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Il popolo peruviano visse momenti di indescrivibile emozione quando venne canonizzato a Roma dal Pontefice Giovanni XXIII l’umile Frate Martino de Porres.
Le gerarchie ecclesiastiche e l’ordine domenicano del Perù unirono i loro sforzi per celebrare il grande avvenimento con la massima solennità.
Nessuno fino ad allora aveva portato il nome del Perù sulle labbra di tanta gente; una folla di diverse razze, lingua e continente si recò alla Basilica di S. Pietro per vedere nella gloria del Bernini l’amico dei poveri.

Il 6 maggio del 1962 Roma diede l’impressione di esser sorpresa dall’affluenza di tanti pellegrini martiniani che giorno dopo giorno erano arrivati da tutte le parti del mondo per onorare frate Martino.
Non fu compito facile ai 2.500 delegati del Perù aprirsi un varco nella imponente Basilica affollata da migliaia di pellegrini venuti da tutti gli angoli della terra.
La Basilica era adorna delle decorazioni per le festività solenni e sopra ogni cosa si distaccavano i grandi quadri che, ai lati dell’altare della Confessione, descrivevano i recenti miracoli del nostro Santo, compiuti nelle isole Canarie, Spagna e nella Repubblica dei Paraguay.

Alle ore 8.30 del mattino cominciò l’imponente cerimonia con una processione dei gruppi rappresentativi di tutti gli ordini religiosi con il gigantesco stendardo di Frate Martino scortato dai frati domenicani nati in Africa. Seguiva poi la Corte Pontificia, i dignitari ecclesiastici, un buon numero di Vescovi e Arcivescovi.
Infine apparve il Santo Padre con i paramenti pontificali, sulla Sedia Gestatoria scortata dagli ufficiali della guardia svizzera.
Non appena il Sommo Pontefice si fu insediato sul trono, il procuratore dalla causa, Cardinale Larraona, cominciò a dar lettura della solenne petizione per la canonizzazione del nuovo beato.
Poi, Sua Santità Giovanni XXIII, con la pienezza dei suoi poteri di Pastore del gregge cristiano pronunciò a chiara voce, in un grande silenzio di folla, la formula della canonizzazione con la quale elevava Frate Martino alla Gloria degli Altari.

“Noi, dopo matura riflessione ed aver implorato diverse volte l’aiuto Divino e con il conforto dei nostri venerabili Cardinali, decretiamo e definiamo che il beato Martino de Porres sia Santo e come tale iscritto nel catalogo dei Santi decidendo che ne venga fatta menzione tra i Confessori il 3 novembre di ogni anno.
Nel Nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Amen”.
Le parole del Santo Padre furono suggellate da un incontenibile applauso di oltre 30.000 fedeli che affollavano la Chiesa, ciascuno nella propria lingua.
La superba Basilica sembrava restituire le ovazioni in echi e ripercuoterle fino al cielo in preghiere, mentre le campane di San Pietro e di tutte le Chiese di Rosa spandevano nell’aria la fausta novella del premio di Dio al suo Santo.
Intanto veniva elevata la gloria del Bernini, l’umile figura di Frate Martino.

Quello che succedeva a Roma si ripeté nelle principali città del Perù, sia pure in scala minore, nelle Chiese e nelle pubbliche piazze, ovunque non si parlava d’altro se non della canonizzazione di Frate Martino.
Migliaia di fedeli del Santo sfilarono per la città di Lima con una gioia tanto grande che mai si era vista nella capitale.
Tutti si diressero alla Basilica di S. Domenico e pazientemente attesero il loro torno per vederlo onorato tra i Santi.

La Piazza di S. Pietro di Lima, punto di concentrazione della folla, fin dalle 9 del mattino offriva uno spettacolo imponente.
Alle ore 11 del mattino tra gli evviva al Perù e a San Martino, al suono di marce delle bande militari, iniziò la più grande manifestazione civile e religiosa che la città ricordi.
45 minuti dopo il suo inizio un’immensa colonna con in testa Ministri, Senatori e Autorità di tutta le cariche civili, raggiunsero Piazza delle Armi, mentre suonavano a stormo tutte le campane, rimbombavano le salve delle artiglierie, le sirene delle navi e i clacson delle automobili, come estremo giubilo della folla.
In questo modo Dio premiò il mulatto per nascita, portabandiera della carità, con il posto più alto che ogni uomo possa avere sulla terra.
L’Amore di Dio per il prossimo lo innalzò alla Gloria degli Altari.