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Quesito
Gentile padre Angelo,
Le pongo una domanda molto semplice: un sacerdote può celebrare la Santa Messa se si trova in una condizione di peccato grave? Come può mangiare il corpo del nostro Signore?
Grazie per l’attenzione, distinti saluti
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il sacerdote non può assolutamente celebrare la Santa Messa e fare Comunione in condizione di peccato mortale se non compiendo un gravissimo sacrilegio.
Vale anche per lui quanto Dio dice per bocca di Paolo: “Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. E’ per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti!” (1 Cor 11,28-30).
2. Il sacerdote, proprio a motivo del suo stato, deve vivere in modo da poter celebrare sempre qualsiasi sacramento in maniera degna, vale a dire conservarsi in grazia.
Se a tutti è chiesto di fuggire il diavolo e cioè di evitare con tutte le proprie forze il peccato (Gc 4,7), questo evidentemente vale ancor più per il prete.
Il vecchio rituale romano, in uso ancora fino a qualche anno fa, ricordava ai sacerdoti: “Poiché nella Chiesa di Dio nulla vi è di più santo, di più utile, di più eccellente e di più divino che i sacramenti istituiti da Cristo Signore per la salvezza degli uomini, il parroco o qualunque altro sacerdote, cui spetta la loro amministrazione, deve anzitutto ricordarsi che sta trattando cose sante e che in ogni momento deve essere pronto a tale santa amministrazione.
Perciò sempre avrà cura di condurre una vita integra, casta e pia; infatti anche se i sacramenti non possono essere inquinati da ministri impuri, né possono essere impediti nel loro effetto da ministri indegni, tuttavia coloro che li amministrano in maniera indegna o impura incorrono nel reato della morte eterna”.
Questo ammonimento vale sempre. È il sacerdozio in se stesso che richiede un tale tenore di vita.
3. Ma supponiamo che un sacerdote si trovi in peccato mortale.
Che cosa deve fare?
Evidentemente deve confessarsi, se ne ha la possibilità.
E se non ne ha la possibilità e nel frattempo deve celebrare una Messa d’orario, che cosa deve fare?
Certo non può dire ai fedeli, già pronti in Chiesa che attendono l’inizio della celebrazione: “Abbiate pazienza, oggi non celebro la Messa, perché sono in peccato mortale”.
Una simile dichiarazione disturberebbe non poco la gente, che ne rimarrebbe meravigliata e anche scandalizzata.
Nell’eventualità di una simile congiuntura il vecchio rituale diceva: “Il sacerdote, perciò, se si riconosce cosciente di un peccato mortale (quod absit: che non capiti mai!), non osi accedere all’amministrazione dei sacramenti prima di non essersi interiormente pentito; e se ha un confessore a disposizione, e la circostanza di tempo e di luogo lo permette, si confessi” (I, 3-4).
Il medesimo criterio è proposto anche dall’attuale codice di diritto canonico: “Colui che è consapevole di essere in peccato grave, non celebri la Messa né comunichi al corpo e al sangue del Signore senza premettere la confessione sacramentale, a meno che non vi sia una ragione grave e manchi l’opportunità di confessarsi; nel qual caso si ricordi che è tenuto a porre un atto di contrizione perfetta, che include il proposito di confessarsi quanto prima” (can. 916).
4. Pertanto nel caso in cui gli sia impedita la confessione, deve premettere un atto di contrizione perfetta.
La contrizione perfetta riporta in grazia di Dio prima ancora della confessione, come insegna la dottrina della Chiesa nel concilio di Trento: “Quando è accompagnata dalla carità, la contrizione riconcilia l’uomo con Dio già prima che questo sacramento sia realmente ricevuto. Tuttavia questa riconciliazione non è da attribuirsi alla contrizione in se stessa senza il proposito, incluso in essa, di ricevere il sacramento della penitenza” (DS 1677).
La contrizione è perfetta quando ci si pente soprattutto perché si è offeso Dio infinitamente amabile, e non semplicemente perché si è perso lo stato di grazia.
La contrizione perfetta è frutto di una volontà ferma di conversione e della disposizione interiore per cui si è disposti a fare tutto quello che il Signore chiede per essere pienamente riconciliati con Lui.
E dal momento che il Signore per una piena riconciliazione vuole che ci si accosti alla confessione, la contrizione perfetta include il proposito di confessarsi al più presto.
Se non c’è questo proposito, la contrizione non è perfetta.
L’al più presto i vecchi teologi lo quantificano nello spazio di tre giorni.
5. In conclusione: non si può mai celebrare in peccato mortale.
E, qualora lo si facesse, anche se vi fosse necessità di celebrare, si compirebbe sempre un grave sacrilegio.
Per celebrare la Messa occorre sempre essere provvisti dello stato di grazia.
Lo stato di grazia lo si ricupera, se uno l’avesse perso, in due modi:
primo, con la confessione sacramentale;
oppure con un atto di contrizione perfetta che, per essere tale, include il proposito di andare a confessarsi al più presto.
6. Va ricordato che anche quando il sacerdote celebra in peccato mortale, sebbene celebri indegnamente e cioè compiendo un grave sacrilegio, celebra però validamente.
Ti ringrazio per il quesito, ti prometto un particolare ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo