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Quesito

Rev.mo p. Angelo,
le scrivo a riguardo di una questione che mi arreca -non lo nascondo- un po’ di sofferenza. Ho avuto modo di leggere per intero e in maniera continuata il libro degli Atti degli Apostoli. Ho notato la bellezza della Chiesa primitiva e la genuinità delle vocazioni e delle ordinazioni. A questo punto le pongo due domande:
1. non crede che un soggetto “sia” già di sua natura sacerdote o vescovo e che l’ordinazione ne confermi la natura particolare? Mi spiego meglio: molte persone sono, per il loro particolare carattere, i loro particolari doni e le proprie particolari disposizioni d’animo, “sacerdoti” o “vescovi” cioè persone più d’altre mediatrici tra Dio e l’uomo e capaci di uno sguardo paterno d’insieme; l’ordinazione ricevuta conferisce loro la pienezza di un carattere che, però, è già insito nella natura stessa del soggetto particolare. Cosa ne pensa?
2. in riferimento agli Atti, è con profonda tristezza che noto come il “carrierismo” sia presente anche all’interno della nostra Chiesa. Conosco sacerdoti che, per i doni da loro ricevuti, sarebbero veramente adatti (lo dico basandomi sul bellissimo rituale dell’ordinazione episcopale) a vivere la “pienezza del sacerdozio” ma ai quali non viene riconosciuta tale possibilità dalla Chiesa; per converso conosco Vescovi che, aiutati dalla grazia di Dio, riescono a vivere il loro episcopato in modo degno ma che, forse, hanno raggiunto quella posizione per vie un po’ traverse… Questo lo dico con profonda tristezza e mi ferisce doverlo ammettere ma -guardiamo in faccia la realtà!- sono affermazioni che, in alcuni casi, corrispondono alla realtà dei fatti.
Qual’è la sua opinione in merito? Non potrebbero i nostri attuali Vescovi scegliere dei pastori in modo più saggio, svincolato da qualsiasi interesse particolare e guardando, invece, al bene della Chiesa universale? Non che ciò non avvenga (altrimenti non saremmo sopravvissuti a tanti attacchi esterni) ma sarebbe auspicabile un ritorno alla genuinità primitiva della Chiesa che consentirebbe una presenza più diffusa e massiccia di Pastores Boni.
Cordialmente,
Demetrio


Risposta del sacerdote

Caro Demetrio,
1. le inclinazioni e le buone doti di una persona non sono ancora sufficienti perché uno sia vescovo.
È sempre necessaria l’ordinazione episcopale che conferisce da parte di chi ne ha la potestà la capacità di essere pienamente conformato a Cristo sommo ed eterno sacerdote.
Si tratta di un potere divino comunicato da Cristo stesso attraverso una catena ininterrotta di vescovi che hanno a loro volta ricevuto la capacità di renderne altri partecipi.
Le inclinazioni e le buone doti costituiscono la base necessaria, potrei dire che sono i segni di una particolare vocazione.
Ma la vocazione non basta, ci vuole anche il conferimento del potere divino.

2. La seconda osservazione che fai ha certamente del riscontro nella realtà. Ma, lo sappiamo bene, dove ci sono gli uomini, ci sono sempre delle miserie. Ci sono state anche nel collegio apostolico. Non si legge che alcuni volevano i primi posti?
Caro Demetrio, non facciamo mancare alla Chiesa il sostegno della nostra preghiera e anche dell’offerta della nostra vita.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo