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Quesito
Reverendissimo P. Angelo, buongiorno!
Come sta?
Spero che in questo difficile periodo di pandemia Lei e i suoi confratelli stiate bene.
Questa sera vorrei rivolgerle alcuni quesiti circa l’Eucarestia.
1) L’Eucarestia è la partecipazione attiva dei fedeli al Sacrificio di Cristo: che rapporto ha dunque il pane eucaristico con il Cristo glorificato?
2) Se l’Eucarestia rende presente il sacrificio della Croce, i cui meriti sono infiniti, la sua partecipazione non dovrebbe ottenere piena espiazione delle colpe? Perchè dunque è necessaria la previa Confessione in caso di peccato mortale?
3) Che valore hanno per noi le Messe che facciamo offrire ma a cui non partecipiamo? Intendo dire: se io faccio offrire una Messa in espiazione dei miei peccati, che rapporto c’è tra quella Messa (cui non partecipo), e invece una Messa cui partecipo?
La ringrazio infinitamente per le risposte e le augura un buon proseguimento.
Daniele
Risposta del sacerdote
è da quasi un anno che ho ricevuto la tua mail. Grazie a Dio la pandemia si sta allentando e colpisce in maniera più leggera.
Ma vengo subito alle tue domande.
1. Circa la prima: i nostri incontri con Cristo sono sempre incontri con Cristo risorto e glorioso.
Quando celebriamo l’eucaristia Gesù Cristo risorto e glorioso per mezzo del sacerdote rende presente sull’altare la sua passione e morte, il suo sacrificio di redenzione.
2. Se i Santi entrano in paradiso accompagnati dalle loro opere, come si legge nell’Apocalisse (“E udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: d’ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì – dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono»”, Ap 14,13), a fortiori tutto questo avviene in Cristo perché l’entrata in paradiso da parte dei Santi è segno e derivazione dell’entrata di Cristo in Paradiso.
3. Non ci stupisce affatto che Cristo il Vivente, il re immortale dei secoli, possa mettere a servizio di tutti gli uomini di qualsiasi tempo e luogo il suo sacrificio, perché a motivo della sua divinità egli ha il potere di dare la vita e di riprenderla di nuovo (cfr. Gv 10,17).
Queste parole di Gesù possono essere applicate benissimo anche all’Eucaristia, che è il memoriale della sua morte e della sua risurrezione.
4. È vero che Gesù “come sommo sacerdote dei beni futuri… entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna” (Eb 9,11-12).
Ma è anche vero che Cristo volle che il suo sacrificio sulla croce fosse costantemente reso presente e venisse portato sul fiume del tempo a beneficio di tutti gli uomini di ogni tempo. E per questo ha un imperativo ben preciso: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19).
5. Vengo adesso alla tua seconda domanda: sì, “la passione di Cristo è stata una soddisfazione sufficiente e sovrabbondante per i peccati di tutto il genere umano” (San Tommaso, Somma teologica, III, 49, 3).
E subito dopo precisa: “La passione di Cristo produce il suo effetto in coloro cui viene applicata mediante la fede e la carità, e mediante i sacramenti della fede. Perciò i dannati dell’inferno, non avendo un contatto del genere con la passione di Cristo, non possono conseguirne gli effetti” (Ib., ad 1).
È evidente pertanto che l’effetto prodotto nel soggetto è proporzionato all’apertura del soggetto stesso nei confronti della passione del Signore.
6. Perché produca effetto è necessario che uno sia unito a Cristo mediante la carità. Il peccato mortale però fa perdere la carità. Pertanto l’Eucaristia ricevuta in stato di peccato mortale viene vanificata nel medesimo modo in cui è vanificato il cibo dato ad un cadavere.
Nel nostro caso si tratta di sacrilegio.
7. È vero che l’Eucaristia è il cibo dei deboli, ma come osserva San Tommaso
“Non tutte le medicine vanno bene per tutte le malattie. Infatti una medicina che si dà agli sfebbrati come ricostituente, farebbe male se venisse data a coloro che sono febbricitanti. Similmente il battesimo e la penitenza sono come dei purganti che si somministrano per togliere la febbre del peccato. L’Eucarestia è invece un ricostituente che non dev’essere concesso, se non a quanti sono già liberi dal peccato” (Somma teologica, III, 80, 4, ad 2).
Inoltre ricevere l’Eucaristia quando non si è in comunione con Cristo perché lo si è di nuovo crocifisso con il peccato grave e non si è in comunione con la Chiesa perché si è persa la carità costituisce “una falsità nei confronti di questo sacramento per cui chi agisce in tal modo si macchia di sacrilegio come profanatore del sacramento. E quindi pecca mortalmente” (Ib., III, 80, 4).
D’altra parte le parole di San Paolo a questo proposito sono molto chiare: “Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; 29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11,27-29).
8. Mi chiedi infine che valore hanno per noi le Messe che facciamo offrire ma alle quali non partecipiamo?
Ebbene, a proposito di quest’ultima domanda è necessario tenere presente i quattro frutti prodotti dalla celebrazione della Messa.
C’è un frutto generale di cui beneficiano tutti, presenti o assenti, nella misura del loro unione con il sacrificio di Cristo mediante la fede e la carità.
C’è un frutto speciale di cui beneficiano i presenti e anche quelli che sono nel cuore dei presenti.
C’è un frutto specialissimo di cui gode il sacerdote celebrante.
C’è infine un frutto cosiddetto ministeriale e va alla persona per la quale si applica in modo particolare il sacrificio eucaristico.
Ebbene, se tu fai celebrare una Messa, ma non sei presente, benefici del frutto ministeriale, che ha una forza tutta particolare perché ti unisci al sacrificio di Cristo anche con un sacrificio materiale mediante l’offerta.
Invece se fai celebrare una Messa e sei presente, oltre al frutto ministeriale fruisci anche di quello speciale.
Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo volentieri nella preghiera.
Padre Angelo