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Quesito
Caro padre Angelo,
sto leggendo un discorso di Sant’Alfonso Maria de Liguori che riguarda il numero dei peccati, cioè Dio perdona ad ognuno un certo numero di peccati e poi interviene il castigo e non perdona più.
Questo discorso è approvato dalla Chiesa? Come si può conciliare con ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica che i peccati sono tutti perdonati dalla Chiesa senza alcun limite?
Il castigo può limitare la misericordia?
La saluto con affetto,
Anna
Risposta del sacerdote
Cara Anna,
1. i discorsi di Sant’Alfonso Maria dei Liguori vanno letti in riferimento agli ascoltatori che aveva dinanzi e alle circostanze in cui si trovava.
In poche parole, i suoi discorsi non sono un trattato di teologia all’interno del quale ogni termine va misurato.
Quando si parla a determinate persone e se ne vuole la conversione si preme su un concetto che possa aver presa nella mente e nel cuore degli ascoltatori.
2. Sant’Alfonso – considerata la zona di cui era vescovo – poteva avere dinanzi persone che facevano parte di associazioni malavitose.
E probabilmente voleva far passare questo pensiero: che non si può abusare della misericordia del Signore, che è umano sbagliare, ma che è diabolico perseverare fino alla fine.
In quest’ultimo caso può capitare che una persona si chiuda del tutto all’azione della grazia di Dio e renda così impossibile a se stessa la salvezza.
3. Sant’Alfonso sapeva benissimo che la misericordia di Dio è infinita ed è aperta ad ogni uomo che la invoca.
Ma poteva avere dinanzi persone che avevano bisogno di discorsi forti che urgevano la conversione perché non si chiudessero nel peccato e neutralizzassero per se stessi l’azione della misericordia divina.
4. Proprio l’altro ieri, giorno non cui mi hai scritto, nell’ufficio delle letture veniva riportato un passo molto bello della Lettera ai Corinzi di san Clemente I, papa, che è della fine del 1° secolo ed è stato il terzo successore di San Pietro.
Te lo riporto: “Teniamo fissi gli occhi sul sangue di Cristo, per comprendere quanto sia prezioso davanti a Dio suo Padre: fu versato per la nostra salvezza e portò al mondo intero la grazia della penitenza.
Passiamo in rassegna tutte le epoche del mondo e constateremo come in ogni generazione il Signore abbia concesso modo e tempo di pentirsi a tutti coloro che furono disposti a ritornare a lui.
Noè fu l’araldo della penitenza e coloro che lo ascoltarono furono salvi.
Giona predicò la rovina ai Niniviti e questi, espiando i loro peccati, placarono Dio con le preghiere e conseguirono la salvezza.
Eppure non appartenevano al popolo di Dio. Non mancarono mai ministri della grazia divina che, ispirati dallo Spirito Santo, predicassero la penitenza.
Lo stesso Signore di tutte le cose parlò della penitenza impegnandosi con giuramento: Com’è vero ch’io vivo — oracolo del Signore — non godo della morte del peccatore, ma piuttosto della sua penitenza.
Aggiunse ancora parole piene di bontà: Allontànati, o casa di Israele, dai tuoi peccati.
Dì ai figli del mio popolo: Anche se i vostri peccati dalla terra arrivassero a toccare il cielo, fossero più rossi dello scarlatto e più neri del silicio, basta che vi convertiate di tutto cuore e mi chiamate «Padre», ed io vi tratterò come un popolo santo ed esaudirò la vostra preghiera.
Volendo far godere i beni della conversione a quelli che ama, pose la sua volontà onnipotente a sigillo della sua parola”.
5. Potrei dire che Sant’Alfonso parlava a quella gente come Giona parlò a Ninive.
Se Giona fosse andato a Ninive per dire: la misericordia di Dio è infinita, nessuno si sarebbe mosso a conversione.
Ma per ordine di Dio disse: “Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta”. E cioè: se continuate così, è irrimediabile la fine.
Ebbene, tutti quella volta capirono. E dal re fino all’ultimo tutti fecero penitenza e si mossero a conversione.
Ti auguro una fruttuosa quaresima, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo