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Quesito
Caro Padre Angelo,
torno a porLe alcune considerazioni sul tema dell’omosessualità, al centro di un vivace dibattito e dell’attualità di questo periodo.
Sono gay, ho 34 anni, sono cattolico, di educazione cattolica e, Le soggiungo, di stampo ancora tradizionale. Sono un professionista e, da omosessuale, credo nel mio piccolo, col lavoro quotidiano, di contribuire al bene della società ed al suo miglioramento, esattamente come un normale "eterosessule" sposato.
Non Le chiedo, Padre, di ritornare ad esprimere l’attuale dottrina della Chiesa nello specifico della materia. La conosciamo tutti. Lei ne ha ampliamente e bene spiegato i contorni più volte.
Vorrei andare un poco oltre, poiché ho la certezza di non essere "malato", "depresso", "contronatura", così come ho la stessa certezza che il Creatore delle cose mi ha fatto così non per errore, non per condanna, ma per volontà.
Quando, Padre, la nostra amata Chiesa muterà l’esplicito atteggiamento di condanna che oggi brandisce come una spada su una comunità fatta da persone tra loro diversissime? Quando io ed il mio compagno, che viviamo da 10 anni una vita normale, morigerata nei costumi, una vita di aiuto reciproco e dono, potremo ritornare nelle Chiese, inginocchiati a ricevere il Sacramento assieme?
Io credo mai. Forse potranno farlo le generazioni di quelli come noi che verranno domani…
Non pretendo risposte incoraggianti, Padre Angelo, perchè il Magistero oggi è quello e basta. Ma i muri che parevano incancellabili si sono abbattuti con i movimenti piccoli dei singoli. Sono tanti quelli come me, ma sembriamo pochi perchè non ci vedete. Vedete solo, purtroppo, i "lustrini" degli omosessualisti per ideologia. La Chiesa stessa al suo interno ha tanti, dico tanti, consacrati che sono della mia stessa "natura". A che serve seguitare ad ostinarsi su una dottrina morale in materia sessuale che è frutto della interpretazione (e della traduzione letterale) delle Scritture? A chi giova tenere fuori dalla Chiesa una umanità che col tempo cresce sempre più di numero (gay, separati, divorziati ecc..)? I nemici della Chiesa sono altri: l’indifferentismo religioso, la società del consumismo, la parificazione di tutte le religioni mondiali verso una grande gnosi.
Che il futuro faccia riconoscere alla Chiesa Cattolica anche l’amore tra le persone dello stesso sesso, condannando – certo- la depravazione dei costumi (quelli etero come quelli omo). Le epoche passano. Nel 1950 era peccato grave mangiare la mortadella il Venerdì; oggidì si sorride pensando ad una simile mancanza… Nostro Signore è lo stesso da sempre, ma i precetti non frutto del Dogma di Fede ma dedotti dagli uomini, cambiano inesorabilmente. Nulla possiamo, Padre, contro questa evidenza. Nel 1800 la convivenza tra un uomo ed una donna non sposati, in un paesino, non era nemmeno concepibile. Oggi?
Oggi è peccato grave che due uomini si amino nel senso completo del termine.
Domani sarà, non dico normale, ma accettato come fatto nella sua semplicità, perchè si svelerà che non c’è peccato nell’amore vero. Se la nostra amata Chiesa non troverà la forma di interpretare questo mutamento anziché contrapporvisi, con dolore penso sia condannata ad una progressiva ininfluenza nella guida della società.
Con la tristezza che non vedrò quel domani che ho immaginato, mi scuso della lunghezza delle mie righe e Le assicuro una preghiera oltre che i sensi della mia gratitudine se vorrà rispondermi.
La riverisco.
L.
Risposta del sacerdote
Caro L.,
1. non sto riportare la dottrina della Chiesa, già riportata altre volte, come tu steso dici, e anche così chiara.
Mi permetto solo di fare alcune osservazioni a quanto hai scritto: non si tratta semplicemente della dottrina della Chiesa, ma della Legge di Dio.
Ora, come ben sai, la Legge di Dio non cambia.
Cielo e terra passeranno, ma la sua parola non passerà.
Inoltre, va detto anche che pure la dottrina della Chiesa – se si tratta di dottrina – non muta. Può progredire, ma sempre nel medesimo senso, non per ribaltamenti di posizioni.
Quello che la Chiesa insegna con l’assistenza dello Spirito Santo rimane vero non solo per qualche tempo o per qualche poca, ma per sempre.
2. Nella tua email ricorre spesso: l’amata Chiesa.
Certo, come espressione è bella.
Ma San Tommaso dice che gli amici hanno un medesimo sentire e un medesimo dissentire.
Mi piacerebbe che anche su questo punto della dottrina della Chiesa tu potessi chiamare la Chiesa “amata”, avendo il suo medesimo sentire.
3. Invece questo medesimo sentire non ce l’hai, anzi non lo ami e aspetti solo che venga cambiato.
Sei rassegnato a non vederlo cambiato finché vivi. Lo speri invece per i posteri!
Ma perché devi pensare così?
La dottrina della Chiesa non è frutto della mente umana.
È una puntualizzazione della Divina Rivelazione, puntualizzazione che viene fatta con l’assistenza dello Spirito Santo.
Sperare che la dottrina possa essere mutata è la stessa cosa che non aver chiari i principi del nostro stesso credere.
Dici di essere di un “cristiano tradizionale”.
Sarà.
Ma non forse lo sei solo nell’esteriorità della Chiesa.
La vera tradizione è quella che lega la nostra fede a quella degli apostoli e ci permette di dire: la mia fede è la stessa degli apostoli, quella che Cristo ha infuso in loro, la stessa fede che Gesù è venuto a portare in terra.
4. Non riporto la dottrina della Chiesa sulla pratica omosessuale (sottolineo la pratica).
Ma come non ricordare però che gli atti di omosessualità gridano verso il cielo?
Questo non è precetto della Chiesa, come l’astinenza del venerdì, ma è parola di Dio.
Che cosa dobbiamo dire di queste parole di Dio che troviamo nella lettera ai Romani: “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti, le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento. E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne” (Rm 1,26-28)?
È inutile sperare che la Chiesa possa cambiare la parola di Dio.
Non lo farà mai.
E anche se per assurdo volesse farlo, Dio non lo permetterebbe.
5. Dici poi che se la Chiesa non si adegua alla mentalità degli uomini, è destinata ad una progressiva ininfluenza nella società.
Ma non ti accorgi che una Chiesa che corresse dietro agli umori degli uomini e facesse proprio il loro sentire avrebbe già perso tutta la sua influenza?
Ma lascio perdere questo discorso, perché il compito primario della Chiesa è quello di condurre alla salvezza eterna gli uomini.
E per tale obiettivo è disposta anche al martirio.
6. Dici in maniera assertoria che Dio ti ha fatto così e che questa è la sua volontà.
Andiamo adagio.
Sta di fatto che la pratica omosessuale dalla Sacra Scrittura è chiaramente deplorata ed è considerata tra i peccati particolarmente gravi.
Sulla genesi dell’omosessualità bisogna dire come minimo che per ora non vi sono certezze.
Ma anche se qualcuno lo fosse per costituzione genetica, non possiamo dire che è volontà di Dio.
Analogamente, se uno nasce con malformazioni al cuore dobbiamo dire che è per volontà di Dio?
7. Mi preme invece dire un’ultima parola, che forse è la più grave e fatico a dirtela, ma devo dirla.
San Tommaso dice che il primo effetto della lussuria è “la cecità della mente”.
Lo dice e lo ripete.
Secondo me la difesa della pratica omosessuale è un segno di questa cecità.
Torna di nuovo quanto si legge nella lettera ai Romani: “Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata” (Rm 1,28).
Questo vuol dire che coloro che praticano l’omosessualità e compiono atti contro natura e se ne vantano, sono tra quelli che ormai non vedono più, non capiscono più, neanche le evidenze più elementari.
Un omosessuale che vive more uxorio con una persona del suo stesso sesso e che si dichiara cattolico praticante che cosa deve dire di quest’affermazione della Parola di Dio: “Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata” (Rm 1,28)?
E di quest’altra affermazione: “E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa” (Rm 1,32)?
Perché le commettono? Perché le approvano?
Torna di nuovo quanto abbiamo sentito sopra: “Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata” (Rm 1,28).
8. San Paolo ha avuto coraggio nel dire queste parole da parte di Dio.
Ma le ha dette e noi lo ringraziamo.
Così come ringraziamo il Signore di ognuna delle parole uscite dalla sua bocca.
Il Signore dunque ha parlato.
A me non resta che pregare Dio per coloro che si trovano in disaccordo con la sua parola e con la dottrina della Chiesa.
E prego perché si ravvedano e possano compiere un atto di umiltà dinanzi a Dio che parla.
Vorrei che nel giorno del giudizio non si sentano dire: “Hai parlato così perché ti sei lasciato trasportare nella tua mente dalla condotta disordinata”.
Lo faccio sinceramente come un fratello che ha dedicato tutta la sua vita anche per la loro salvezza.
Ti benedico e ti ricordo al Signore, ringraziandoti per la franchezza e la cortesia con cui hai espresso tutte le tue riserve.
Padre Angelo