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Caro padre Angelo,
sono …, un fedele lettore della sua rubrica religiosa. Le scrivo per sottoporle la mia questione, e lo faccio rivolgendomi a lei perché, da cosa e come scrive ai suoi lettori, confortandoli e istruendoli sulle più disparate problematiche spirituali e di teologia, credo che possa essermi di aiuto nel capire che cosa agita il mio cuore.
Premetto alcune considerazioni che le aiuteranno di certo a capire meglio la mia situazione.
Ho … anni, mi sono laureato e attualmente svolgo tirocinio presso uno studio legale. La materia del diritto mi ha affascinato, e per certi aspetti mi affascina ancora, ma le difficoltà retributive spesso legate al tirocinio hanno suscitato in me una forma di astio verso questa professione. Non le nascondo che sarei tentato di mettermi alla ricerca di un lavoro che mi dia più ampie soddisfazioni economiche.
Sono stato fidanzato due volte, la prima, tipica storiella adolescenziale, la seconda, invece, una storia un po’ più seria. Tuttavia, ciò che mi ha indotto in entrambe le situazioni a lasciarle, è stata la mancanza di entusiasmo nelle relazioni. In particolar modo nella seconda relazione, sebbene l’inizio sia stato caratterizzato da una pazza voglia di conoscere l’altra persona, con il tempo il tutto si è ridotto ad un semplice sopportare. Non le nascondo che l’altro partner pensava già ad una sistemazione definitiva, ad un matrimonio. Tuttavia, questo mi lasciava molto indifferente, se non addirittura contrario. Stanco, quindi, di condurre questa relazione, ho deciso di troncarla, non senza strascichi di sofferenza per entrambe le parti.
Ritornando al tema centrale della mia mail, non riesco a capire cosa mi fa sentire inquieto ed insoddisfatto della vita che conduco. Apparentemente non mi manca niente, ma nonostante ciò mi sento vuoto, come se non avessi concluso niente di buono. Tuttavia, ad essere sincero, in tutti questi anni, dalla mia adolescenza fino ad oggi, posso dire di essere stato un “campo di battaglia”. Infatti, costantemente si sono alternati periodi di attrazione ad una mia ipotetica vocazione sacerdotale, a periodi di respingimento, cercando varie ragioni che mi convincessero che il sacerdozio non fosse fatto per me.
Purtroppo, anche se così non dovrebbe essere, ho sempre combattuto tale inclinazione con argomenti razionali. Pensavo alla vita di solitudine che tale scelta avrebbe comportato, all’impossibilità di condividere la vita intima con una ragazza, ed a tutte le altre preclusioni che tale stato di vita comporta. Non nascondo, inoltre, che si affacciano alla mia mente anche dubbi più seri, circa il buon senso di una scelta per qualcosa che in fin dei conti non è tangibile. Un vero e proprio salto nel vuoto!
A ciò aggiungo che anche i miei genitori (un po’ credenti di facciata) non sarebbero d’accordo ad una scelta di questo tipo, soprattutto mia madre. Infatti loro guardano alla figura del sacerdote, come ad una persona “sacrificata”, che in qualche modo non si realizza nella vita.
Tuttavia, sento un’agitazione interiore che non mi lascia tranquillo. Non saprei se tale agitazione viene da Dio, se Dio la permette per indicarmi qualcosa, ma so per certo che non mi permette di condurre una vita stabile. Sono continuamente sballottato da moti interiori. Ho timore, inoltre, a parlarne con il mio padre spirituale, perché ho paura di parlare di un convincimento di cui poi potrei pentirmi.
Inoltre condivido molto la definizione di vocazione che Lei ha dato in una sua risposta ad un fedele; affermando che “la vocazione è quello che uno è”. Se dovessi guardare alla giornata tipo di un sacerdote, vi vedrei uno stile di vita che molto volentieri condividerei. A ciò aggiungo che sono molto affascinato dalle sacre scritture, vorrei capirne sempre di più, immergermi nel sapere dei Padri della Chiesa.
Le chiedo, in chiusura, caro padre, di potermi dare qualche dritta che mi permetta di mettere ordine alla mia vita, di poter comprendere quale sia il posto in cui Dio mi vuole.
La saluto Cordialmente,
Carissimo,
mi soffermo su alcuni punti della tua mail.
Il primo: “costantemente si sono alternati periodi di attrazione ad una mia ipotetica vocazione sacerdotale, a periodi di respingimento, cercando varie ragioni che mi convincessero che il sacerdozio non fosse fatto per me”.
Queste tue parole mi ha fatto ricordare quanto è avvenuto nella conversione di Paul Claudel. Era stato inviato apprendista giornalista a Notre Dame di Parigi per la Messa di mezzanotte di Natale per scrivere un articolo che irridesse la religione.
Ma non trovò nessuno spunto.
Vi tornò il mattino successivo. E ugualmente niente riuscì per lui come un appiglio cui aggrapparsi per irridere la Religione.
Vi tornò nel pomeriggio. E all’intonazione del Magnificat fatta dai pueri cantores si sentì esplodere il cuore e si sentì convertito al Signore.
Non voleva credere a se stesso e cominciò a cercare tutte le obiezioni possibili e immaginabili per rifiutare la fede che gli era stata introdotta nel cuore, ma niente riuscì a scalfirla.
E divenne un grande scrittore cristiano nel suo tempo.
2. Ebbene, che qualche cosa sia avvenuto anche per te a proposito della vocazione?
Cerchi tutte le obiezioni possibili per respingerla, perché quel pensiero non ti tormenti l’animo. E invece è sempre lì.
Al punto che ti domandi se l’inquietudine che provi nel lavoro e l’insoddisfazione nella vita affettiva non siano segni che solo qualcosa d’altro potrebbe appagare del tutto il tuo cuore.
Non so se corrisponda anche al tuo caso, ma qualche cosa di simile dev’essere avvenuto in San Paolo in occasione della sua conversione, tanto che il Signore gli disse: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo” (At 26,14).
Ed ecco il prosieguo: “«Chi sei, o Signore?».
E il Signore rispose: «Io sono Gesù, che tu perséguiti.
Ma ora àlzati e sta’ in piedi; io ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto di me e di quelle per cui ti apparirò” (At 26,15-16).
- Non dico che per te sia così. Ma certo potrebbe essere così.
Tanto più che la tua vocazione non sarebbe una forzatura, perché questo pensiero ti ha accarezzato diverse volte fin dalla tua infanzia e ti ha affascinato.
E tuttora senti che sarebbe consentanea alle tue inclinazioni. E aggiungi anche un particolare che non è irrilevante: mi dici che ti piacerebbe immergerti nella Sacra Scrittura e nella dottrina dei Santi Padri.
Il che vuole dire che forse l’attrazione non è indirizzata verso il sacerdozio diocesano, che di solito vediamo più immerso nel fare e nell’organizzare che nell’attendere allo studio e alla contemplazione.
4. Ed è proprio quest’ultima indicazione che mi permette di dirti che la vita del sacerdote, se è vissuta come deve essere vissuta, non è affatto una vita di solitudine.
Se così fosse, non sarebbe attraente perché nessuno può vivere senza amore.
Ma nella contemplazione che trova il suo alimento nelle Sacre Scritture non ci si sente soli.
5. Quando apriamo le Sacre Scritture nel modo giusto è come se in quel momento aprissimo la porta a Gesù che bussa, come Egli stesso ha detto nell’Apocalisse: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
In quel momento non ci si sente affatto soli e si avverte che il Signore viene ad inebriare la nostra anima con una dolcezza e con una compagnia di cui in questo mondo non vi è nulla di simile.
È a questo che alludeva San Bernardo quando diceva che non era mai meno solo che come quando si trovava solo.
6. A questo punto la mia indicazione è la seguente: parlane apertamente col tuo confessore.
Perché se lui ti dicesse: “Non pensarci, la tua vocazione non è quella del sacerdozio” allora ti metteresti subito il cuore in pace e cercheresti altrove la soluzione per la tua inquietudine interiore.
Se invece ti dicesse: “Possiamo parlarne” allora non passerà molto tempo per vedere se quella strada ti affascina sempre di più e ti riempie sempre di più cuore oppure se ti mette un’inquietudine ancora più forte.
In quest’ultimo caso, dovrai decisamente non pensarci più e metterci una pietra sopra.
7. Intanto prega molto.
Prega col santo Rosario quotidiano.
La Madonna, come buona Madre, ti otterrà molti lumi da parte dello Spirito Santo e in breve giungerai a comprendere quale sia la strada nella quale sei chiamato a servire il Signore.
Ti accompagno con la mia preghiera e con il ricordo nella Santa Messa.
Ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo