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Quesito
Gentile padre Angelo,
Mi chiamo Pietro e sono un giovane cattolico che si è imbattuto in questo meraviglioso sito mentre "vagava" in cerca di approfondimenti su argomenti teologici, (ritengo di dovere ai miei studi classici il mio bisogno di approfondire).
Colgo innanzitutto l’occasione di dirLe quanto apprezzi le risposte che dà a quanti Le scrivono e quanto esse mi siano state utili nel comprendere aspetti della nostra Fede che mi erano ancora oscuri. Per questi motivi La ricordo in Preghiera con grande affetto e gratitudine, e prego Nostro Signore che dia sempre la forza a Lei e a uomini come Lei di essere vicini, con la vostra autorevolezza, ad un popolo cristiano sempre più confuso dagli attacchi di un mondo sempre più lontano dalla Verità.
Vengo ora alla mia domanda: come altri che Le hanno scritto, anch’io mi sono trovato un pò in difficoltà davanti ai passi del Vangelo in cui Nostro Signore sembra dichiarare la sua venuta ultima come imminente alla generazione degli Apostoli.
Passi come: "In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno" (Matteo 16,28).
Oppure nel discorso escatologico quando afferma che "non passerà questa generazione prima che ciò sia avvenuto".
Ho letto nelle sue risposte e nelle note pastorali che gli esegeti collegano queste espressioni alla rovina di Gerusalemme, altri alla Trasfigurazione e altri ancora alla Resurrezione.
Io non nego la ragionevolezza di queste interpretazioni, tuttavia non riesco a non vedere in esse una certa forzatura.
Personalmente ho elaborato un’altra interpretazione e sono qui a chiederLe cosa ne pensa, visto che io non sono né un sacerdote né un teologo.
Io sono partito dalla considerazione che il Vangelo è parola viva, non è un libro datato, e dunque quando andiamo in chiesa e ascoltiamo le Letture non ascoltiamo la lettura di qualcosa che è stato detto 2000 anni fa, ma ascoltiamo qualcosa che viene detto adesso. In altre parole noi ci facciamo presenti agli insegnamenti di Gesù!
Quindi, quando Egli affermava che alcuni dei presenti non sarebbero morti prima di aver veduto la sua venuta, non si stava rivolgendo solamente a coloro che sono stati storicamente presenti a quelle parole, ma anche a tutti coloro che sarebbero stati presenti a quelle parole, di conseguenza anche Lei ed io siamo inclusi fra quei "qui presenti", così come saranno inclusi gli uomini che verranno dopo di noi, e in fine saranno inclusi anche gli uomini che vivranno negli ultimi tempi e assisteranno alla sua venuta, fosse anche tra un milione di anni.
In fondo Egli stesso, in Marco 13, comanda ai suoi discepoli di vegliare e precisa: "Quello che dico a voi lo dico a tutti".
Il punto, per me, è che la Sua parola non passa, il suo presente non diviene mai passato! Egli è il Signore del tempo e lo trascende, Egli è prima che Abramo fosse!
In fondo è lo stesso Miracolo, dinnanzi al quale la nostra ragione non può che inchinarsi, che noi crediamo avvenga ogni volta che partecipiamo alla S. Messa e in essa incontriamo il Signore presente e vivo nell’Eucarestia, poiché nella Messa tutta la Sua vita si fa presente in termini che potremmo definire ex-temporali.
Mi sento anche di aggiungere che, interpretate in questo modo, queste parole hanno una potenza enorme perchè in esse Egli sta dicendo anche a me e a Lei che potremmo non morire prima della sua venuta, come del resto ricorda anche San Paolo nelle sue lettere. Invece sembrano, con tutto il rispetto, parole alquanto inutili se si vede in esse una "mera" profezia per gli uomini di quella generazione. Certo ci sono dei passi che riguardano il passato, come la previsione della caduta di Gerusalemme, ma io credo che occorra essere cauti prima di vincolare le parole di Nostro Signore al solo contesto storico (che pur va tenuto presente per comprendere determinate modalità espressive): non ci riguarderebbero più, o comunque non così da vicino, perderebbero la loro universalità e la loro ex-temporalità riducendosi a testo storico e datato.
Concludo dicendo che a questa possibile interpretazione sembra aprirsi anche la nota presente nella mia Bibbia CEI che, al "non passerà questa generazione…", annota così: Si tratta della distruzione di Gerusalemme, della speranza della venuta finale come imminente (secondo quanto desiderava la Chiesa delle origini) o della continua attesa di tutte le generazioni?
Lei cosa ne pensa di questa interpretazione?
In attesa di una sua gentile risposta La saluto cordialmente e Le prometto un ricordo nelle mie Preghiere.
Pietro
Risposta del sacerdote
Caro Pietro,
1. mi compiaccio per le varie affermazioni di notevole importanza che hai fatto.
Innanzitutto questa: “il Vangelo è parola viva, non è un libro datato”.
È il Signore che ci parla: “ascoltiamo qualcosa che viene detto adesso”.
2. Tu sottolinei: “non ascoltiamo la lettura di qualcosa che è stato detto 2000 anni fa”.
Io preciserei: “non ascoltiamo semplicemente la lettura di qualcosa che è stato detto 2000 anni fa”. Perché in realtà furono dette come attuali 2000 anni fa e sono state dette come le più attuali in ogni istante di questi 2000 anni e lo saranno fino alla consumazione dei secoli.
3. Scrivi: “Il punto, per me, è che la Sua parola non passa, il suo presente non diviene mai passato! Egli è il Signore del tempo e lo trascende, Egli è prima che Abramo fosse!”.
È verissimo anche questo: il suo presente non diviene mai passato!
Non già perché non si sia già realizzato in coloro che ci hanno preceduto ma perché continua a realizzarsi e non finisce mai di realizzarsi in ogni momento e in ogni luogo.
4. “In fondo è lo stesso Miracolo”.
Sì, Gesù è lo stesso Miracolo perché è l’Eterno che è entrato nel tempo.
E continua ad essere l’Eterno entrato nel tempo.
5. “Nella Messa tutta la Sua vita si fa presente in termini che potremmo definire ex-temporali”.
Sì, in termini ex-temporali perché trascendono il tempo.
Proprio per questo viene consegnata tutta a tutti.
6. Venendo adesso all’interpretazione del versetto citato mi pare di poter dire che è accettabile. Tra quelli che sono presenti a Cristo ci sono anche gli uomini che vivranno l’ultima ora della storia.
Tra questi te, io e i nostri visitatori.
7. È un’interpretazione che può aggiungersi alle altre presentate nella mia risposta.
E così anche tu sei quello scriba di cui parla il Signore quando dice: “Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52).
Ti auguro di progredire sempre così.
Accompagno volentieri quest’augurio con il ricordo nella preghiera.
Ti benedico.
Padre Angelo