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Quesito
Salve Padre,
mi chiamo Alessandro e sono un ragazzo di 24 anni. Ho sempre frequentato la parrocchia ma la mia vita di fede ha decisamente avuto uno scossone dopo l’esperienza di Lourdes e la frequentazione dei gruppi carismatici cattolici di preghiera. Grazie a queste esperienze ho imparato a valorizzare anche la messa e i sacramenti a cui attingo quasi ogni giorno.
Volevo chiederLe che differenza possa esserci tra la benedizione (laica o sacerdotale) che da dizionario implica la richiesta del favore e della grazia divina su una persona o un oggetto, rispetto all’invocazione della grazia di Dio e dello Spirito Santo sotto forma di preghiera (laica o sacerdotale, con o senza imposizione delle mani). Entrambe chiedono la grazia e la presenza di Dio su una persona o un oggetto. Allora sono la stessa cosa?
Una cosa mi ha molto colpito: se i due gesti sono la stessa cosa, mi chiedo come mai percepisco in maniera molto forte la grazia durante le preghiere carismatiche di invocazione dello Spirito Santo mediante l’imposizione delle mani (di laici), mentre mi adopero a ricevere la benedizione sacerdotale con fede pur non avvertendo apparentemente nulla.
Le mani del sacerdote sono quelle di Cristo, quindi non mi spiego come mai non avverto maggiore intensità nella benedizione del sacerdote.
La saluto, la ringrazio e la affido allo Spirito Santo.
Alessandro.
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
ti ringrazio molto per questo affidamento allo Spirito Santo.
Ne ho bisogno e, come me, ne hanno bisogno tutti.
Vengo adesso a chiarificare i concetti sulla benedizione.
1. L’efficacia della benedizione non dipende dall’emozione che si prova.
La benedizione infatti è un realtà spirituale. L’emozione invece è un realtà sensibile.
Ora sarebbe inadeguato misurare la consistenza di una realtà spirituale con un evento sensibile.
Anche la presenza di Dio, che è il Bene Sommo e il gaudio perfetto, non può essere colta attraverso i sentimenti.
Alcuni Santi per anni interi non hanno provato alcuna consolazione nello stare uniti al Signore. Hanno vissuto ciò che in teologia spirituale viene chiamata notte oscura dello spirito e aridità spirituale.
2. Quando ti vengono imposte le mani avverti qualcosa perché c’è in quel gesto maggiore coinvolgimento emotivo.
Inoltre può darsi che chi ti impone le mani abbia in quel momento maggiore devozione del sacerdote che impartisce la benedizione magari in maniera distratta.
3. Tuttavia, soppesando le due benedizioni, quella del sacerdote in quanto è ministro del Signore è più potente.
La sua benedizione talvolta è imperativa, come quando benedice degli oggetti.
Tale benedizione imprime nelle cose un certo carattere sacro ed è il segno permanente davanti agli occhi di Dio della preghiera della Chiesa fatta su di esse.
Gli oggetti benedetti conservano la loro potenza, anche se chi li porta con sé talvolta non ne ha consapevolezza.
Tale ad esempio è l’effetto della medaglia miracolosa. Quante medaglie miracolose don Orione ha gettato nei terreni che aveva adocchiato per potervi costruire un’opera di carità.
Tale è anche l’effetto della medaglia di san Benedetto che allontana il demonio e protegge da vari mali.
Simile potenza portano con sé tante altre realtà appositamente benedette.
Con questo spirito il popolo cristiano in molti casi ancora oggi fa benedire le case, gli animali, i campi, gli alimenti, le macchine e tante altre realtà menzionate nel benedizionale.
4. Nessun laico può dare una simile benedizione.
Il sacerdote la dà perché è ministro di Dio e la sua benedizione non è solo invocativa, ma costitutiva, imperativa.
5. Il sacerdote, accanto alle benedizioni imperative, dà anche delle benedizioni invocative, come quelle elargite al termine della Messa.
Questa benedizione domanda un favore. Ma poiché è ministro della Chiesa e agisce in persona Ecclesiae, anche qui la sua benedizione è più potente di quella del laico.
La benedizione del laico è un’invocazione, una supplica, una preghiera, e che se è animata dalla carità è senza dubbio anche meritoria, ma il laico non la dà in persona Ecclesiae, perché non la rappresenta e non ne è ministro.
Adesso ti do la mia benedizione, con tutta l’efficacia che le è connessa.
E insieme con questa ti ringrazio ancora della preghiera che ricambio di cuore e ti saluto.
Padre Angelo