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Quesito
Caro Padre,
innanzitutto Ti ringrazio per il preziosissimo lavoro che svolgi. Leggo e rileggo le Tue risposte decine di volte.
Ho avuto con la fede un rapporto sempre vivo, sebbene a tratti problematico e purtroppo assente dal fervore dei Sacramenti.
Sono … e Ti chiedo questo: è possibile che l’amore puro per una ragazza – che, a Dio piacendo, sto convincendo a rispettare ed onorare la castità prematrimoniale, nonostante vi siano state dolorose cadute, nonché a riavvicinarsi progressivamente alla fede cattolica – possa “risvegliare” in me la vocazione alla vita consacrata / sacerdotale?
Sta accadendo qualcosa di particolare: da un lato sto facendo opera di apostolato con lei riguardo la castità nel fidanzamento, dall’altro sento nascere dentro di me un seme vocazionale tutto per Gesù, proprio mentre compio quest’opera.
Sto leggendo tutte le risposte sul tema che hai già dato e la risposta mi pare potere essere positiva. Ho già iniziato un percorso col mio direttore spirituale, he peraltro avevo iniziato e abbandonato anni orsono proprio a causa dell’impurità credo…
Ti ringrazio infinitamente e Ti ricordo nel mio rosario quotidiano.
Il Signore Ti benedica e Ti colmi di giorni!
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. di Don bosco sappiamo che quando parlava della castità rapiva i cuori dei ragazzi. E molti, circa 2500, tra quelli che erano passati all’oratorio del Valdocco ed erano venuti a contatto con lui, sono entrati nei seminari, nei conventi, nelle congregazioni religiose.
Non era la castità da sola ad attrarre, ma la castità intimamente unita alla santità, che faceva di San Giovanni Bosco un vero riflesso di Gesù Cristo in mezzo ai ragazzi.
I ragazzi, già buoni a motivo del metodo educativo e del clima di purezza e di santità che si respirava in ogni angolo dell’oratorio, facilmente e come per connaturalità erano disposti a lasciare tutto e a seguire Gesù Cristo imitando Don Bosco.
2. Ma è ancor più stupefacente, sotto un certo aspetto, che uno – lontano, anzi lontanissimo dalla castità – ne sia rimasto conquistato nel contemplarla.
Questo è stato il caso di Sant’Agostino che nella prima parte della sua giovinezza non è stato per nulla casto. Conviveva e aveva addirittura un figlio.
Nelle Confessioni dice com’è nato in lui il fascino della castità al punto da esserne conquistato, sciogliere la convivenza e a vivere nella purezza ognuno per la propria strada.
3. Sant’Agostino dice che non è stata facile questa determinazione perché inizialmente gli pareva impossibile.
Ecco come ne parla: “Mi trattenevano miserie di miserie e vanità di vanità, mie antiche amicizie, che mi scuotevano la veste di carne e mormoravano piano: ‘E ci lasci? E da questo momento non saremo con te più mai? E da questo momento non ti sarà lecito questo e quello più mai?’.
E quali cose mi suggerivano in quell’espressione: ‘questo e quello’, quali cose suggerivano, Dio mio! La tua misericordia le allontani dall’anima del tuo servo. Quali sozzure non suggerivano, quali infamie!” (Confessioni, VIII, 11).
4. Ma ad un certo momento gli si presenta dinanzi la castità non come valore astratto, ma contemplata nella vita di persone caste di ogni età e di ogni sesso che custodivano Dio nel proprio cuore come in un tempio.
Vale la pena riportare la pagina delle Confessioni in cui ne parla.
“Ma da quella parte, dove tenevo rivolta la faccia e trepidavo di fare il passo, mi si mostrava la casta bellezza della continenza, serena e pudicamente lieta, invitandomi con tratto onesto ad andare senza dubbi, stendendo per accogliermi ed abbracciarmi le pie mani tra una folla di buoni esempi; fanciulli e fanciulle, giovani molti e gente d’ogni età, vedove austere e vergini anziane; ed era in tutti la stessa purezza non sterile, ma feconda madre di figli della gioia a Te sposo, o Signore. E mi faceva un sorriso d’incoraggiamento come per dirmi: ‘E tu non riuscirai a fare quello che hanno fatto questi e queste? Forse che questi e queste ne hanno la forza in se stessi e non piuttosto nel Signore loro Dio?’ (…). Tale era il combattimento che si svolgeva nel mio cuore: me contro me” (Ib.).
5. Ecco che cosa lo colpisce: la casta bellezza della continenza, serena e pudicamente lieta.
La travolgente e tumultuosa concupiscenza che l’aveva posseduto e che da ragazzo gli pareva irresistibile adesso cede il posto a qualcosa di più bello che lo affascina di più. Non ha niente della crepitante concupiscenza. Al suo posto c’è qualcosa di sereno, di limpido e di pudicamente lieto.
Ancor più l’affascina la presenza di Colui che riveste queste persone di una bellezza diversa da quella che seduce i sensi.
È una bellezza che seduce l’anima e le fa nascere il desiderio di essere lei pure perfettamente casta e feconda madre di figli della gioia, donati a Cristo suo Sposo.
6. Ho l’impressione che qualche cosa di analogo sia successo in te.
Parlare della castità, proporne la bellezza, incoraggiare a perseguire questa strada ha prodotto in te, prima ancora che nella ragazza che cerchi di persuadere, il desiderio di possederla senza limiti.
Non mi meraviglio che Colui che ha detto a San Paolo sulla strada di Damasco: “È duro per te ricalcitrare contro il pungolo” (At 26,14) abbia di nuovo bussato al tuo cuore e abbia risvegliato quella chiamata che a suo tempo non avevi pienamente avvertito.
7. Il Signore, certo, non ti costringe a lasciare tutto e a seguirlo.
Ma questa volta, mentre stai preparando il matrimonio anche sotto il profilo morale, comprendi bene che – proprio a motivo del matrimonio che è alle porte – potrebbe non bussare più.
Torna di nuovo a questo proposito l’esperienza di Sant’Agostino che diceva: “Timeo Dominum transeuntem et non revertentem”: ho paura che il Signore passi e non abbia più a ritornare.
Gesù non ha costretto il giovane ricco a dire di sì. Gli ha detto semplicemente: “Se vuoi” (Mt 19,21).
Quel giovane non ha voluto e il Signore non l’ha più chiamato.
Col matrimonio il Signore non ti abbandonerà e molto spesso ti chiamerà per essere fedele ai tuoi doveri di sposo e di padre.
Ma, per forza di cose, non potrà chiamarti a seguirlo nella strada della casta bellezza della continenza, serena e pudicamente lieta.
8. Se questa volta, conquistato dalla purezza e soprattutto da Colui che te la presenta, se insieme al tuo direttore spirituale giungi alla conclusione che la strada del sacerdozio e della vita consacrata è fatta per te, allora lasciati abbracciare “dalle pie mani” di Colui che ti chiama.
Non tarderai a sottoscrivere in pienezza e con gioia quanto Sant’Agostino ha scritto di se stesso dopo aver preso la decisione di seguirlo: “Con quanta mia consolazione mi fu tolto a un tratto il senso dei vani piaceri! Quei piaceri che tremavo di perdere e che adesso mi era gioia il lasciare!
Infatti eri Tu che me li cacciavi via. Tu vera e somma dolcezza; me li cacciavi, e in cambio di essi entravi Tu, più soave di ogni piacere, ma non alla carne e al sangue; Tu più luminoso di ogni luce, ma più interiore di ogni segreto, Tu più sublime di ogni altezza, ma non per quelli che sono sublimi in se stessi.
Già l’animo mio era libero dalle dolorose preoccupazioni dell’ambizione, del guadagno e della scabbia delle passioni, inquiete e pruriginose. Esclamavo di gioia verso di Te, mia luce, mia ricchezza e mia salvezza, Signore mio Dio” (Confessioni, IX,1).
Ti ringrazio infinitamente del ricordo nel tuo rosario quotidiano.
Contraccambio volentieri questo ricordo e in particolare nella Santa Messa.
Quod Deus incepit, ipse perficiat! (ciò che Dio ha iniziato, lo porti a compimento).
Ti benedico e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo