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Quesito
Caro Padre Angelo,
ho letto in una sua precedente risposta che la prova che l’anima dell’uomo, al contrario di quella degli animali e delle piante, è spirituale ed immortale, consiste nella sua trascendenza rispetto alla dimensione meramente corporea.
La mia domanda è la seguente: non è forse vero che anche le emozioni (come la tristezza, la rabbia, l’affetto) che gli animali possono provare grazie alla loro anima sensibile trascendono la dimensione fisica? Credo infatti che sia stata fatta un’indebita “fusione” tra sensazioni (che avvengono a livello del corpo) ed emozioni (che avvengono interiormente). Ma allora, se così fosse, andrebbe detto che anche gli animali possiedono un’anima? E anche che, poiché le emozioni non sono razionali, neppure l’anima lo è (o almeno non del tutto)?
Nella speranza che possa trovare il tempo di rispondermi, la ringrazio anticipatamente.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. premesso che le emozioni fanno parte della sfera sensitiva dell’uomo, c’è da osservare questa differenza tra le emozioni degli animali e quelle degli uomini: quelle degli animali sono semplicemente frutto dell’istinto. Nell’uomo invece oltre all’istinto c’è anche l’elemento razionale che è capace di suscitare reali emozioni ed è anche capace di tenerle sotto controllo.
Sotto questo aspetto nell’uomo si manifesta una trascendenza sulle emozioni perché non sono solo subite, ma sono anche suscitate e regolate.
2. Il fatto che le emozioni tocchino l’interiore dell’uomo, non sta significare che trascendano la materia.
Si tratta di reazioni istintive, che appartengono sempre all’aspetto sensitivo dell’uomo o dell’animale.
3. Nella vita degli animali sono presenti due componenti: quella vegetativa e quella sensitiva.
Nell’uomo ce ne sono tre: vegetativa, sensitiva e razionale.
4. Non vi è alcun dubbio che gli animali abbiano l’anima.
Vengono detti animali proprio perché sono dotati di anima, e cioè di vita.
Come si è detto, si tratta di vita vegetativa e di vita sensitiva.
L’ambito della vita sensitiva è quello proprio delle emozioni
5. Scrivi: “poiché le emozioni non sono razionali, neppure l’anima lo è (o almeno non del tutto)?”.
Sì, ci sono aspetti nella vita dell’uomo che non sono razionali, come quelli puramente biologici e anche quelli legati alle emozioni.
Tuttavia, a differenza dell’animale, l’uomo può avere un dominio sulle sue emozioni: può cercare di spegnerle, di suscitarle, di ravvivarle, sebbene si tratti di un lavorio difficile.
6. Aristotele, e dietro di lui San Tommaso, ricordano che le passioni sono dominate dall’uomo non in maniera dispotica, e cioè con un solo atto della volontà, ma in maniera politica e cioè con una sorta di discussione o dialogo con se stessi per suscitarle o spegnerle.
Anche in questo si manifesta la trascendenza dell’uomo sulla sua sfera semplicemente sensitiva e vegetativa.
7. San Tommaso, quando nella Somma teologica introduce il discorso sulle emozioni, dette anche passioni, scrive: “Dopo aver parlato degli atti umani in quanto tali, che procedono da intelletto e volontà, è necessario parlare di quegli atti che sono umani quasi per partecipazione e imperfettamente volontari, in quanto sono comuni agli uomini e agli animali” (Somma teologica, I-II, 6, prologo).
8. Dice ancora: “Le passioni dell’anima si possono considerare sotto due aspetti: primo, in se stesse; secondo, in quanto sottostanno al comando della ragione o della volontà. Se dunque si considerano in se stesse, cioè in quanto moti di un appetito non razionale, non si trova in esse la bontà o la malizia morale, che dipende dalla ragione” (Somma teologica, I-II, 18, 5).
“Se invece si considerano come soggette al comando della ragione e della volontà, allora in esse si riscontra bontà o malizia morale” (Ib., I-II, 24, 1).
9. Desidero infine sottolineare l’importanza straordinaria delle emozioni per la vita umana.
È per il loro influsso che l’uomo fa più o meno volentieri il proprio dovere e reagisce in maniera forte o debole al male.
Senza di esse, la vita umana sarebbe arida, fredda, senza fantasia, senza stimoli, senza reazioni.
Sotto il profilo ontologico (e cioè dell’essere), dunque, sono un bene.
10. Sotto il profilo morale, invece, non sono né buone né cattive. Dipende dall’uso che se ne fa.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica scrive: “Le passioni in se stesse, non sono né buone né cattive. Non ricevono qualificazione morale se non nella misura in cui dipendono effettivamente dalla ragione e dalla volontà. Le passioni sono dette volontarie “o perché sono comandate dalla volontà, oppure perché la volontà non vi resiste” (San Tommaso, Somma teologica, I-II, 24, 1). È proprio della perfezione del bene morale o umano che le passioni siano regolate dalla ragione (Ib., I-II, 24, 3)” (CCC 1767).
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo