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Quesito

Caro Padre Angelo,
Sono laureato e ho quarant’anni, con un lavoro precario.
Ok, le dico queste cose solo per darle qualche indicazione sul mio conto. Da tanto tempo sono attratto dalla vita religiosa. Mi piacerebbe entrare in monastero, nell’ordine benedettino. Penso ai trappisti, ma ci sono altri rami dell’ordine…. ora in passato ci pensavo, pregavo, ma per motivi non dipendenti da me non fu possibile. Ora a quarant’anni, questi motivi non ci sono più, ma tutto è più complicato. Primo perchè a questa età sarebbe  più difficile entrare in un ordine monastico, e alcuni nonostante la crisi delle vocazioni pongono delle difficoltà per le vocazioni adulte. A volte poi ho grossi dubbi, farsi monaco a 20 o a 30 anni, ha un senso, si offre a Dio la propria vita, il proprio futuro, io cosa sacrificherei; una condizione di precarietà, il fallimento di molte giuste  aspirazioni. Non so se voglio farmi monaco perchè non sono riuscito a combinare nulla di definitivo nella mia vita, o se non sono riuscito a combinare nulla di definitivo perchè voglio farmi monaco. Boh !?! Vorrei dire a Dio, scelgo Te e per Te rinuncio a questo e a quest’altro, invece mi trovo nell’umiliazione di dire scelgo Te ma non ho nulla da sacrificarti.
Una massima di vita spirituale dice che tra due cose buone la certa volontà di Dio è quella che ci costa di più. A me entrare in monastero  costa di meno. Persino se fosse di stretta clausura come dai trappisti. Quindi forse non è questa la volontà di Dio.
Sono sicuro che sarei felice, ma se lì sarò felice, che sacrificio farei a Dio: il sacrificio di essere felice non è un sacrificio. Sa.. dopo la laurea ho viaggiato, sono stato all’estero, anche allora mi chiedevo cosa volessi davvero, ad un amico che al mio riorno in Italia mi chiese se avessi capito cosa volevo, risposi che l’avevo capito. Non voglio niente. Cioè non voglio niente di questo mondo, e sa perchè non voglio niente, perchè, Ahimè, nonostante tutto il suo progresso e le sue luci, e i suoi piaceri, e una condizione di benessere mai prima conosciuta nella storia dell’uomo,  in questo mondo non c’è niente di desiderabile, niente che mi dia veramente pace. E se anche fossi milionario, e potente e realizzato in tutto, e potessi avere e disporre di tutti i piaceri  e i godimenti, non avrei comunque pace. Lo so. Oltre al fatto che si sta edificando un mondo senza Dio, senza speranza, neppure temporale penso io. E il mio non è pessimismo e non è un modo di dire: è così! Guardiamoci intorno. E le ultime speranze, forse, sono le anime oranti, non solo quelle dei monasteri e dei conventi ovviamente, che non sono ne affollati ne pieni di santi. Il mio confessore mi dice di pregare di pregare e altro  non sa dirmi. Si… si, è giusto ma bisogna pure decidersi.
Non so se sono riuscito a spiegarmi? Mi ricordi nella Messa, e dica una preghiera.
La saluto cordialmente


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. mi dici che “una massima di vita spirituale dice che tra due cose buone la certa volontà di Dio è quella che ci costa di più”.
Non l’ho mai sentita e non so se Dio gradisca ciò che ci costa di più.
Potrei dire invece che Dio gradisce certamente la via in cui si ama di più.
Certo, la sofferenza ha il potere di ingrandire la capacità di amare, perché si dona qualcosa che costa.
Ma non sempre si è capaci di utilizzare al meglio la propria sofferenza.

2. Tuttavia quando si entra in convento o in monastero non si va con un bagaglio di meriti.
Si va per offrire la propria vita a Dio.
Da quel momento giorno dietro giorno, nell’obbedienza religiosa o monastica, la nostra vita diventa un sacrifico di primo ordine, un olocausto graditissimo a Dio.

3. Senza dire dell’accettazione piena della volontà di Dio sulla nostra vita, anche di quella che non passa attraverso la mediazione dei superiori.
Ed è un’accettazione anticipata della sua volontà, prima ancora di vedere i contenuti delle disposizioni divine.
Anche questo è molto gradito a Dio.

4. Monasteri e Ordini religiosi mettono condizioni di età, con lodevoli eccezioni.
Ma non pongono questi limiti perché uno non avrebbe niente da offrire.
Piuttosto perché la “formazione” e “l’ambientamento” alla vita monastica o religiosa diventa più difficile quando si è già inveterati nelle proprie abitudini e si possiede  un carattere ormai stabilizzato e più difficile da adattare alle esigenze di una nuova vita.

5. Pertanto, se il discernimento sulla tua vocazione dice che la vocazione c’è e che sei fatto per la vita monastica, io ti direi di entrarci e di non rimandare.
Saprà il Signore arricchire la tua vita e renderla preziosa non solo per il monastero, ma per la Chiesa e per tutto il mondo.

Ti ricorderò senz’altro nella Messa, in particolare in quella che celebrerò tra breve.
Ti assicuro anche la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo