Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Caro Padre Angelo,
le scrivo per approfondire la sua risposta del 13.07.2017 (https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4952).
Trovo ovviamente giuste ed esaurienti le sue risposte e in questo tema della libertà umana non potrebbe essere diversamente.
Ci sono molti passi del Vangelo dove si intende con chiarezza che “molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”, o dove il Signore invita tutti alla sua cena ma ognuno è preso dalle sue faccende.
O basta anche il Vangelo di Domenica scorsa sulla parabola del Seminatore e dei vari terreni.
La cosa che mi ha lasciato un pò interdetto però, è la spiegazione che San Tommaso dà della predestinazione.
Ho incominciato a leggere la Somma Teologica (non tutta ho solo comprato il compendio scritto da Barzaghi).
Bene, nel capitolo della Predestinazione al punto (I,23), dice: Che è una parte della provvidenza (I,23,2).
La riprovazione è parte della provvidenza relativa a coloro che non sono predestinati.
Dio permette che alcuni cadano nella colpa (I,23,3).
La predestinazione presuppone l’amore dei predestinati e la loro elezione, cioè essere preferiti rispetto ad altri (I,23,4).
Tutto ciò che in noi è orientato alla salvezza è effetto della predestinazione: le azioni del libero arbitrio e la stessa preparazione della grazia sono effetto della predestinazione…
Dio dà la gloria a motivo dei meriti, ma dà la grazia perché si meriti la gloria. (I,23,5)
Il numero dei predestinati è determinato, perché sono oggetto di una elezione divina (I,23,6).
Bene caro Padre Angelo, spiegato così, mi è suonato come se il Signore ha già stabilito un numero limitato di persone che si salvano e a queste persone, preferite rispetto ad altri, dà la grazia di salvarsi, anche tramite le azione del libero arbitrio e permette che altri invece cadano nella colpa e tutto questo fa parte della provvidenza.
Mi ha un pò spiazzato questa spiegazione.
Mi può aiutare a comprenderla meglio?
Saluti e stima
Luca


Caro Luca,
1. per predestinazione s’intende quel piano della provvidenza divina per il quale Dio volendo che gli uomini vivano eternamente in comunione con Lui sorgente di ogni bene dona loro la grazia per meritare la gloria del Paradiso.
Trattandosi di un bene di ordine soprannaturale nessuno può giungervi se Dio non lo decide.
E lo decide accordando tutto ciò che è necessario per conseguire tale traguardo.
Questo è il concetto teologico di predestinazione.
E si comprende anche come mai la predestinazione sia opera esclusiva di Dio.

2. Stabilito questo concetto va subito precisato che va correlato con altri, ugualmente importanti.
Il primo è quello della volontà salvifica universale di Dio, e cioè che Dio vuole salvi tutti gli uomini, secondo quanto Egli stesso ha detto per mezzo di San Paolo: “Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4).
E volendoli salvi, a tutti deve offrire i mezzi necessari per conseguire la salvezza (la grazia e la gloria).

3. Tutti dunque sono predestinati alla grazia, ma non tutti alla gloria.
Sono predestinati alla gloria solo coloro che la conseguono.
Ciò significa che Dio dona a tutti la grazia sufficiente per salvarsi.
Ma non dona a tutti la gloria perché ad essa alcuni non se ne sono disposti avendo rifiutato la grazia.

4. In secondo luogo va ricordato che il concetto di predestinazione è solo positivo, e cioè riguarda la salvezza (che è di ordine soprannaturale) e non alla dannazione.
Non esiste pertanto una predestinazione (che implica anche un aiuto) alla dannazione.

5. Il terzo concetto che va tenuto presente è la perfetta conciliazione tra la predestinazione e l’esercizio della libertà umana.
San Tommaso non trova nessuna difficoltà a conciliare la predestinazione divina con la libertà umana perché è proprio della provvidenza divina governare tutte le creature secondo la loro natura.
“Dio muove tutte le cose secondo la loro natura: cosicché in forza della mozione divina, da cause necessarie derivano effetti necessari, e da cause contingenti (liberi) derivano effetti contingenti.
E poiché la volontà è un principio attivo non determinato a una sola decisione, ma indifferente verso più alternative, Dio la muove in maniera da non determinarla verso una sola soluzione, ma conservando contingente (libero) e non necessario il moto di essa” (Somma teologica, I-II 10, 4).
“Nondimeno non è abolito il libero arbitrio da cui deriva che l’effetto della predestinazione si produca in modo contingente (libero)” (Somma teologica, I, 23, 6).

6. Il concetto di predestinazione e di azione salvifica di Dio in noi può trovare luce in un esempio tratto dall’ordine naturale.
Possiamo dire che Dio inclina l’uomo a compiere determinate azioni strutturandolo in una determinata maniera. Di qui ad esempio la necessità di dover mangiare.
Ma nell’esercizio concreto del mangiare l’uomo è libero nel senso che mangia ciò che vuole, di prepararselo come vuole, di mangiare quando vuole e con chi vuole.
Certo può far tutto questo perché la Causa prima lo precede, l’accompagna e lo soccorre.
L’uomo potrebbe rifiutare di mangiare oppure potrebbe nutrirsi di cose nocive. In questo caso va incontro alla morte da se stesso.
Alla morte non l’ha portato Dio, ma si è portato da se stesso con le proprie mani.

7. Così analogamente in ordine alla salvezza eterna: Dio ci prepara e ci proporziona ad essa offrendo la grazia e lasciandocela trafficare come noi vogliamo.
Ma noi non possiamo fare nulla di tutto questo senza essere preceduti, accompagnati e soccorsi dall’aiuto suo.

8. Sicché ci salviamo per grazia di Dio e perché liberamente vi cooperiamo soccorsi dalla grazia sua.
Ci danniamo solo se lo vogliamo, e cioè se rifiutiamo il soccorso.

9. Dire che Dio abbia chiuso o stabilito il numero dei predestinati è fuorviante. Dà l’impressione che non ci sia più nulla da fare.
È più preciso dire che conosce il numero dei predestinati.
E che pertanto in ordine alla nostra salvezza sono sempre vere le parole dell’Autore dell’Imitazione di Cristo: “Vivi come se tu fossi eletto e potrai vivere nella gioiosa speranza che sarai eletto anche alla fine” (I, 25).
Infatti “a chi fa quanto è in suo potere Dio non nega la grazia” (facienti quod in se est, Deus non denegat gratiam).

10. Ugualmente parlare di preferenza dà l’impressione di favoritismo.
In realtà queste persone non hanno impedito a Dio di amarle di più.
Ed è quanto Dio avrebbe desiderato fare con tutte.
Sicché, come si diceva all’inizio, tutti sono predestinati alla grazia, ma non tutti alla gloria.
Certo, non averlo impedito è frutto della grazia, ma della grazia liberamente accolta.

Con l’augurio di trovarci nel numero dei salvati, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo