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Quesito

Caro padre Angelo,
vorrei un chiarimento del termine “inferi” che Gesù cita, in riferimento alla Sua Chiesa, rispondendo alla “confessione di Pietro” (Matteo 16,18), sia del termine “inferi” che troviamo nel Credo. In Matteo “le porte degli inferi non prevarranno contro di essa (chiesa)”; il Ricciotti (in “ Vita di Gesù Cristo” edizione Mondadori pagg. 437) spiega così: inferi uguale luogo dei dannati, quindi inferno.
Nel Credo “ Gesù discese agli inferi………” non all’inferno, perchè li non c’era niente da salvare! Mi può chiarire il significato del termine, sia nel primo che nel secondo caso?
Infine il Penna (in “Gesù di Nazaret “edizione San Paolo pagg.75) ritiene, sempre riferendosi ai termini “chiesa” e “inferi” (in Matteo 16,18), che il versetto reca i segni di una successiva redazione di stampo ellenistico (in riferimento al termine greco “Ade”). Inoltre, dice il Penna, Gesù potrebbe anche non aver voluto fondare una Chiesa! Le chiedo dei lumi anche su questo. Mi scusi se sono stato confusionario, spero che abbia capito lo stesso.
La ringrazio e buon onomastico (scrivo il 2 ottobre).
Cordiali saluti.
Angelo


Risposta del sacerdote

Caro Angelo,
1. la spiegazione del Ricciotti è esatta.
Mentre non è accettabile il pensiero secondo il quale Cristo non avrebbe voluto fondare una Chiesa.
La Congregazione per la dottrina della fede, nella Istruzione Dominus Iesus (6.8.2000) afferma: “Il Signore Gesù, unico Salvatore, non stabilì una semplice comunità di discepoli, ma costituì la Chiesa come mistero salvifico: Egli stesso è nella Chiesa e la Chiesa è in Lui; perciò, la pienezza del mistero salvifico di Cristo appartiene anche alla Chiesa, inseparabilmente unita al suo Signore. Gesù Cristo, infatti, continua la sua presenza e la sua opera di salvezza nella Chiesa ed attraverso la Chiesa che è suo Corpo
Perciò, in connessione con l’unicità e l’universalità della mediazione salvifica di Gesù Cristo, deve essere fermamente creduta come verità di fede cattolica l’unicità della Chiesa da lui fondata
I fedeli sono tenuti a professare che esiste una continuità storica – radicata nella successione apostolica – tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa Cattolica” (n. 16).

2. Circa le precise espressioni evangeliche che mi riporti, ti trascrivo quanto leggo in un Commentario:
“A te darò le chiavi del Regno dei cieli”: la metafora usata da Gesù è di facile comprensione. Gesù è l’architetto, la Chiesa è l’edificio che si vuole costruire, Pietro è il fondamento solido e ineliminabile che darà fermezza e consistenza a tutto l’edificio (cfr. Mt 7,24).
Gesù promette immediatamente e direttamente a Pietro un primato non solo di onore ma anche di giurisdizione su tutta la Chiesa. Pietro sarà il capo e il pastore di tutti i fedeli.
Non è la fede, ma la persona di Pietro che sarà fondamento della Chiesa.

3. “Le porte degli inferi”. È un’altra espressione metaforica. Le porte nella Sacra Scrittura (Gn 21,17; 24,60ss) indicano sovente luoghi fortificati.
Presso gli orientali in generale significano la suprema potestà di una città o di un regno. (Ancora agli inizi del secolo XX l’impero turco veniva chiamato Sublime Porta).
Gli inferi o scheol erano il soggiorno dei morti, immaginato come una prigione munita di solidissime porte (Is 38,10). Qui significa il luogo dove sono confinati i reprobi. Le porte dell’inferno significano quindi le potestà diaboliche. Le potestà infernali muoveranno continua guerra alla Chiesa fondata sopra una roccia; contro di essa faranno sorgere persecuzioni violente ecc., ma non riusciranno a riportare vittoria. Da questa promessa si può dedurre l’infallibilità della Chiesa e del suo Capo il Romano Pontefice.

4. Per gli antichi negli “inferi”, e cioè nel Regno dei morti, prima della venuta di Cristo c’erano tutti i morti: reprobi, giusti e quelli che avevano bisogno di purificazione.
Tuttavia i giusti non stavano insieme con i dannati, ma davanti alle porte. Nel Medioevo a questo luogo è stato dato il nome di Limbo.
Gesù dunque scese nel Limbo per liberare le anime dei giusti e portarle con Sé in Paradiso al momento della sua Risurrezione.

5. La discesa di Gesù agli inferi è attestata da San Pietro: “E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua” (1 Pt 3,19-20).
Certamente Gesù ha liberato i defunti castigati al tempo di Noè, ma, secondo quanto si legge in Eb 11 anche i giusti che lo attendevano.

6. Ecco che cosa dice San Tommaso sulla discesa di Gesù negli inferi:
“Uno può trovarsi in un luogo in due modi. Primo, mediante i suoi effetti.
E in questo modo si può dire che Cristo discese in ogni parte dell’inferno: però con effetti diversi.
Infatti nell’inferno dei dannati egli produsse l’effetto di confondere la loro incredulità e la loro malizia.
A coloro invece che si trovavano in purgatorio diede la speranza di raggiungere la gloria.
Ai santi Patriarchi poi, che erano all’inferno solo per il peccato originale, infuse la luce della gloria eterna.
Secondo, si può dire che uno è in un dato luogo col proprio essere.
E in questo modo l’anima di Cristo discese solo in quella parte dell’inferno in cui erano detenuti i giusti: poiché volle visitare anche localmente con la sua anima coloro che mediante la grazia visitava interiormente con la sua divinità. Così tuttavia, portandosi in una parte dell’inferno, irradiò in qualche modo la sua azione nell’inferno intero: come soffrendo la sua passione in un solo luogo della terra liberò con essa tutto il mondo” (Somma teologica, III, 52,2).

Ti ringrazio degli auguri che ricambio, anche se in ritardo, ti prometto un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo