Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Caro Padre Angelo,
ho trovato la prefazione di un esegeta, certo Forlivesi, che vorrei lasciare alla sua lettura e considerazione. Sottolineo ciò che vorrei sottoporre maggiormente alla sua attenzione
"Ringrazio l’autore per la stima che nutre nei miei confronti e per avermi invitato a scrivere questa prefazione. Lo faccio con piacere, nella consapevolezza della delicatezza del tema che viene affrontato. Infatti, oggetto dell’analisi di questo libro, che si colloca nel filone apologetico, è una delle traduzioni bibliche più controverse: la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture.
Del resto non c’è da meravigliarsi per le critiche di cui frequentemente è stata oggetto questa traduzione della Bibbia, se si considera che in ogni paese la tradizione della fede, è spesso profondamente segnata dalla versione biblica ufficiale della religione maggioritaria. L’introduzione di una nuova traduzione, soprattutto se appartenente ad una confessione minoritaria, va spesso incontro a forti reazioni emotive, soprattutto quando tocca i testi più noti e legati a dogmi di fede.
Dalla mia lettura e analisi personale, ho riscontrato che la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture è una versione biblica ben aderente ai testi originali e rispettosa nei confronti del loro significato.
Il fatto che talvolta essa adotti termini comprensibili solo alla luce di usi e costumi dell’epoca, non è una caratteristica necessariamente negativa, in quanto invita il lettore che si appresta a consultare le Sacre Scritture a dotarsi di alcune conoscenze di base. Essendo quindi una traduzione per lo più letterale dalle lingue originali, spesso sono forniti a piè di pagina alcuni chiarimenti filologici e riferimenti a manoscritti originali.
Ciò agevola quanto meno una comprensione di base, non deforma il significato originale con interpretazioni allargate, e si affida per ulteriori approfondimenti alla volontà del singolo lettore. Segnalo inoltre un valido aiuto nel dissipare dubbi, fornito dalla consultazione dell’enciclopedia biblica dal titolo "Perspicacia nello studio delle Scritture" in due volumi, che non dovrebbe mancare nella propria biblioteca a chi desidera fare un ulteriore salto di qualità nello studio dei Sacri Testi. Da questo punto di vista, perciò, è una versione intellettualmente stimolante.
Un esempio chiarificatore: in Matteo 1:25, assistiamo ad una traduzione della TNM letterale, perfetta e che non deforma il senso dell’originale, ovvero: "Ma non ebbe rapporti con lei finché partorì un figlio; e gli mise nome Gesù". A certe tradizioni teologiche tale traduzione, esatta, perfetta, non piace, deve quindi essere modificata in: "la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù". (CEI) È chiaro che una simile traduzione salva il Dogma della perpetua Verginità di Maria (prima, durante, dopo), ma deforma volutamente l’originale, il quale parla di una verginità certa solo fino al parto.
D’altra parte, l’esperienza nello studio della Bibbia, dimostra quanto sia illuminante la lettura di una diversa traduzione, per vedere il testo sotto una diversa luce e cogliere la sua ricchezza più recondita.
Ben venga pertanto questo libro interamente dedicato a questa traduzione biblica.
Ogni lettore deve essere grato a Felice Buon Spirito, per i suoi decenni di fatica, per le accurate ricerche realizzate e per averle messe a disposizione di tutti noi. Un libro prezioso per chi usa frequentemente la suddetta traduzione e chiunque altro desideri approfondire la propria conoscenza biblica.
Non posso che augurare a questo libro e al suo autore un successo editoriale".
La ringrazio tanto, non vorrei essere scortese, ma le chiedo la cortesia se fosse possibile, di rispondermi appena può.
don Giancarlo
Risposta del sacerdote
Caro don Giancarlo,
1. come sai, le fonti della divina Rivelazione sono due: la Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione.
Ad esse è intimamente legato il magistero della Chiesa.
Questo significa che la vera comprensione della sacra Scrittura non è quella che ognuno escogita dal proprio interno, ma quella conforme alla sacra Tradizione e che trova il suo riscontro nel Magistero della Chiesa.
Procedere seguendo solo la pista della Sacra Scrittura è fuorviante e in definitiva si finisce col libero esame.
Il Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica Dei Verbum insegna che “La sacra Tradizione e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro.
Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine” (DV 9).
Nel numero successivo dice che “la sacra Tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa” e che “l’ufficio d’interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio”.
E conclude: “È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime. (…)
Ne risulta così che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e che di conseguenza l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza”.
2. Ricordare l’insegnamento della Chiesa in materia è troppo importante per non andare fuori strada. L’esegeta cristiano deve conoscere queste norme.
La Sacra Scrittura non è come un codice antico messo a disposizione degli studiosi che ne possano trarre tutte le conclusioni che vogliono.
È invece una Parola viva ordinata a comunicare la vita di Dio all’uomo.
Il motivo per cui è stata detta e continuamente viene trasmessa è uno solo: la santificazione degli uomini.
Pertanto è una Parola che va letta come sempre è stato letta, perché il significato di sempre è quello che Dio ha inteso darle fin dall’inizio.
Con questo non voglio dire che la ricerca degli esegeti debba essere limitata. Per carità! Hanno tutta la libertà di indagine che vogliono, ma all’interno della struttura stessa della parola di Dio scritta, la quale reclama il confronto con la parola di Dio trasmessa e insegnata dalla Chiesa.
3. A proposito poi della traduzione del versetto che solleverebbe qualche dubbio sulla verginità post partum di Maria va osservato quanto segue.
Già i padri della Chiesa ricordavano che nella bibbia si usano spesso simili espressioni, che non possono essere interpretate alla lettera.
Ad esempio in Gen 28,15 Dio dice a Giacobbe: “Non ti abbandonerò, finché non avrò compiuto tutto quello che t’ho detto”. Va da sé che Dio proteggerà Giacobbe anche dopo il compimento della promessa.
Così pure in 2 Sam 6,23: “Mikal, figlia di Saul, non ebbe figli finché non morì”. Sarebbe ridicolo credere che, da morta, Mikal avesse avuto dei figli.
Così in Sal 110,1: “Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”. Ma il re cui è diretto questo oracolo divino, siederà alla destra di Dio anche dopo la vittoria sui nemici.
Anche in Mt 28,20: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”. Ma anche dopo Cristo sarà con i suoi; anzi, in misura maggiore di prima, poiché il regno si realizzerà in pienezza.
Analogamente, il ‘finché’ di Mt 1,25 non comporta che Giuseppe avesse rapporti carnali con Maria dopo la nascita di Gesù. L’intento dell’evangelista è quello di dimostrare che Gesù è figlio di Davide (Mt 1,1), nonostante non abbia padre umano (Mt 1,18-25). È invece fuori dalla sua visuale la questione della verginità di Maria dopo il parto.
Ti ringrazio, caro don Giancarlo, di avermi dato l’opportunità di ricordare questi principi elementari per un cristiano.
Giustamente di fronte ad una prefazione del genere tu hai sentito che qualcosa andava meglio precisato.
Ti ricordo volentieri nella mia preghiera e ti saluto cordialmente.
Padre Angelo