo all’altro estremo e tutto disponi con forza e dolcezza (Sap 8,1): vieni a insegnarci la via della saggezza (Pr 9,6).
CIRCOLI DI STUDI TOMISTI
I. – Principi Generali
1. Dio, facendo di san Tommaso d’Aquino il Dottore comune della Chiesa, ce lo diede come capo e guida nella conoscenza della verità. La dottrina di san Tommaso è quella tra tutte raccomandata dalla Chiesa, che ordina ai suoi maestri d’insegnarla. Questa dottrina s’impone alla ragione quasi in forma di una catena di certezze unite l’una all’altra per via di dimostrazioni, e si accorda con il dogma più perfettamente di qualsiasi altra. Possiede come garanzia una santità che è inseparabile dalla missione docente del Dottore Angelico e che arriva fin quasi a cancellare la sua personalità umana, mettendo invece in risalto l’inondazione della luce divina. «San Tommaso – come scriveva Leone XIII – per aver profondamente venerato i Padri e i santi dottori che lo precedettero, ereditò in qualche modo un poco della loro intelligenza». Egli è talmente penetrato nella verità, che si può dire di lui, con le parole di un suo grande discepolo: maius aliquid in sancto Thorna quam sanctus Thomas suscipitur et defenditur, cioè che in san Tommaso noi approviamo e difendiamo qualcosa di più grande di san Tommaso stesso. Erede del passato e tesoriere del futuro, lui soltanto può insegnarci a divenire trasparenti alla verità, dietro il suo esempio e nella misura della nostra debolezza. Diventeremo così docili allo spirito che dà l’intelligenza, aperti alla sapienza comune e secolare nella quale la Chiesa è divinamente istruita. Possiamo dunque servire ottimamente la verità che è in Cristo, attraverso una fedeltà attiva, progressiva, vittoriosa degli ostacoli, ma purissima e completa, ai principi, alla dottrina e allo spirito di san Tommaso. Tale dote è particolarmente richiesta per la salvezza dell’intelligenza, che ai nostri giorni è da ogni parte minacciata.
2. Crediamo con questo che l’intelligenza umana è talmente debole per natura e talmente infiacchita dall’eredità del peccato originale, e che d’altronde il pensiero di san Tommaso possiede una così alta intellettualità, sia dal punto di vista metafisico che da quello teologico, che occorsero tutte le grazie soprannaturali, il cui soccorso fu assicurato dall’eminente santità e soprattutto dalla missione unica del Dottore Angelico, perché questo pensiero ci fosse dato, e che occorre inoltre, e occorrerà sempre, un aiuto speciale dello Spirito Santo perché esso viva tra noi.
In particolare in un’epoca tanto piena di errori come la nostra, soprattutto là dove mancano la disciplina e le grazie proprie dello stato religioso, crediamo sia impossibile che il tomismo conservi la sua integrità e la sua purezza senza i soccorsi speciali della vita di orazione.
Sappiamo d’altronde che quest’unione fra vita spirituale e vita di studio non fu praticata soltanto da san Tommaso a un livello altissimo, ma fu attuata anche dai suoi migliori commentatori, come Bannez, il direttore di santa Teresa, che lo apprezzava molto, o Gonet, che dedicò il suo volume Clypeus thomisticae theologiae alla grande contemplativa, o i Salmanticensi, che furono sempre fedeli in ogni punto alla teologia tomista, nella quale scorgevano il fondamento delle grandi dottrine spirituali insegnate da santa Teresa e da san Giovanni della Croce.
3. Il tomismo, proprio per quel forte impulso che Leone XIII gli diede, sta cominciando a fare proseliti nel mondo e fra i laici ed è destinato a diffondersi sempre di più. Per conquistare l’intelligenza moderna, deve mescolarsi a tutta la pasta per farla lievitare.
È necessario che il tomismo penetri nella vita intellettuale dei secolari e dei laici e trovi fra di loro i suoi operai, se vuol informare di sé il secolo, rinnovare la filosofia, assimilare bene i materiali da essa accumulati dal medioevo in poi, svilupparsi in tutti i campi ed estrarre il loro vero significato da tutte le verità parziali e da tutte le ricerche delle singole scienze, per animare e illuminare la rinascita intellettuale che fermenta nell’ordine delle lettere e delle arti, la cui funzione può essere immensa, infine per informare l’intelligenza comune che ha più che mai bisogno d’una cultura generale teologica e filosofica.
Ma la sua stessa diffusione può generare certi pericoli. A seconda della cura con cui spiriti non sufficientemente preparati ed agguerriti e più o meno influenzati dai moderni pregiudizi lo prenderanno in esame, il tomismo rischierà di essere studiato in modo non conveniente e di subire perciò interpretazioni diminuite, frammentarie e deformanti. Per esperienza sappiamo che esiste un autentico pericolo di materializzazione del tomismo.
4. Per promuovere nel mondo la dottrina e lo spirito di san Tommaso sfuggendo naturalmente al pericolo suaccennato e mantenendo la sintesi tomista in quella luce superiore che le è necessaria, pare utile ed opportuno riunire le anime di buona volontà che, per amore della verità e della Chiesa, aspirino a lavorare per la diffusione del tomismo o a trarre da esso ispirazione, e precisamente riunirle in circoli di studio utili al loro perfezionamento nella conoscenza di san Tommaso e nella diffusione più approfondita di questa stessa conoscenza.
Tali circoli mirano anche a perpetuare negli ambienti laici, per mezzo di una istituzione durevole, la vivente tradizione dei maestri del tomismo.
5. Poiché l’elemento principale è rappresentato in questo caso dal fattore spirituale-soprannaturale e perciò una tale associazione ha valore ed efficacia soltanto se i suoi componenti si abbandonano il più pienamente possibile all’azione dello Spirito Santo, ogni membro dovrebbe impegnarsi con voto privato a dedicarsi ad una vita di orazione. In tal modo questo gruppo di sacerdoti secolari e di laici avrebbe come base della sua attività un dono di sé intimo e profondissimo a Dio e offrirebbe alle anime che aspirano alla perfezione pur rimanendo nel mondo un soccorso ben saldo e reale, senza ledere in alcun modo la libertà individuale, poiché il voto di orazione concerne solo i rapporti personali tra Dio e l’anima.
Ne risulta che l’utilità dei circoli di studi sarebbe duplice; da una parte infatti essi contribuirebbero a conservare puro e integro il rifiorire degli studi tomistici nel secolo, e questo naturalmente grazie all’orazione, d’altra parte contribuirebbero anche a conservare nella purezza e nell’onestà necessarie il risveglio della spiritualità nel secolo, e questo attraverso il tomismo stesso.
In un’epoca in cui la maggior parte degli spiriti sembra interessarsi a qualsiasi cosa salvo che a Dio ed aver perso la forza di risalire fino alla causa prima, mi pare auspicabile che i membri di questi circoli di studi comprendano tra le loro intenzioni anche la riparazione intellettuale. Se è vero che gl’intellettuali hanno a titolo speciale il dovere di riconoscere in Dio l’oggetto supremo dell’intelligenza e di esaminare amorosamente e reverenzialmente i profondi abissi della teologia naturale e soprannaturale, è altrettanto vero che la nostra epoca offende Dio in modo particolare, proprio con la trasgressione di tali doveri. È necessario dunque che gli intellettuali si applichino con chiara coscienza ad onorare Dio in riparazione del rifiuto di omaggio da parte di tanti filosofi moderni, e ad intercedere nello stesso tempo per tutti coloro che sono le vittime volontarie o involontarie dell’errore.
II. – Organizzazione
6. Sotto il patrocinio della beatissima Vergine Maria, Sedes Sapientiae, i Circoli di Studi Tomisti vengono fondati ed aperti a persone viventi nel mondo che si sentano chiamate a lavorare alla diffusione del tomismo o comunque desiderose di ispirarsi con stretta fedeltà alla dottrina e al pensiero di san Tommaso tuttora attivi attraverso l’opera dei suoi grandi discepoli quali il Gaetano, Giovanni di san Tommaso, o i Salmanticensi.
Tali circoli di studi non si limiteranno ad associare filosofi e teologi di professione, ma saranno accessibili a tutti coloro che desiderino assumere san Tommaso come guida; anzi è davvero augurabile che riuniscano menti dalle più varie formazioni, soprattutto artisti e scienziati.
Del gruppo potrebbero far parte anche persone che non avessero modo di studiare con regolarità la dottrina di san Tommaso, ma intendessero offrire la loro orazione per ottenere che l’influsso del Dottore Angelico si eserciti sulle anime secondo la volontà del Signore.
7. I membri dei circoli s’impegnano a studiare il meglio possibile la dottrina di san Tommaso e formulano il voto privato di dedicarsi alla vita d’orazione per quanto lo permettano l’esistenza che conducono e i doveri di stato di ciascuno.
Essi sono invitati, previa approvazione del loro confessore, ad attenersi in questo alla seguente prassi: prima di pronunciare il suddetto voto ne praticheranno l’oggetto durante un intero anno, dopo di che il voto verrà pronunciato, ma avrà validità temporanea (dodici mesi) e dovrà allo scadere di ogni periodo essere due volte rinnovato. Ci sarà dunque una prova triennale, successivamente alla quale sarà infine possibile la formulazione di un voto perpetuo.
Sia annuale sia perpetuo, il voto non implica un esercizio materialmente determinato nei suoi modi e nella sua misura. Se pur si prestabilisse uno spazio di tempo, questo non potrebbe essere naturalmente che un minimo e tutti gli associati ne impiegheranno in pratica nell’orazione molto di più di quanto si possa fissare in forma impegnativa.
Questa indeterminatezza materiale proviene dal desiderio del Circolo di suggerire l’essenziale, il veramente vitale, senza immeschinire le cose e senza dare occasione – come in qualche caso potrebbe accadere – ad ogni sorta di scrupoli. Esso indica dunque soltanto l’orientamento generale da dare alla vita, in modo che unicamente l’atto di revocare esplicitamente l’intenzione di dedicarsi all’orazione può costituirne una violazione (d’altra parte, pure se il voto, così formulato, fosse diventato per qualcuno occasione di turbamento di coscienza, il confessore avrebbe sempre facoltà di esimere da esso).
La formula del voto potrebbe essere la seguente: «In presenza della Santa Trinità, della Vergine Santissima, di san Tommaso, dei miei santi patroni, del mio angelo custode e di tutti i santi, desideroso di raggiungere, nonostante la mia debolezza, l’unione con Dio e la perfezione della carità, faccio voto di dedicarmi (e qui si dirà se per un anno o per sempre) alla orazione, naturalmente entro i limiti consentiti dal tipo di vita che conduco e dai miei doveri di stato e perciò senza essere obbligatoriamente tenuto ad un esercizio quotidiano d’una precisa durata».
8. Il direttore generale del circolo di studi tomisti sarà sempre un religioso dell’Ordine dei Domenicani. Il primo direttore generale, scelto dal Rev.mo Padre Provinciale di Francia e accettato dal Rev.mo Padre Generale, sarà il Rev. Padre Garrigou-Lagrange, professore di teologia all’Angelico di Roma. Riceveranno da lui le direttive fondamentali, sia dal punto di vista strettamente dottrinale che da quello della spiritualità, i primi membri, ossia coloro tra cui è nata l’idea di raggrupparsi.
Il successore del direttore generale sarà proposto in anticipo da Padre Garrigou stesso ai suoi Superiori, o, se egli non potesse, dai direttori di studi riuniti a questo scopo. Il direttore generale inoltre dovrà essere approvato dal Rev.mo Padre Generale dei Domenicani, poiché i circoli di studi tomisti potranno organizzarsi in varie regioni della Francia e anche all’estero.
9. Il direttore generale orienta e sorveglia gli studi dei diversi gruppi, tenendosi in relazione con i vari direttori di studi; egli dà anche direttive generali circa la vita spirituale, innanzi tutto per mezzo di un ritiro annuale, di regola da lui stesso predicato, previa approvazione dell’Ordinario locale. Sarebbe anche bene profittare di tale ritiro annuale per promuovere, al di fuori di esso, una riunione plenaria presieduta dal direttore generale, che in tale occasione impartirebbe istruzioni circa gli studi e il lavoro intellettuale del nuovo anno.
I gruppi di studi che si formeranno nelle varie località avranno naturalmente ognuno il proprio direttore e funzioneranno secondo le norme approvate dalla gerarchia. Il direttore di studi, che dovrà offrire garanzie sicure di scienza e di competenza nonché di pietà, sarà scelto dal Direttore Generale fra tutti i membri del circolo e dovrà essere approvato dal vescovo del luogo. Si occuperà esclusivamente di studi; né lui, né il gruppo avranno diritto di immischiarsi dei problemi riguardanti la vita interiore dei singoli, che resta dominio incontrastato dell’individuo stesso e di Dio e intorno alla quale ciascuno non dovrà consultare che il proprio direttore o confessore spirituale, tanto più che l’associazione non possederà ad alcun titolo carattere di istituto religioso. Perciò in questo campo il gruppo gioverà solo a facilitare ad ognuno la lettura dei maestri di vita spirituale.
Dal momento che il Direttore generale ha l’incarico di salvaguardare l’integrità e la purezza dell’insegnamento tomistico nei circoli di studi, ciò gli darà diritto di far dimettere e sostituire a suo giudizio i singoli direttori. Veglierà a che essi si trovino d’accordo sui capisaldi essenziali della dottrina di san Tommaso, e se accadesse per assurdo che un gruppo intero si ostinasse in una direzione intellettuale che sia da considerarsi pericolosa, il Direttore generale avrebbe piena facoltà di sciogliere tali gruppi.
Ogni anno il segretario o il direttore di ogni gruppo di studi invierà al Direttore generale un rapporto sull’attività svolta durante l’anno; il rapporto sarà stato prima letto durante una riunione del gruppo e da esso approvato. Potranno essere unite al rapporto stesso le eventuali osservazioni personali formulate da qualsiasi singolo membro.
Ogni aspirante ad aderire al circolo di studi dovrà essere presentato da due membri del circolo stesso ed ottenere l’approvazione del Direttore generale e del locale direttore di studi.
10. I circoli di studi tomisti non posseggono affatto la fisionomia di un terzo ordine. È opportuno che i membri facciano parte, in qualità di terziari o di oblati, di una famiglia religiosa. Ma possono incontrarsi nel gruppo le più disparate famiglie religiose.
11. Ogni gruppo avrà almeno una riunione mensile consacrata allo studio di san Tommaso o dei suoi commentatori.
In queste riunioni si lavorerà a rafforzare, per quanto possibile, la conoscenza del tomismo e ad aiutarsi l’un l’altro attraverso la reciproca collaborazione intellettuale. Ad esempio ci si potranno scambiare le informazioni utili ai rispettivi lavori intrapresi da ciascuno e tenere reciprocamente al corrente del movimento generale delle idee. Ci si occuperà anche della preparazione di un’attività utile alla diffusione del tomismo, soprattutto informando i vari gruppi dei punti che sarebbe maggiormente interessante sviluppare in cooperazione.
Dal momento che i membri di questi circoli vivono nel mondo e sono perciò gravati di occupazioni personali, si dovrà fare in modo che l’associazione risulti per loro di aiuto e non costituisca invece un peso supplementare. Perciò, oltre alle riunioni di studi non ci saranno altre adunanze, neppure messe mensili, di per sé desiderabilissime, ma che potrebbero riuscire d’impaccio a tutti coloro che, appartenendo a terzi ordini dovessero già ascoltarne altre o partecipare ad altre riunioni. Ugualmente nelle assemblee di studi il compito più gravoso sarà affidato al direttore del gruppo, che dovrà preparare personalmente il soggetto delle riunioni medesime.
Ogni gruppo disporrà d’un segretario, che registrerà tutti i lavori svolti, agevolerà il perfetto amalgamarsi dei membri del gruppo e quello di tutto il gruppo con gli altri e dedicherà un certo tempo alla organizzazione della collaborazione intellettuale di cui si faceva cenno poco fa.
12. Sarà necessario assicurare comunicazioni regolari fra i vari gruppi.
13. Bisognerà anche progettare la creazione d’una biblioteca per ogni gruppo, fornita prima di tutto di libri e riviste sulla dottrina di san Tommaso e sulla vita spirituale.
Ottima idea quella di una contribuzione, regolarmente versata da parte di ogni aderente all’associazione, per sopperire alle spese da essa sostenute e proporzionale alle necessità del gruppo stesso.
14. Nelle riunioni di studi ci si sforzerà di non contentarsi di nozioni elementari, ma di arrivare ad una penetrante conoscenza dei principi più elevati del tomismo. In particolare si cercherà di approfondire l’analisi della filosofia e della teologia di san Tommaso e di diffondere su tutti i partecipanti la luce superiore della teologia. È importantissimo insistere su questa: essa è tanto più necessaria alla formazione spirituale dei membri, in quanto invece i lavori esterni al gruppo e le pubblicazioni sarà forse utile facciano astrazione dal punto di vista teologico per mostrare di fronte alle idee moderne il valore e la forza della filosofia tomista nella pura linea filosofica.
Alle riunioni di studi potranno partecipare non solo i membri del gruppo, ma anche i loro amici che a qualsiasi titolo s’interessino sinceramente al pensiero di san Tommaso.
15. Oltre al voto di orazione e all’impegno di studiare la dottrina di san Tommaso secondo le possibilità di ciascuno, per consolidare il legame spirituale che unisce i membri dei circoli e sollecitare le grazie necessarie, saranno loro richieste soltanto due piccole cose: la recita giornaliera della preghiera di san Tommaso: Deus qui Ecclesiam tuam ecc., preceduta dall’antifona: Collaudetur Christus rex gloriae, qui per Thomam lumen Ecclesiae mundum replet doctrina gratiae e dal versetto: Ora pro nobis, beate Thoma, ut digni efliciamur promissionibus Christi e dall’aggiunta all’Angelus dell’invocazione Doctor Angelice, ora pro nobis.