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Quesito
Caro P. Angelo
Avrei delle domande da farle
1: Come conciliare la misericordia di Dio con il Giudizio sia quello personale alla fine della vita che quello finale quando Cristo tornerà nella gloria? mi riferisco soprattutto alle parole che Gesù dice come: ” Via da me maledetti…….” dette quasi con tono di vendetta divina, so che non è così e che l’inferno lo scegliamo noi e Dio sicuramente soffrirà nel vedere gli uomini che si perdono, ma non riesco a conciliare bene la giustizia con la misericordia, che significa quando si parla di castigo di Dio? Forse si intende dire che Dio come un buon padre cerchi di correggere l’uomo anche permettendo un male con il fine di salvare l’uomo stesso? So che la parola castigo deriva dal latino CASTUM AGERE che significa rendere casto o purificare. Contrariamente alla mentalità comune allora castigare è sinonimo di purificazione e non di vendetta
2: Cristo in quanto Dio benché viva nella gloria può provare dolore dentro di se nel vedere la malvagità umana per come lo proviamo noi di fronte alla cattiveria?
3: Gesù dice che siamo nel mondo ma non del mondo è positivo allora che provo un senso di dolore e di disagio e a volte anche di solitudine profonda quando mi scontro con la mentalità atea e materialista del mondo? Aggiungo anche che quando per debolezza mi abbasso a godere delle gioie mondane provo un senso di angoscia tale che mi lacera il cuore e tutto questo quasi mi obbliga a rimanere attaccato a Gesù perché non vedo altri appigli
La ringrazio e a presto
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
1. Il linguaggio usato da Gesù rispetto al giudizio finale è senza dubbio antropomorfico.
Nel momento del giudizio ognuno vedrà quanto sia stata grande e operosa la misericordia di Dio.
Il peccatore ostinato purtroppo continuerà a rifiutarla. E questo è il suo inferno.
2. Cristo, in quanto si trova nella gloria, non soffre più. Questo sarebbe incompatibile col Paradiso.
Potremo però vedere eternamente quanto Cristo ha sofferto per ognuno di noi, che è stato da lui personalmente conosciuto e amato. Questa conoscenza non sarà causa di dolore, ma di amore e di gaudio ancora più grande.
Cristo oggi continua a soffrire nel suo corpo mistico, e cioè nella sua Chiesa.
3. Il termine “mondo” in San Giovanni non significa cosmo, universo creato, ma è sinonimo di peccato.
Allora è evidente che il peccato porta solitudine, sconforto.
Ogni peccato infatti è sempre un andare contro le esigenze più profonde della nostra vita. Queste esigenze, perché noi le avessimo sempre davanti agli occhi, Dio le ha esposte in termini di legge. Non si tratta di un’imposizione, ma di un dono singolarissimo, come lo sono le indicazioni stradali per chi si mette in viaggio. Senza le indicazioni ci perderemmo.
Ti ringrazio, ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo
P.S.: Vorrei condividere anche con lei una delle mie preghiere personali che in determinati periodi dell’anno e in base al tempo liturgico scrivo e condivido con alcuni fratelli nella fede
Sulla Tua Parola……. (Lc, 5,5)
Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
Preghiera personale
Signore, Simon Pietro dopo aver faticato una notte intera senza pescare nulla si è fidato di Te e sulla Tua Parola ha gettato le reti! Anch’io Signore Gesù ho faticato una vita intera senza “pescare” nulla alla ricerca di gioia, pace e amore, allora Tu un giorno sei salito sulla “barca” della mia vita chiedendomi di “gettare le reti” ma non sempre riesco a fidarmi e per questo anche adesso “le mie reti” sono vuote. Rinnova ancora oggi Gesù la mia fede e abbi misericordia di me, perché capisco che se continuo a “pescare” senza Te non prenderò mai “quei pesci” che solo Tu puoi donare. Perciò Gesù, sulla Tua Parola “getto di nuovo le reti” cioè il mio cuore, nel mare cioè il Tuo cuore, affinché Tu li riempia della Tua gioia, della Tua pace e del Tuo amore. Amen
Io condivido questa tua preghiera e la metto a beneficio dei nostri visitatori. Padre Angelo