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Quesito
Padre Angelo buona giornata.
Sabato mi sono confessato e mi sono preparato bene alla festa di San Giuseppe.
Poi sono andato a trovare anche mio papà.
Sento San Giuseppe molto vicino.
Volevo chiederle: è una mancanza rivolgersi quasi con più familiarità a San Giuseppe piuttosto che alla Madonna o a Dio stesso?
Non mi fraintenda. So che l’unico che compie Meraviglie è Dio. So che la cara Mamma celeste è Madre di Dio.
Ma conversare e passare prima sotto il manto di San Giuseppe come la persona “umana” più “simile” e per certi versi meno inarrivabile ha nel suo interno qualche vizio o inganno?
Caro padre Angelo,
recentemente san Giuseppe si è fatto a me particolarmente vicino in molti modi, dunque ho anche iniziato il manto di san Giuseppe e nel conoscere la sua figura ne ho un gran bene spirituale, sia per il ruolo specialissimo nella Sacra Famiglia e nella Chiesa, sia per il grado delle sue virtù, sia perché sono sposo e padre (il bambino è in realtà al terzo mese della gravidanza, ma so già di essere padre e oggi ci tengo a dirlo perché la vita ha valore ed effetti concreti fin da subito ed è bene farlo presente in ogni occasione favorevole).
La domanda riguarda quanto dice Gesù “tra i nati da donna non vi è uomo più grande di Giovanni il Battista”. Ciò nonostante Dio ha esaltato Giuseppe, nato prima di Giovanni, a un tal livello da essere superato solo dalla Madre di Dio. Scopro che la figura di Giuseppe è talmente grande che la sua intercessione (sottolineo l’intercessione) è stata definita in passato da Pio XI (se non erro) “onnipotente”. Sono affascinanto e ammirato del fatto che a Fatima, in apparizione, siano stati Giuseppe insieme a Gesù a benedire la folla, sebbene Maria sia più grande di Giuseppe e fosse lì presente. Amo Dio nei segni e negli esempi e questo è un grande esempio del ruolo del padre in famiglia e molto ispira la mia vocazione di uomo sposato e padre. Ho scoperto inoltre che (grazie alle sue virtù, per quanto ho avuto modo di capire) è addirittura chiamato Terrore dei demoni.
Mi rivolgo pertanto a lei, che certamente ha molti più strumenti e conoscenze, per comprendere meglio il rapporto tra quest’affermazione e Giuseppe che in questo viene (ne sono certo) piuttosto maggiormente e ulteriormente esaltato alla luce stessa di quanto detto da Gesù. E proprio per arricchimento spirituale e per conoscenza del Vangelo e di Gesù, che questo nesso tra le due figure ha suscitato il mio interesse. Forse che Giuseppe fosse già individuato nel Regno sicché si trovasse già tra i più piccoli che sono però più grandi e su quei piccoli è uno dei più grandi?
Ho letto anche che è sotto impulso dei domenicani che san Giuseppe è divenuto patrono della chiesa. E in questi giorni di suppliche sotto il sacro manto non riesco a non vedere un certo incoraggiamento di Giuseppe nei miei confronti verso il laicato domenicano. Trovo il nesso quantomai curioso.
La ringrazio, mi scuso per la lunghezza e la ricordo nella preghiera.
Carmine
Risposta del sacerdote
Carissimi,
1. nei Vangeli leggiamo che quando Gesù salì per la Pasqua a Gerusalemme alcuni greci chiesero agli apostoli di poter vedere Gesù.
Ecco il testo: “Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù” (Gv 12,20-22).
Il Signore si è servito di Filippo e di Andrea per condurre questi uomini a sé.
Così continua a fare fino alla fine del mondo attraverso i suoi discepoli.
Tra questi, indubbiamente, c’è anche il nostro grande San Giuseppe.
A lui ha affidato l’amministrazione dei suoi beni, anche quello di attirare (come causa seconda) gli uomini a Cristo.
Gesù ha detto: “Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni” (Mt 24,45-47).
2. Il popolo cristiano continua a sperimentare la prontezza di San Giuseppe nel venire in soccorso ogni volta lo si invoca. Al punto che la Chiesa non ha temuto di approvare la preghiera di San Bernardo alla Madonna, il famoso Memorare, girata nei confronti di San Giuseppe.
Il Memorare si esprime così: “Ricordatevi, o pietosissimo San Giuseppe, che non si è mai inteso dire al mondo che alcuno, ricorrendo alla Vostra protezione, implorando il Vostro aiuto e chiedendo il Vostro patrocinio, sia stato da Voi abbandonato…”.
3. Scrive San Tommaso d’Aquino: “Noi non serviamo i santi nel senso che siamo soggetti a loro, ma con la servitù della riverenza, in quanto sono le nostre guide o con l’insegnamento o con il governo oppure con l’intercessione e l’esempio” (Commento alle Sentenze, III, 9, 3, ad 7).
San Giuseppe è nostra guida, soprattutto nelle faccende pratiche ed economiche e nel trafficarle secondo Dio.
È nostro maestro con il suo comportamento.
È nostro intercessore con la sua preghiera.
È per tutti esempio perfetto di vita evangelica.
La sua presenza nella nostra vita non oscura minimamente il primato di Cristo. Se San Paolo ha detto: “Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo” (1 Cor 11,1), molto di più lo si può dire di San Giuseppe.
4. Il padre Reginaldo Garrigou Lagrange, domenicano e tra i più acuti teologi della prima metà del secolo XX, ha scritto una pagina molto bella sulla grandezza di San Giuseppe.
Eccola: “San Giovanni Battista era incaricato di annunziare la venuta immediata del Messia. Si può dire che egli fu il più grande precursore di Gesù nell’Antico Testamento. San Tommaso intende così la parola di Gesù in San Matteo: “In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11,11).
Ma Nostro Signore aggiunge subito: “tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”. E chi nella Chiesa è il piccolo? Parole misteriose che sono state diversamente interpretate. Esse fanno pensare a queste pronunziate più tardi da Gesù: “Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande” (Lc 9,48).
Il più piccolo, vale a dire il più umile, il servitore di tutti, e per la connessione e la proporzione delle virtù, quello che ha la più alta carità.
Nella Chiesa chi è il più umile? Quello che non fu né apostolo, né evangelista, né martire, almeno esteriormente, né pontefice, né sacerdote, né dottore, ma che conobbe e amò il Cristo Gesù certo non meno degli apostoli, degli evangelisti, dei martiri, dei pontefici e dei dottori, e cioè l’umile artigiano di Nazareth, l’umile Giuseppe.
Gli apostoli erano chiamati a far conoscere agli uomini il Salvatore, a predicare loro il Vangelo per salvarli. La loro missione, come quella di San Giovanni Battista, è dell’ordine della grazia necessaria a tutti per la salvezza.
Ma vi è un ordine superiore a quello della grazia, ed è quello costituito dal mistero stesso dell’incarnazione, l’ordine dell’unione ipostatica o personale dell’umanità di Gesù al Verbo stesso di Dio.
Con questo ordine superiore confina la missione unica di Maria, la maternità divina e anche in un certo senso la missione nascosta di Giuseppe.
La ragione è stata esposta sotto diverse forme da San Bernardo, San Bernardino da Siena, dal domenicano Isidoro de Isolanis” (L’amore di Dio e la croce di Gesù, pp. 307-309).
5. È stato il padre Isidoro de Isolanis, del convento di Santa Maria delle grazie di Milano e morto nel 1528, il primo a scrivere una “Somma divisa in quattro parti sui doni di San Giuseppe, sposo della Beatissima Vergine Maria“.
Fu iniziata nel 1514 nel convento dei domenicani di San Giuseppe in Fontanellato (Parma) e pubblicata a Pavia nel 1522.
Padre Isidoro dedicò la sua Somma al Papa Adriano VI chiedendo in onore del Santo Patriarca una festa speciale in tutta la Chiesa assicurando che “la pace sarebbe stata resa all’Italia per le preghiere del Santissimo Giuseppe”.
In questa Somma dei doni scrive: “Lo Spirito Santo non cesserà di muovere i cuori dei fedeli finché in tutta la Chiesa non sarà esaltato il divino Giuseppe con una nuova e crescente venerazione, finché non si edificheranno monasteri e non si innalzeranno chiese in suo onore, finché non si celebreranno tutte le sue feste e non si gareggerà nel tributargli i propri voti….
Sarà istituita in suo onore una festa singolare straordinaria. Il Papa, mosso dallo Spirito Santo, comanderà che la festa del Padre putativo di Cristo, sposo della Regina del mondo e uomo santissimo, sia celebrata fino all’estremo confine della Chiesa militante”.
Questa festa istituita dal Papa Pio IX nel 1847.
6. Nel secolo XIX un altro domenicano, oggi beato, il padre Giuseppe Lataste nel maggio del 1868 fece pervenire al Papa Pio IX attraverso il Maestro generale dell’Ordine Alessandro Jandel la petizione che San Giuseppe venisse proclamato patrono della chiesa e che il suo nome fosse inserito nel canone della Messa.
Pio IX aveva ricevuto molte richieste in questo senso. Ma la richiesta del padre Lataste lo impressionò in modo particolare a motivo dell’offerta che il giovane sacerdote faceva di se stesso per questa causa.
Padre Lataste morì il 10 marzo dell’anno successivo, 1869, e Pio IX l’otto dicembre 1870 proclamò San Giuseppe patrono della Chiesa.
Pio IX avrebbe desiderato inserire il nome di San Giuseppe nel canone, ma non lo fece in rispetto ad una preghiera così antica e mai toccata.
Sarà Giovanni XXIII nel 1962 a inserire definitivamente il nome di San Giuseppe nella preghiera eucaristica.
7. Il segreto del titolo “San Giuseppe, terrore dei demoni” è racchiuso in questa affermazione della Sacra Scrittura: “Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà lontano da voi” (Gc 4,7).
Chi più di San Giuseppe, dopo la beata Vergine Maria, è stato sottomesso e obbediente a Dio? Dopo ogni avviso dell’angelo, tanto nella circostanza dell’annunciazione come in quella della fuga in Egitto e del ritorno da quella terra, non ha atteso un istante ad obbedire all’indicazione celeste.
Nella prima circostanza “quando si destò dal sonno Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore” (Mt 1,24)
Nel seconda, “egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto” (Mt 2,14).
Nella terza: egli si alzò (Mt 2,21).
Ugualmente ha resistito al diavolo vincendolo sempre poiché ha esercitato tutte le virtù in maniera superlativa, come viene significativamente sottolineato nelle sue litanie.
Se San Giovanni Battista è stato santificato e confermato in grazia al sesto mese dalla sua presenza nel grembo di sua madre Elisabetta, quanto più non deve essere stato San Giuseppe chiamato ad un incarico superiore a quello del Battista.
Per questo alla presenza di San Giuseppe il demonio fugge, come fugge da ogni persona che vive in grazia, si sottomette a Dio e si esercita nelle virtù.
Ma in San Giuseppe questo avviene in maniera superlativa.
Chiunque lo può sperimentare rendendolo presente attraverso l’invocazione del suo nome.
Vi ringrazio per avermi dato l’opportunità di rendere quest’umile servizio al glorioso San Giuseppe.
Vi auguro ogni bene dall’intercessione di San Giuseppe, vi benedico e vi ricordo nella preghiera.
Padre Angelo